Lunedì 22 febbraio alle ore 21.00, il violoncellista sarà protagonista di
un concerto, per la Stagione Concertistica di “Serate Musicali”, presso il
Conservatorio “G. Verdi”
(Copyright: Jean Baptiste Millot) |
Nel concerto di Milano, in programma lunedì 22 febbraio alle ore 21.00, presso il Conservatorio “G. Verdi”, Isserlis eseguirà musiche di Johann Sebastian Bach e György Kurtág, del quale il violoncellista celebra il 90° compleanno. A tal proposito, Steven Isserlis scrive:
Kurtág
György Kurtág è musica. È una cosa strana da dire forse, ma è
la verità. La musica si fa strada lentamente e irresistibilmente dal suo intimo
emergendo in superficie con una intensità straordinaria. Non ho mai incontrato
un musicista per il quale ciascuna nota contasse di più; ogni nota, sua o dei
grandi compositori che ama, rappresenta
per lui un mondo di significati e di profondità narrativa ed emozionale. Non
posso pensare a György Kurtág senza sua moglie Marta. Sono una coppia unica,
con la stessa intensa visione e la stessa passione per la musica di lui e la
sua comprensione. Sono stato così fortunato di assistere a un loro concerto a
Londra non molto tempo fa; alla fine György disse che sarebbe stato il loro
ultimo. È stato un momento letteralmente magico, l’atmosfera straordinaria era potenziata dall’effetto visivo: sedevano non guardando il
pubblico, suonando su un pianoforte
verticale sapientemente amplificato in
modo impercettibile dal figlio, György Kurtág jr. È uno dei concerti più
memorabili a cui abbia assistito, ogni brano racchiuso in un mondo incantato.
Conobbi György e Marta forse 25 anni fa a IMS Prussia
Cove in Cornovaglia [n.r. località in cui S. Isserlis organizza masterclasses],
dove sono tornati molte volte, e immediatamente sono diventati una parte
importante della mia vita tanto che il mio affetto per loro è andato aumentando
con gli anni. Ho studiato, eseguito, inciso numerose sue composizioni per
violoncello e György ha composto un brano molto speciale dopo la morte di mia
moglie Pauline. Non eseguirei mai un suo pezzo senza prima averlo studiato con
lui; così vado il più spesso possibile da lui per studiare insieme la sua
musica (oppure addirittura ci sentiamo per telefono!). Sono esperienze
sorprendenti; Kurtág è un compositore molto esigente, con una visione molto
decisa di come debba suonare ogni nota e usa una vasta gamma di immagini per
comunicarla. È esaltante! È
indescrivibile la soddisfazione di avvicinarsi il più possibile alla sua
visione per compiacerlo. Ogni volta esco da queste sessioni (ammesso che mi sono
avvicinato) volando. La loro lunghezza è leggendaria: devo aver passato 9 ore
con lui o, meglio con lui e Marta, perché spesso sono presenti entrambi, su 7
minuti di musica, ma ogni momento è essenziale e di solito finisce che io
vorrei continuare.
Naturalmente non sempre è facile: la sua intensità è tale
che non può capire come chiunque altro non la condivida. Mi ricordo una mattina in Cornovaglia, in cui, dopo essere
andato a letto troppo tardi la notte precedente ed essermi avviato barcollando
alla ricerca di un caffè di cui avevo assolutamente bisogno, incontrai György
fuori dalla sua stanza. «Steven, devi venire ad ascoltare Marta e altri che
stanno per suonare un Trio di Beethoven». Io replicai: «Ma non ho ancora bevuto
il caffè». Kurtág mi lanciò uno sguardo che bandì tutte le voglie di caffeina,
replicando: «Prima Beethoven, poi il caffè». E grazie alla bellezza di
Beethoven dopo poche battute dimenticai
le mie privazioni. Come sempre l’amicizia dei Kurtág ha ripagato
qualsiasi richiesta avessero fatto.
