martedì 15 novembre 2016

“Madama Butterfly” torna alla Scala a 112 anni dalla prima assoluta

A 112 anni dalla prima assoluta, il 7 dicembre Riccardo Chailly riporta al Piermarini la versione in due atti pensata da Puccini per la prima assoluta alla Scala. La regia è di Alvis Hermanis, protagonisti Maria José Siri, Brian Hymel e Carlos Álvarez. E nel quarantennale del rapporto con la RAI la Prima torna su Rai Uno

(Foto: Brescia e Amisano)

Il 7 dicembre Madama Butterfly torna nella sala del Piermarini con la direzione di Riccardo Chailly e la regia di Alvis Hermanis nella prima versione che Giacomo Puccini scrisse nel 1904 per il nostro Teatro. Una prima che sottolinea il legame tra la Scala e questo capolavoro inserendosi nel processo di costruzione di una consapevolezza storica e musicale sulle opere di Puccini che costituisce una delle linee culturali portanti della programmazione scaligera.


Madama Butterfly
«Ora mi sono convinto che l’opera deve essere in due atti […] Il dramma deve correre alla fine senza interruzioni, serrato, efficace, terribile. […] Sono certo di inchiodare il mio pubblico e di mandarlo via non scontento. E avremo allo stesso tempo un taglio nuovo di opera, bastante per tenere una serata». Con queste parole Giacomo Puccini perorava di fronte a un recalcitrante Giulio Ricordi il taglio innovatore della nascente Madama Butterfly, la “tragedia giapponese” che stava componendo a partire dall’omonima pièce di David Belasco che aveva visto a Londra nel 1900 e che era a sua volta tratta da un racconto dell’americano John Luther Long. La divisione in soli due atti rispondeva a un’esigenza di concentrazione drammatica che era evidentemente nello Zeitgeist del teatro musicale europeo: basti pensare agli atti unici di Strauss (Salome è del 1906, Elektra del 1909) che condividono con Butterfly la scabrosità dell’argomento e la drammatica morte in scena della protagonista.

Puccini l’ebbe vinta e l’opera andò in scena in due atti al Teatro alla Scala il 17 febbraio 1904 con la direzione di Cleofonte Campanini e Rosina Storchio come Cio-Cio San. La serata però fu più che contrastata: l’allestimento fu forse inadeguato ma di certo i nemici del compositore e del suo editore alimentarono le proteste che degenerarono in una bagarre (“un linciaggio” nelle parole di Puccini). La rivista “Musica e musicisti” edita da Ricordi osservò: “Lo spettacolo che si ha nella sala pare altrettanto ben organizzato quanto quello del palcoscenico, perché principiò esso pure precisamente col principiare dell’opera. Tanto che sembrava di assistere a una battaglia di tutta attualità come se i russi in serrati battaglioni d’oste nemica volessero dare l’assalto al palcoscenico per spazzar via tutti i giapponesi pucciniani”, dove il riferimento all’incipiente guerra russo-giapponese allude ai sostenitori della Siberia di Giordano, andata in scena nel dicembre 1903. I Ricordi si consultarono e fu Tito, il figlio di Giulio, a suggerire a Puccini di rinunciare alle scelte più controverse spezzando in due parti il second’atto, tagliando un buon migliaio di battute in gran parte dedicate a episodi di colore e umoristici, e regalando al tenore una romanza prima della conclusione. La nuova versione trionfò a Brescia il 28 maggio dello stesso anno, ma la storia dei ripensamenti del compositore era destinata a proseguire: Dieter Schickling documenta, oltre alle due partiture del 1904 relative alle edizioni italiane, due edizioni relative alle esecuzioni inglesi nel 1906, due edizioni relative al debutto parigino nel 1906 e 1907 prima della terza edizione italiana nel 1907, ma il quadro è ulteriormente complicato dal ritrovamento di alcune copie con variazioni di pugno del compositore. Di particolare importanza sono i rimaneggiamenti avvenuti in occasione della prima di Parigi nel 1907, dove Albert Carré, direttore dell’Opéra Comique e responsabile dell’allestimento, insistette per smorzare tanto i tratti antiamericani quanto l’irrisione dei costumi giapponesi.

