©Teatro alla Scala |
La gazza ladra
Melodramma in due atti
Musica
Gioachino Rossini (Pesaro, 29 febbraio 1792 –
Passy, Parigi, 13 novembre 1868)
Libretto
Giovanni Gherardini (Milano, 27 maggio 1778 – Ivi, 8 gennaio 1861)
Prima
rappresentazione
Milano, Teatro alla Scala, 31 maggio 1817
Personaggi
Fabrizio Vingradito (basso)
Lucia (mezzosoprano)
Giannetto (tenore)
Ninetta (soprano)
Fernando Villabella (basso)
Gottardo, potestà (basso)
Pippo (contralto)
Isacco (tenore)
Antonio (tenore)
Giorgio (basso)
Ernesto (basso)
Il pretore (mimo)
Gregorio (mimo)
Contadini e contadine, famigli di Fabrizio
La trama (©Teatro
alla Scala: Carlo Toscani, dal programma di sala La
gazza ladra - 12 aprile 2017)
Atto I
Il ricco fittavolo
Fabrizio Vingradito e sua moglie Lucia preparano i festeggiamenti per
accogliere il figlio Giannetto di ritorno dalla guerra. Al loro servizio si
trova Ninetta, una ragazza povera, orfana di madre e figlia di un vecchio soldato
che si trova ancora in guerra. Nel cortile della fattoria è appesa una gabbia
in cui è rinchiusa una gazza. Fabrizio vorrebbe dare Ninetta in sposa al figlio
Giannetto, ma Lucia è contraria al fidanzamento dei due giovani e sospetta che
la ragazza sia colpevole della sparizione di una forchetta d’argento. Ninetta,
rientrando con un panierino di fragole, pensa all’amato Giannetto che tra poco
rivedrà. Intanto il merciaiuolo Isacco si annuncia elencando la sua mercanzia.
Accompagnato dai contadini festanti arriva Giannetto, che va incontro a Ninetta
e l’abbraccia felice. Al termine di un lieto brindisi, il padrone di casa
congeda i suoi ospiti. Ninetta rimane sola in casa; d’improvviso entra
Fernando, il militare suo padre, che cerca un luogo in cui nascondersi: è
fuggito dal carcere, dopo essere stato condannato a morte per un diverbio con
un suo superiore. Ninetta, commossa, lo cela alla vista non appena vede
arrivare il podestà. Questi conta di trovare la ragazza sola in casa e si
ripromette di approfittare di lei, ma scorge in casa Fernando, vestito da
mendicante, che finge di dormire. Ninetta cerca di far fuggire il padre;
questi, privo di denaro, le consegna una posata e la incarica di venderla,
portandogli poi il ricavato nel bosco. Una volta uscito, Fernando assiste dall’esterno
alle avances del podestà e rientra, invitandolo a rispettare l’innocenza
della ragazza. Il podestà, respinto da Ninetta, promette di vendicarsi. Nel
frattempo la gazza esce dalla sua gabbia, ruba una posata e se ne vola via. Arriva
Isacco e Ninetta gli vende la posata ricevuta dal padre. Rientrata in casa, Lucia
si accorge che dalle posate d’argento manca un cucchiaio. Il podestà, che nel
frattempo è ritornato per salutare Giannetto, le insinua il dubbio che qualcuno
di casa abbia commesso un furto; al che Ninetta scoppia a piangere, temendo di
essere accusata. Quando la ragazza trae di tasca un fazzoletto per asciugare le
lacrime, le cade a terra il denaro ricevuto da Isacco. Poiché Ninetta tace, non
potendo dare spiegazioni senza tradire il padre, viene convocato come testimone
Isacco. Le circostanze accusano la ragazza e subito il podestà ne approfitta
per formalizzare l’accusa. Ninetta viene condotta in carcere.
Atto II
Nel
vestibolo della prigione il carceriere Antonio, commosso dalla sorte di
Ninetta, la fa uscire un attimo dalla cella perché respiri; la ragazza gli
chiede di andare a chiamare il giovane contadino Pippo, al quale vorrebbe
affidare il denaro che non ha potuto consegnare al padre. Bussa alla porta del
carcere Giannetto, che Antonio lascia solo con Ninetta. La ragazza dichiara la
sua innocenza e il giovane la invita a ribattere all’accusa, rivelando
la provenienza della posata venduta a Isacco. Ma Ninetta non può farlo senza
tradire il padre. Rientrata in cella, Ninetta riceve la visita del podestà, che
tenta inutilmente di sedurla offrendole la salvezza. Al rifiuto della ragazza,
e al rullo dei tamburi che lo chiamano al tribunale, si allontana irritato.
Intanto Fernando, ignaro della sorte della figlia, si reca all’appuntamento nel
bosco, ma non vi trova nessuno. Chiede allora notizie a Lucia – che ha già
iniziato a pentirsi dell’accusa lanciata a Ninetta – e questa lo informa su
quanto è accaduto. Nella sala del tribunale il processo si conclude con la
condanna a morte di Ninetta. Mentre Giannetto interviene, accennando a un
segreto che Ninetta non vuole rivelare, compare Fernando, che offre la sua vita
in cambio di quella della figlia; ma il militare viene riconosciuto e arrestato
come disertore. Pippo, nel frattempo, ha portato nel luogo dell’appuntamento il
denaro per Fernando; mentre sta contando le monete rimaste, la gazza gliene
ruba una. Si mette allora a inseguirla insieme ad Antonio e scopre che l’uccello
ha nascosto nel campanile della chiesa la posata rubata. I due cercano allora,
suonando una campana, di fermare il corteo che sta portando Ninetta al
patibolo. La ragazza, di fronte alla prova della sua innocenza, viene liberata;
l’esultanza generale è accresciuta dalla notizia che il re ha concesso la
grazia a Fernando. Tra acclamazioni festose, Giannetto e Ninetta vengono uniti
in matrimonio.