Questa settimana sto celebrando il novantesimo compleanno
di Kurtág (19 febbraio) suonando le sue opera intercalate con le Sei Suites
bachiane a Wigmore Hall (Londra) e in altre località. Perciò non posso essere a
Budapest per il concerto in suo onore, ma mando tutto il mio affetto, le
congratulazioni e i più fervidi auguri a
György e Marta per vivere ancora molti anni di salute, felicità e lavoro. E
soprattutto ancora grazie per tutto. Steven Isserlis
Concerto di lunedì 22
febbraio ore 21.00
Sala Verdi del Conservatorio “G. Verdi” di Milano
Via Conservatorio 12, Milano
Violoncellista Steven Isserlis
JOHANN SEBASTIAN BACH
(1685-1750)
Suite
per violoncello solo n. 3 in do maggiore BWV 1009
Preludio;
Allemanda; Corrente; Sarabanda; Bourré I; Bourré II; Giga
GYÖRGY KURTÁG (1926)
Souvenir
de Balatonboglár - (Saluto di compleanno per Judith Scherter)
In Memoriam Ferenc
Wilhelm
JOHANN SEBASTIAN BACH
Suite
per violoncello solo n. 2 in re minore BWV 1008
Preludio; Allemanda; Corrente;
Sarabanda; Minuetto I; Minuetto II; Giga
GYÖRGY KURTÁG
Árnyak
(Ombre)
In Memoriam Gyorgy Kroó
JOHANN SEBASTIAN
BACH
Suite
per violoncello solo n. 6 in re
maggiore BWV 1012
Preludio; Allemanda;
Corrente; Sarabanda; Gavotta I; Gavotta II; Giga
Biglietti:
Intero € 20,00 - Ridotto € 15,00
Presentando
questo volantino
potrai avere un biglietto a prezzo scontato: adulti € 10; bambini e ragazzi
fino a 25 anni € 5
Il
programma (tratto dal libretto di sala)
J. S. BACH Suites per
violoncello solo BWV 1007-1012
Per
uno di quei paradossi di cui solo la storia della musica conosce il segreto, la
raccolta bachiana è ancora avvolta parzialmente nel mistero. Di questo
grandioso edificio musicale non abbiamo, purtroppo, il manoscritto autografo;
ne sono pervenute due copie: una di Anna Magdalena Bach e l’altra di un ignoto
copista. Scritte a Köthen intorno al 1720, le sei Suites sono una serie di altrettanti movimenti di danza,
organizzati secondo uno schema ben rigoroso; a movimenti dove prevale la
polifonia si alternano movimenti in cui domina la linea melodica. In apertura
troviamo sempre un Preludio, eseguito in forma di toccata nello stile italiano,
in chiusura c’è sempre una Giga; i diversi movimenti di danza che si alternano
durante l’esecuzione sono: Allemanda: danza moderata in misura binaria, usata
nei paesi tedeschi durante le processioni.; Corrente: danza alquanto vivace,
ritmo ternario, nasce nel 1400 come danza popolare poi diventa danza di corte;
Sarabanda: danza di origini orientali; Minuetto: danza elegante della corte
francese come la Bourrée e la Gavotta, dal carattere festoso l’una e brioso
l’altra; Giga: danza vivace di origine irlandese o scozzese.
Suite n. 3 in do
maggiore BWV 1009
Si
basa su una tonalità, (il do maggiore) che quanto ai gradi fondamentali e alle
relazione dei suoni armonici, coincide con l’assetto delle corde vuote dello
strumento (do, sol, re, la). Il piano di questa terza Suite, prevede dunque, in
apertura, un superbo Preludio che si muove tra frammenti di scale, disegni
ostinati, arpeggi, e figurazioni di accordi spezzati; ma forse l’aspetto più
folgorante è proprio il senso di una cantabilità continua e lineare che passa
attraverso momenti di autentico ipnotismo, accentuati dalla linea – pedale del
basso. Procedimenti armonici, giochi su corde vuote (o doppie) e increspature
sonore sovrastano l’Allemanda, mentre un dinamismo molto pronunciato, fra
continui salti dell’arco e
un’ampia estensione dei registri, solca
la successiva Corrente. Il principio dello svuotamento di energia accumulatasi
nei primi tre episodi, trova poi un’applicazione naturale nel movimento di
Sarabanda, fitto di spigolature cromatiche. A seguire, i mutamenti di corde e
gli incisi di domanda/risposta, danno un profilo elegante e forse di sapiente
malizia alla Bourré I, cui fa seguito la seconda, più addolcita, per via del
passaggio al tono minore. Infine la Giga chiude la Suite in un vortice roteante
di gesti, pedali melodici e armonici, fasce timbriche ripetitive dal vago
sapore impressionista.
