Domenica 6 aprile alle
ore 16.00, per “La Scala in Famiglia. Domenica alla Scala”, con l’arpista Luisa
Prandina. In programma musiche di: Cras, Carlo Galante (in prima assoluta),
Ravel e Debussy
Il
gruppo di musica da camera Entr’Acte nasce
nel 1984 su iniziativa della flautista Paola Fre. È formato principalmente da
strumentisti dell’Orchestra del Teatro alla Scala.
Guidato dalla curiosità e
dal gusto della scoperta, Entr’Acte, fin dalla sua creazione, sceglie di
esplorare alcuni territori musicali poco frequentati, costituendo dunque un
repertorio decisamente inconsueto, capace di coniugare piacere e conoscenza.
Elaborati secondo precisi fili conduttori, tutti i programmi si identificano
come percorsi d’ascolto tematici che portano al confronto tra stili e
linguaggi, alla riproposta di autori minori o dimenticati, alla presentazione
di strumenti rari quali l’arpa e il corno di bassetto.
Raffinate ricette
francesi (testo di Giulia Accornero)
Percorrendo
il programma di Entr’Acte, è facile
scorgervi un vero e proprio omaggio alla Francia del primo Novecento. Tra le
musiche dei grandi maestri francesi, la prima esecuzione assoluta di Trois paraphrases sur Don Quichotte di
Carlo Galante, che riporta l’ascoltatore a un ripensamento contemporaneo della
tradizione francese. Se Debussy scrisse La
Mer lontano dai lidi, affidandosi – come lui stesso dichiarò – al solo vago
ricordo, Jean Cras (1879-1932),
ufficiale di marina, fu invece costretto a comporre gran parte delle proprie
opere in mare aperto. Iniziò la scrittura del Quintetto nel 1922 mentre era a capo di un cacciatorpediniere.
Trattandosi di un’opera programmatica, le superstiti note di sala – compilate
dallo stesso autore – esercitano ancora un enorme fascino. Il primo movimento
vuole diffondere quel senso di “intossicazione” provocata dalle prime boccate
della pura aria di mare: la linea melodica, affidata ad archi e fiati, è
fluttuante, sostenuta dall’arpa ad accompagnamento. Il secondo movimento vibra invece
dell’“estasi di un animo europeo che si abbandona all’intensa poesia di una
sera Africana”, per cedere il passo, nel terzo movimento, all’esuberanza di
luci e suoni di una città araba, di cui si coglie l’anima nel secondo tema, di
gusto orientaleggiante. Il finale è il ritorno da questo immaginario viaggio
con “l’anima colma di memorie, liberata dalle piccolezze della vita”:
l’andamento vigoroso e trionfante mostra alcuni episodi dalle soluzioni
armoniche eccezionali cui s’interpola anche un breve motivo di sapore
sinico. Le Trois paraphrases sur Don Quichotte di Carlo Galante (1959) sono legate con un doppio file rouge a Maurice Ravel: il riferimento è da un lato
all’organico del noto Settimino del
maestro francese, dall’altro alle tre celebri Chanson de Don Quichotte. Proprio da queste ultime Galante ha
scelto ed enucleato una serie di brevi ma icastiche figure musicali, poi
ricomposte liberamente – come tessere di un puzzle
– fino a delineare un quadro completamente nuovo, pur mantenendo la costante
allusione all’originale. Sebbene distorte e caricate di spirito surreale,
riemergono nette le raveliane sonorità evocatrici di una Spagna arcana.
L’intento di questo lavoro, lungi dall’essere parodico, è quello di un genuino
atto d’amore nei confronti di Ravel e di Don Quichotte; come lo stesso Galante
afferma: “Entrambi rivivono attraverso la mia musica e la mia musica vive
grazie a loro”. Proprio in queste parole emerge come la memoria del leggendario
romanzo di Cervantes sia stata altrettanto fondamentale nell’atto compositivo,
confermando un rapporto con la
letteratura che nella produzione del compositore italiano “rimane sempre forte
e intenso”. Emblematica a tal proposito l’affermazione di Galante in una
recente intervista: “Mi piace pensare che la musica, sebbene non possa
raccontare una storia, abbia il potere di evocarla”. Il movente compositivo di Introduzione e Allegro di Maurice Ravel (1875-1937) può dirsi
alquanto originale: la commissione arriva da Albert Blondel, direttore della Maison Érard, nonché dedicatario
dell’opera, per promuovere un nuovo modello di arpa a pedali a doppia azione.
