Dal 19 agosto al 2 settembre, l’opera in quattro quadri di Giacomo Puccini, su
libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, sarà in scena al Teatro alla Scala
di Milano nel celebre allestimento di Franco Zeffirelli. Sul podio Gustavo
Dudamel; nel cast, tra gli altri, Vittorio Grigolo e Maria Agresta
Nato
nel 1963, il celebrato spettacolo di Franco Zeffirelli è uno degli allestimenti
più longevi della Scala del dopoguerra. Dirigeva allora Karajan, cantavano
Mirella Freni e Gianni Raimondi.
Poi Pavarotti, poi sul podio Kleiber. Con in
aggiunta queste recite estive, si porterà vicino alle 240 rappresentazioni, in
sede e in tournée. La Bohème più vista nel mondo si affaccia alla vetrina di
Expo tingendosi di Sudamerica, diretta da Gustavo Dudamel a capo dell’Orchestra
sinfonica e Coro Nacional Juvenil Simón Bolívar. Voci di prim’ordine, tra cui
Maria Agresta e Vittorio Grigolo, poi Ailyn Perez e Ramón Vargas, per
commuovere ancora una volta, con la povertà e la miseria in tutto, tranne che
nei sentimenti.
L’OPERA IN BREVE
di
Claudio Toscani
dal programma di sala
del Teatro alla Scala
Sono
trascorsi oltre centoquindici anni dalla sera in cui Arturo Toscanini, al
Teatro Regio di Torino, diresse la prima rappresentazione della Bohème.
Da quel 1° febbraio 1896, l’opera pucciniana continua ad attrarre il pubblico
dei teatri di tutto il mondo. Non è solo il fascino indefinibile delle sue
melodie ad assicurarne il persistente successo. Il tema portato sulle scene da
Puccini è di quelli che sanno parlare alle epoche e alle generazioni più
diverse: la storia dei bohémiens che affrontano fame e freddo con il
sorriso sulle labbra è una rappresentazione metaforica della giovinezza, la cui
allegria spensierata non è ancora stata spenta dalle asprezze della vita; lo
scontro tra le illusioni, i sogni, le speranze di gioventù e la dura realtà
dell’esistenza è un tema universale, nel quale chiunque può facilmente rispecchiarsi.
Puccini trasse la materia prima per l’opera dalle Scènes de la vie de bohème,
il romanzo incentrato sulla vita di giovani artisti nella Parigi del 1840, che
Henri Murger aveva pubblicato a puntate su Le Corsaire tra il 1845 e il
1848, ricavandone anche, con la collaborazione di Théodore Barrière, una pièce
teatrale di grande successo. Puccini aveva incaricato Luigi Illica e Giuseppe
Giacosa di realizzare, sotto la sua stretta sorveglianza, un libretto d’opera;
ma non era stato il solo ad avere l’idea. Prima di lui ci aveva pensato
Leoncavallo, che già s’era messo al lavoro per ricavare un’opera dallo stesso
soggetto (tanto che a un certo punto divenne inevitabile la polemica tra i due
compositori e tra le rispettive case editrici, Ricordi e Sonzogno). Fu comunque
Puccini a terminare per primo il lavoro e a farlo rappresentare, condannando in
breve tempo all’oblio la Bohème concorrente. Dal piano originale,
elaborato da Illica, Puccini eliminò la scena della festa nel cortile della
casa di rue Labruyère, nella quale Musetta avrebbe dovuto avere ampio spazio
(la scena che Leoncavallo, invece, aveva conservato: nella sua opera
costituisce il secondo atto). Ciò gli permise di ottenere quella perfetta
simmetria di proporzioni, quell’equilibrio che della Bohème sono la
cifra distintiva. Per la drammaturgia dell’opera, infatti, è fondamentale la
mescolanza tra le scene di vita spensierata e la tragedia; nel primo quadro,
alla scena dell’allegra e precaria vita bohémienne succede il lirismo
della scena amorosa, che si ribalta di nuovo nell’animata scena di folla del
secondo quadro. E ancora più evidente è il contrasto nel quarto quadro, dove
l’allegria simulata dei quattro amici si rovescia improvvisamente nel dramma
all’apparire di Musetta e Mimì. La perfetta maestria di Puccini nell’alternare
episodi leggeri e momenti tragici, del resto, è supportata da un libretto
magistrale, nel quale lo stile aulico (quasi sempre impiegato con un distacco
ironico) è mescolato a un lessico comune e familiare, e la versificazione
mostra estrema flessibilità e morbidezza. Ne risulta un’opera lontana sia dal
grande dramma romantico sia dalla tradizionale opera comica; l’effusione
sentimentale e l’elemento tragico sono bilanciati da episodi più leggeri, che
tengono lontani sia il sentimentalismo sdolcinato sia il pathos estremo. La
storia raccontata dalla Bohème non si sviluppa secondo un intrigo vero e
proprio. Gli amori di Rodolfo e Mimì sono il tenue filo che lega i quattro
quadri, un filo fragile come la felicità dei protagonisti, minata da miseria e
malattia. Per il resto, non vi si trovano che eventi molto comuni: quattro
giovani artisti che vivono alla giornata sognando la gloria e la fortuna, due
coppie che si formano e si separano, una giovane che muore di tubercolosi (per
effetto delle condizioni in cui vive la sua classe sociale, non in conseguenza
della trama). Anche l’incontro tra Rodolfo e Mimì scaturisce dalla più comune
delle situazioni – la vicina che chiede di riaccendere la candela spenta – e
tutto procede tra piccoli eventi della vita quotidiana e piccoli oggetti, come
la cuffietta di Mimì o la vecchia zimarra di Colline. La quotidianità, dunque,
è posta al centro dell’opera: è in queste situazioni, in ciò che esse hanno di
banale e di ordinario, che risiede la novità della drammaturgia della Bohème.