Suite n. 2 in re
minore BWW 1008
L’accentuazione
asimmetrica della frase, che cade sul tempo “debole” della battuta, una decisa
irregolarità filiforme e una conduzione graficamente smodata per salti
improvvisi da una tessitura all’altra segna indelebilmente la conduzione del
Prélude: un pezzo fermamente ancorato alla tonalità di re minore, con tutti i
relativi rimandi agli archetipi gregoriani (primo tono ecclesiastico) e tonali
(colorazione cupa e spettrale, carattere introverso). Discontinua, arrovellata
e piena di inquietudine appare anche l’Allemanda, con in più una viva
difficoltà di conduzione dell’arco, causata dalla fioritura di note doppie e da
un’articolazione molto elaborata. Movimenti arpeggianti e giochi dell’archetto
fra le corde vicine, imprimono ulteriore slancio e vivacità alla rapida
conduzione della Corrente, che plana in un’oasi di meditazione liturgica e di
introspezione psicologica nella dolcissima Sarabande, ben equilibrata fra
sezioni accordali e andamenti lineari. Il contrasto fra tonalità minore e
relativo maggiore, crea una tenue sfumatura di colore fra il Minuetto I e II, più
inclini a fare qualche concessione alla Galanterie di corte, mentre l’epilogo
della Giga si consuma con una regolare conduzione polifonica a due voci,
gravida di gestualità acrobatiche.
Suite n. 6 in re
maggiore BWV 1012
Un’ampia
estensione non solo rettilinea in senso formale, ma verticale come spazialità
del suono, contrassegna la struttura del Preludio, scavato su furiosi
ribattuti, figurazioni ossessive e alternanze in eco di piano e di forte.
L’Allemanda, più che la scansione consueta dell’incedere ritmico originario,
dispensa un ampio repertorio di fioriture e ripiegamenti affettuosi. Una decisa
accelerazione metrica nella seconda parte e nella coda dà ulteriore dinamismo
alla Corrente, che in controluce lascia trasparire finezze contrappuntistiche e
inversioni tematiche da manuale. La continuità si placa, come sempre,
nell’incedere lento della Sarabanda (strappate di accordi e note doppie ideali
per il violoncello a 5 corde), suggestivo per lo sviluppo accordale e le
sottigliezze armoniche. Le note doppie, arricchite su un piano armonico da
raffinatezze infinite (ritardi, lievi dissonanze, note di passaggio)
impreziosiscono la superficie lineare delle due Gavotte, entrambe in re
maggiore. Lasciando posto alla circolarità della Giga conclusiva fatta di
mirabili effetti d’eco, brillanti conduzioni ritmiche e un’accelerazione finale
che dà ulteriore slancio all’intera raccolta.
GYÖRGY KURTÁG - Testo di Steven Isserlis
Gyorgy Kurtág É
musica.
È una cosa strana da dire forse, ma è la verità. La musica si fa strada
lentamente e irresistibilmente dal suo intimo emergendo in superficie con una
intensità straordinaria. Non ho mai incontrato un musicista per il quale
ciascuna nota contasse di più; ogni nota, sua o dei grandi compositori che ama, rappresenta per lui un mondo di significati e
di profondità narrativa ed emozionale. Non posso pensare a György Kurtág senza
sua moglie Marta. Sono una coppia unica, con la stessa intensa visione e la
stessa passione per la musica di lui e la sua comprensione. Sono stato così
fortunato di assistere a un loro concerto a Londra non molto tempo fa; alla
fine György disse che sarebbe stato il loro ultimo. É stato un momento
letteralmente magico, l’atmosfera straordinaria era potenziata dall’effetto
visivo: sedevano non guardando il pubblico,
suonando su un pianoforte verticale smorzato, sapientemente amplificato
in modo impercettibile dal figlio, György Kurtág jr. É uno dei concerti più
memorabili a cui abbia assistito, ogni brano racchiuso in un mondo incantato.
Conobbi György e Marta forse 25 anni fa a IMS Prussia Cove in Cornovaglia (n.b.