Quasi contemporaneamente Pleyel, costruttore concorrente, commissionò a Debussy
Danze sacre e profane per arpa e
quintetto d’archi per pubblicizzare l’arpa cromatica: la storia ci dice che a
vincere la sfida fu modello di Érard, costituendo il prototipo dell’arpa
moderna. Nonostante il titolo faccia presagire due movimenti, è da
interpretarsi senza soluzione di continuità tra l’Introduzione e una sorta di forma sonata che costituisce l’Allegro. Nella cura riposta per le parti
di arpa e fiati, che emergono come filigrane squisitamente lavorate sullo
sfondo degli archi, è possibile riconoscervi i frutti di uno studio ammirato
dei lavori di Debussy. A primeggiare nell’organico è comunque l’arpa, sia
all’inizio del secondo movimento, in cui ha il compito di amplificare il
materiale appena presentato, sia nella cadenza precedente la ricapitolazione.
Debussy (1862-1918) scrisse La plus que lente, “valse”
per pianoforte nel 1910, e solo successivamente fu trascritto per ensemble. Il titolo, alla lettera Walzer più che lento, non vuole essere
un’indicazione agogica ma l’esplicito riferimento al walzer lento, genere molto
in voga nella Parigi mondana dell’epoca. Per spiegarci la precisazione “più che
lento” dobbiamo fare riferimento alla penna arguta e tagliente dell’alter ego del compositore, Monsieur
Croche: come notò anche F. Howes, vi è nel titolo un’allusione a quel quid in più che, senza falsa umiltà,
Debussy sapeva di avere rispetto ai colleghi compositori. Se questi strizzavano
l’occhio al walzer lento per la sonorità e la forma evidentemente à la page alla ricerca di fama a breve
termine, Debussy riesce invece a plasmarlo fra mani artisticamente mature –
reduci dall’impresa del Premier Livre
dei Preludi per pianoforte – fino a
sublimare l’intento caricaturale in un ritratto della quintessenza della décadence.
Grandi
e piccoli, uniti dalla Scala. Per tutti gli spettacoli del programma La Scala in Famiglia, se hai tra i 6 e
i 18 anni e sei accompagnato da un adulto che acquista il biglietto, entri
gratis.A ogni appuntamento, in omaggio per tutti i bambini, una guida
all’ascolto pensata per loro. Le guide saranno anche scaricabili dal sito www.teatroallascala.org
Teatro alla Scala, Milano
Domenica
6 aprile 2014 ore 16.00
La Scala in Famiglia ~ Domenica alla
Scala
ENTR’ACTE
Andrea Pecolo, Estela Sheshi,
violini ~ Elena Faccani, viola
Jakob Ludwig, violoncello ~ Alessandro
Serra, contrabbasso
Paola Fre, flauto ~ Denis
Zanchetta, clarinetto
Andrea Carcano, pianoforte
LUISA PRANDINA, arpa
Jean Cras
Quintette
per arpa, flauto e trio d’archi
Carlo Galante
Trois paraphrases sur
Don Quichotte
per arpa, flauto, clarinetto e
quartetto d’archi
Prima assoluta
Maurice Ravel
Introduction et Allegro
per arpa, flauto, clarinetto e
quartetto d’archi
Claude Debussy
La plus que lente,
“valse”
per
quintetto d’archi, pianoforte, arpa, flauto e clarinetto
Prezzi: da 12 a 5 euro
Per informazioni: 02 72 00 37 44, www.teatroallascala.org
(comunicato
stampa)