L’amore di Rodolfo non è la grande passione eroica dei tenori romantici; nel
suo lirismo vocale non si avvertono né la veemenza di Tosca né la
solennità di Turandot, bensì una morbidezza e una semplicità da tono
medio, un intimismo lontano dalle forzature del canto verista, accenti
appassionati ma non enfatici. I personaggi della Bohème non muoiono da
valorosi nell’impossibilità di realizzare un ideale assoluto: li avvertiamo
vicini a noi perché la loro felicità è effimera, fragile com’è e legata alle
piccole cose; da qui il senso profondo di nostalgia che si lega a un’opera
nella quale vediamo sogni e speranze di gioventù infrangersi contro la vita e
trasformarsi in rimpianto. La quotidianità di personaggi e situazioni ha un
corrispettivo nel linguaggio musicale impiegato da Puccini. La Bohème
predilige gli slittamenti morbidi tra i piani armonici, rifugge le rotture
violente, muove le melodie per gradi congiunti, è discreta negli interventi
strumentali. Il canto è attento alle inflessioni del parlato – anche nei
momenti in cui assume la periodicità e la quadratura melodica della tradizione
melodrammatica italiana – tanto da farsi sovente una sorta di “prosa” musicale
nella quale si mescolano, in una dose indefinibile, sentimentalismo, erotismo e
malinconia. Altrettanto indeterminati sono i numerosi motivi ricorrenti, che
creano o ricordano un’atmosfera più di quanto non definiscano un personaggio o
una situazione. Questi motivi assicurano l’omogeneità dell’insieme, permettendo
a Puccini di mantenere una sostanziale unità narrativa al di là
dell’articolazione per blocchi; ma sono privi di un significato preciso, né
vengono sviluppati o variati secondo la logica della costruzione sinfonica: il
loro impiego, dunque, risponde più a ragioni coloristiche e impressionistiche
che strutturali. Per la leggerezza di scrittura, poi, per il brio ritmico e per
la vivacità dei dialoghi, la Bohème guarda all’opera comica e
soprattutto alla grande lezione di Falstaff, del quale condivide lo
sguardo ironico e disincantato per certi temi della drammaturgia romantica e
dell’intera tradizione melodrammatica italiana.
Teatro
alla Scala, Milano
Stagione d’opera e balletto
2014~2015
Mercoledì 19
agosto 2015 ore 20 ~ prima rappresentazione
Sabato 22
agosto 2015 ore 20 ~ fuori abbonamento
Martedì 25
agosto 2015 ore 20 ~ ScalAperta
Mercoledì 26
agosto 2015 ore 20 ~ fuori abbonamento
Venerdì 28
agosto 2015 ore 20 ~ fuori abbonamento
Sabato 29
agosto 2015 ore 20 ~ fuori abbonamento
Lunedì 31
agosto 2015 ore 20 ~ ScalAperta
Mercoledì 2
settembre 2015 ore 20 ~ fuori abbonamento
LA BOHÈME
Opera
in quattro quadri
Musica
di GIACOMO PUCCINI
Libretto
di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
(Nuova
edizione riveduta sulle fonti originali a cura di Francesco Degrada; Edizioni
Universal Music Publishing Ricordi srl Milano)
Prima
rappresentazione: Teatro Regio di Torino, 1 febbraio 1896
Prima
rappresentazione al Teatro alla Scala: 15 marzo 1897
Allestimento
del Teatro alla Scala (1963)
ORQUESTA SINFÓNICA E
CORO NACIONAL JUVENIL SIMÓN BOLIVAR
Maestro
del Coro LOURDES SÁNCHEZ
Direttore GUSTAVO
DUDAMEL
Regia e scene FRANCO ZEFFIRELLI
Regia ripresa da MARCO GANDINI
Costumi PIERO TOSI
Ripresi da ALBERTO SPIAZZI
Rodolfo Vittorio
Grigolo (19, 22, 25, 28, 31 agosto)
Ramón Vargas
(26, 29 agosto; 2 sett.)
Mimì Maria Agresta (19, 22, 25, 28, 31
agosto)
Ailyn Pérez
(26, 29 agosto; 2 sett.)
Musetta Angel
Blue
Marcello Massimo
Cavalletti (19, 22, 25, 28, 31 agosto; 2 sett.); Gabriele Viviani
(26, 29 agosto)
Colline Carlo
Colombara
Schaunard Mattia
Olivieri
Benoît Davide Pelissero
Alcindoro Matteo
Peirone
Prezzi: da 230 a 14 euro
Prezzi ScalAperta: da 115 a 7 euro
Per informazioni: tel. 02 72 00 37 44, www.teatroallascala.org
(comunicato
stampa)
Per la trama de La bohème vai QUI