località in cui S. Isserlis organizza masterclasses), dove sono tornati molte
volte, e immediatamente sono diventati una parte importante della mia vita tanto che
il mio affetto per loro è andato aumentando con gli anni. Ho studiato,
eseguito, inciso numerose sue composizioni per violoncello e György ha composto
un brano molto speciale dopo la morte di mia moglie Pauline. Non eseguirei mai
un suo pezzo senza prima averlo studiato con lui; così vado il più spesso
possibile da lui per studiare insieme la sua musica (oppure addirittura ci
sentiamo per telefono!). Sono esperienze sorprendenti; Kurtág è un compositore
molto esigente, con una visione molto decisa di come debba suonare ogni nota e
usa una vasta gamma di immagini per comunicarla. É esaltante! É indescrivibile
la soddisfazione di avvicinarsi il più possibile alla sua visione per
compiacerlo. Ogni volta esco da queste sessioni (ammesso che mi sono
avvicinato) volando. La loro lunghezza è leggendaria: devo aver passato 9 ore
con lui o, meglio con lui e Marta, perché spesso sono presenti entrambi, su 7
minuti di musica, ma ogni momento è essenziale e di solito finisce che io
vorrei continuare. Naturalmente non sempre è facile: la sua intensità è tale
che non può capire come chiunque altro non la condivida. Mi ricordo una mattina
nebbiosa in Cornovaglia, in cui, dopo essere andato a letto troppo tardi la
notte precedente ed essermi avviato barcollando alla ricerca di un caffè di cui
avevo assolutamente bisogno, incontrai György fuori dalla sua stanza. «Steven,
devi venire ad ascoltare Marta e altri che stanno per suonare un Trio di
Beethoven». Io replicai «Ma non ho ancora bevuto il caffè». Kurtág mi lanciò
uno sguardo che bandì tutte le voglie di caffeina, replicando: «Prima
Beethoven, poi il caffè». E grazie alla bellezza di Beethoven dopo poche
battute dimenticai le mie privazioni. Come sempre l’amicizia dei Kurtág ha
ripagato qualsiasi richiesta avessero fatto. Questa settimana sto celebrando il
novantesimo compleanno di Kurtág (19 febbraio) suonando le sue opere
intercalate con le Sei Suites
bachiane a Wigmore Hall (Londra) e in altre località. Perciò non posso essere a
Budapest per il concerto in suo onore, ma mando tutto il mio affetto, le
congratulazioni e i più fervidi auguri a
György e Marta per vivere ancora molti anni di salute, felicità e lavoro. E
soprattutto ancora grazie per tutto.
Souvenir de
Balatonboglár – (Saluto di compleanno per Judith Scherter)
Il
brano, scritto in occasione del cinquantottesimo compleanno della pittrice e
poetessa Judith Scherter (ecco perché l’apertura è in 5/8), appare calmo e
riflessivo, ispirato allo stile naive della pittura della dedicataria (alcuni
esempi sono stampati sulle copertine dei primi quattro volumi delle
composizioni Segni, Gare e Messaggi). L’unica tensione deriva dalla costante
oscillazione fra le terze in maggiore e minore, creando un’atmosfera
spiritosa.
In memoriam Ferenc
Wilhem
Questa
breve elegia, scritta per il padre violoncellista di un ex studente e stretto
collaboratore di Kurtag, Andras Wilhelm, dice molto con poche note. “In
memoriam” si apre con un semitono
discendente, una figura che nella musica di tutti i tempi e di tutte le
culture esprime il lamento e le lacrime.
Seguono tre sol minori, forse sospiri finali, che aprono uno sguardo verso l’altro mondo nella
frase umbratile (in pianissimo) che segue. Il brano termina con un ultimo
sospiro, un semitono finale discendente
che ci dice addio.
Árnyak
(Ombre) Gli ultimi due brani vagano
nella regione dello scarsamente udibile, essendo costituiti dal più semplice
materiale musicale esistente, per lo più scale discendenti: è musica ridotta
all’essenziale. In “Ombre” forme scure corrono velocemente, quasi senza
distinguersi dalla scura immobilità che le circonda; è come se altre ombre si
accovacciassero nella notte, nascondendosi nel silenzio. L’atmosfera riecheggia
l’apparizione del fantasma nell’Amleto shakespeariano: «Mi sconvolge di paura e
meraviglia» Si sentono frammenti di melodia: «Illusione, resta!»|«Se hai suono
o voce, parla!». Ma le ombre non rispondono:
«É qui - É qui! - É andato via!»
In memoriam Kroó
György
Scritto
in memoria dell’illustre musicologo ungherese Kroó György, il brano
praticamente trascende il suono. Le più semplici scale discendenti sembrano descrivere passi verso un altro
mondo, talvolta i passi vacillano, come se cercassero il cammino nell’oscurità.
