Pagliacci
Dramma in un prologo e due atti
Musica e libretto
Ruggero Leoncavallo (Napoli, 1857 – Montecatini Terme, 1919)
Ruggero Leoncavallo (Napoli, 1857 – Montecatini Terme, 1919)
Prima
rappresentazione: Milano, Teatro Dal Verme, 21 maggio 1892, con la
direzione di Arturo Toscanini
Personaggi:
Nadda/Colombina (soprano)
Canio/il pagliaccio (tenore)
Tonio/Taddeo (baritono)
Beppe/Arlecchino (tenore)
Silvio (baritono)
Contadini e contadine
La trama (testo ©Teatro Lirico di Cagliari)
Calabria, presso Montalto, il giorno della festa di
Mezzagosto, fra il 1865 e il 1870.
Prologo
Il commediante Tonio rivolge al
pubblico una raccomandazione da parte dell’autore: anche se sulla scena si
vedranno le maschere tradizionali, i farri non sono frutto di fantasia, ma sono
ispirati al vero, come veri sono i cuori che battono sotto le gabbane degli
istrioni.
Atto I
Accolta festosamente da grandi e
piccini, su un carretto trainato da un somaro, arriva in paese una compagnia di
attori girovaghi. Di fronte al rudimentale teatrino allestito per l’occasione,
Tonio tenta di aiutare Nedda, moglie del capocomico Canio, a scendere, suscitando
la reazione del gelosissimo marito. Invitato a bere da un gruppo di contadini,
Canio si incammina con loro verso l’osteria, prontamente imitato dall’amico
Peppe, ma non da Tonio che, segretamente innamorato di Nedda, vuole restar solo
con lei. Chiacchierando con gli occasionali compagni, il capocomico tiene a
precisare che il teatro
e la vita non sono la stessa cosa: certo non reagirebbe all’infedeltà di sua
moglie con la stessa leggerezza con cui Pagliaccio, il suo personaggio,
accoglie il tradimento di Colombina. Nedda è impensierita dall’insolito
comportamento del marito, ma la luminosa giornata estiva la induce ad
abbondonare le preoccupazioni ed a perdersi languidamente nei sogni. Accorgendosi
di essere osservata da Tonio, lo invita a raggiungere gli altri all’osteria.
Quando il guitto le confessa il suo amore, la donna gli risponde con perfido sarcasmo
e lo respinge colpendolo sul viso con una frusta. Tonio si allontana risentito,
minacciando di fargliela pagare. Subito dopo Nedda è raggiunta da Silvio, altro
suo spasimante, che vorrebbe convincerla ad abbandonare il marito e la vita
vagabonda. La donna lo invita a pazientare: è innamorata di lui, ma ha paura
della reazione del marito. Tonio, tornato di soppiatto sui suoi passi, ascolta,
non visto, la conversazione tra i due amanti e, per vendicarsi, va a riferire
tutto a Canio. Il capocomico si precipita al teatrino; fa in tempo a sentire la
moglie dare appuntamento a qualcuno per la notte, ma non riesce a scoprire l’identità
del rivale che si è già dileguato alla vista. Per costringere Nedda a rivelare
il nome dell’uomo, Canio la minaccia con un pugnale. Peppe, sopraggiunto in
quell’istante, lo trattiene e lo disarma, invitandolo a calmarsi ed a
prepararsi per la rappresentazione che sta per incominciare. Convinto anche da
Tonio che gli promette di stare all’erta per scoprire l’amante di Nedda, Canio
cela la disperazione sotto il trucco da Pagliaccio.
Atto II
Il pubblico attende con eccitazione l’inizio
dello spettacolo; tra gli spettatori è presente anche Silvio. Nel corso della
commedia si vedono rispecchiate situazioni molto simili a quelle della vita “reale”.
Colombina (Nedda) è la moglie di Pagliaccio (Canio) e lo tradisce con
Arlecchino (Peppe), col quale progetta la fuga. Taddeo “lo
scemo” (Tonio) è innamorato, non corrisposto, di Colombina. Congedandosi da
Arlecchino, Colombina-Nedda pronuncia le stesse parole che Canio le ha sentito
dire al misterioso amante poco prima. La coincidenza scatena la furia dell’uomo
che riprende a inveire contro la moglie. Nedda cerca inutilmente di ricondurre il
marito nell’ambito della commedia; Peppe vorrebbe intervenire, ma è trattenuto
a viva forza dal vendicativo Tonio. Il pubblico, impressionato dalla veemenza
di Pagliaccio, non si rende conto che non si tratta più di finzione scenica,
finché l’uomo non afferra un coltello. Allarmato, Silvio sale sul palco sguainando
il suo pugnale, ma è troppo tardi. Nedda, colpita a morte, spira invocando il
nome dell’amante, rivelandone così l’identità al marito. Dopo aver ucciso anche
Silvio, Canio, come istupidito, lascia cadere il coltello annunciando la fine
della commedia.
Adriana Benignetti