La musica è quasi impersonale; solo i tre intervalli “alla zingaresca” esprimono
apertamente un senso di perdita. Il resto è un addio luminoso, l’ultimo sguardo
di uno che è entrato nel «mondo sconosciuto, da cui nessun viaggiatore
ritorna». (Testi di S. Isserlis)
Come
solista Steven Isserlis collabora con Berliner Philharmoniker, Philharmonia Orchestra, NHK
Symphony, Cleveland Orchestra, Mahler Chamber. Come camerista ha ideato
numerosi programmi per le maggiori rassegne concertistiche, tra cui Wigmore
Hall e 92nd St Y di New York, e per i Festival di Salisburgo e Verbier. Suoi partner: Hough, Mustonen, Schiff, Pletnev, Gerstein, Melnikov,
Várjon, Bell, Faust, Frank, Collins e T. Zimmermann. Nella stagione
2015/16 presenta le Suites di Bach a Wigmore Hall, concerti con Ian Bostridge,
Stephen Hough, Robert Levin e Richard Egarr; un concerto speciale con sir
Andras Schiff alla Beethovenhaus di Bonn suonato sul violoncello di Beethoven,
eseguito in pubblico l’ultima volta più di 50 anni fa; un tour europeo con
l’Academy of St. Martin-in-the-Fields e Bell; la prima mondiale della versione
per orchestra di Lieux retrouvés di Adès a Lucerna, con il compositore nella
veste di direttore. Isserlis nutre grande interesse per gli strumenti d’epoca
cosicchè si è esibito insieme alle più importanti orchestre di strumenti
originali e in recital con cembalo e fortepiano; con Levin, pianista dedito ai
pianoforti d’epoca, ha registrato l’Integrale di Beethoven e con Richard Egarr
ha presentato le Sonate per viola da gamba di J.S. Bach e le Sonate di Handel e
Scarlatti. È anche un fiero sostenitore della musica contemporanea e ha
collaborato con i più celebri compositori presentando nuove opere, tra le quali
The Protecting Veil di Tavener, Cello Concerto in One Movement di Rihm, Lieux
retrouvés di Adès, la Sonata per cello e mano sinistra di Hough, opere di
Mustonen e For Steven di Kurtág. Attraverso una discografia pluripremiata
Isserlis rivela la vastità del suo repertorio. La registrazione delle Suites di
Bach ha ricevuto i premi Instrumental Disc of the Year e Critic’s Choice della
rivista Gramophone. Oltre al disco con i Concerti di Prokofiev e di
Shostakovich con l’Orchestra della Radio di Francoforte e Järvi, ha inciso con
Várjon musiche di Schumann, le Sonate di Brahms con Hough, il Concerto di Dvorak
con la Mahler Chamber Orchestra e Harding, diversi dischi con Adès e Mustonen,
l’Integrale di Beethoven con Levin (nominato per il Deutsche Schallplatten
Preis). Tra le prossime registrazioni i Concerti di Elgar e Walton con la
Philharmonia Orchestra e Paavo Järvi. Scrivere e suonare per i bambini è
un’altra sua passione. I suoi libri sulla vita dei grandi compositori - Why
Beethoven Threw the Stew e Why Handel Waggled his Wig - sono stati pubblicati
da Faber & Faber e tradotti in molte lingue, tra cui l’italiano (ed.
Curci). Oltre alla registrazione di Children’s Cello con Hough, ha scritto tre
favole musicali insieme alla compositrice Anne Dudley, pubblicate da Universal
Edition. Insignito di un CBE nel 1998 in
riconoscimento dell’instancabile attività artistica, ha inoltre ricevuto il
Premio Schumann della Città di Zwickau ed è uno degli unici due violoncellisti
viventi incluso nella Gramophone’s Hall of Fame. Suona lo Stradivari “Marquis
de Corberon (Nelsova)” del 1726, su gentile concessione della Royal Academy of
Music. Le “Serate Musicali” si onorano di avere trovato affinità elettive con
un Artista già storico come Isserlis. Virtuoso dal volto umano, egli non ignora
e non disdegna alcun tipo di humor, per il nostro conforto, la nostra delizia, la
nostra consolazione. La sua “noblesse” lo fa essere più unico che raro. Il suo
“cantabile” è invidiato e non è forse riproducibile. I suoi viaggi e le sue
avventure nella storia ci accompagnano. Le sue “affinità elettive” (con Hough,
con Mustonen etc…) le abbiamo firmate e controfirmate. Il suo tentativo di
salvataggio di un altro artista grande e tutto sommato sfortunato (e
naturalmente contro corrente) come Daniel Shafran (ospite per una volta di
“Serate Musicali”) ci ha commosso e ci commuove.
Adriana Benignetti