Alla Scala Butterfly non tornò fino al 1925, dopo la morte del compositore, nella versione in tre atti con la direzione di Toscanini e i costumi di Caramba: la Scala si riallineava così ai grandi teatri internazionali che avevano riconosciuto in Butterfly un capolavoro. E tuttavia Puccini, proverbiale per innata insicurezza e maniacale perfezionismo, continuò a ripensare al suo dramma “serrato, efficace, terribile” e sedici anni dopo, nel 1920, sollecitò Ricordi a riproporre al Teatro Carcano di Milano una versione che ripristinava parte dei tagli. Di fatto, osserva Dieter Schickling, “Non si può determinare quale versione di Madama Butterfly il Puccini maturo reputasse corretta. Ogni singola recita in cui fu coinvolto fu per lui un esperimento, fino alla fine”.

La versione 1904 torna alla Scala
Dopo Turandot e La fanciulla del West, prosegue il percorso artistico-filologico che sta riportando tutte le opere di Puccini alle originali intenzioni dell’autore. Il prossimo 7 dicembre ascolteremo Madama Butterfly com’era prima che situazioni contingenti spingessero il musicista a modificarla e ad accettare varianti richieste dall’editore. Anche con La fanciulla del West si sono riaperti i tagli ed è stata ripristinata l’orchestrazione del primo manoscritto. È un lavoro complesso che Riccardo Chailly compie con Gabriele Dotto e i musicologi della Ricordi impegnati in questa attenta ricostruzione che deve tenere conto di molti fattori storici e ambientali.

Il lavoro su Puccini si inscrive in una tendenza della critica più aggiornata, non solo in campo musicale, a non limitarsi a esaminare la forma considerata “definitiva” dell’opera d’arte ma ad approfondirne la conoscenza valorizzandone versioni e varianti, con la consapevolezza che la scelta dell’edizione per la stampa è – ed era ancor più nel passato – soggetta a variabili contingenti. Non si tratta in nessun modo di identificare una versione “autentica” da proporre in antitesi a quella corrente, ma di offrire alla conoscenza del pubblico un’immagine a tutto tondo del lavoro di un artista. “Abbiamo imparato da tempo che non sempre l’edizione definitiva di un’opera è migliore dei tentativi che l’hanno preceduta. Ormai diffidenti verso le ‘magnifiche sorti e progressive’, abbiamo adottato una visione pluralistica: le diverse stesure di un’opera sono appunto interessanti nella loro diversità, espressioni di un percorso magari accidentato, di momenti molteplici della vita dell’autore, nella storia che sta vivendo”. Queste parole dell’italianista Lina Bolzoni non si riferiscono a Madama Butterfly ma all’edizione in due volumi della prima edizione del 1516 dell’Orlando Furioso, giustamente salutata come uno degli eventi principali delle celebrazioni dei 500 anni del poema ariostesco e destinata non a sostituirsi ma ad affiancarsi a quella del 1532. Questa “visione pluralistica” si afferma anche in campo musicologico e nel caso di Madama Butterfly è corroborata tanto dalle perduranti incertezze del compositore quanto dalla circostanza che la versione pensata da Puccini per la Scala non sia più stata ripresa in questo Teatro.

Direttore Principale del Teatro alla Scala dal gennaio 2015, Riccardo Chailly assume la carica di Direttore Musicale dal gennaio 2017. Il suo debutto alla Scala risale al 1968 con I Masnadieri di Verdi; in seguito ha diretto opere di Rossini, Verdi, Puccini, Prokof’ev e Bartók; con Aida ha inaugurato la Stagione 2006/2007 e con Giovanna d’Arco la Stagione 2015/2016. Il suo impegno con il Teatro milanese negli anni a venire si concentrerà sul repertorio italiano con la prosecuzione del ciclo di opere di Puccini iniziato nel maggio 2015 con Turandot, evento inaugurale di Expo e nel maggio 2016 con La fanciulla del West. In programma anche titoli di Verdi, Rossini e Donizetti, con un’attenzione particolare per le opere presentate alla Scala in prima assoluta: sarà il caso de La gazza ladra, che tornerà alla Scala dal 12 aprile con la regia di Gabriele Salvatores a 200 anni dalla prima. In questi mesi Chailly ha intensificato l’attività con l’orchestra scaligera creando con i musicisti un sodalizio artistico sempre più stretto: dopo aver invitato lo scorso agosto alcune prime parti a unirsi all’Orchestra del Festival di Lucerna, di cui ha assunto la guida succedendo a Claudio Abbado, ha guidato la Filarmonica in una serie di tournée che hanno toccato con successo diverse città europee tra cui Salisburgo, Vienna e Parigi, e Orchestra e Coro della Scala nel Requiem di Verdi a Mosca; Requiem replicato con eguale esito a Milano (anche per il 15° anniversario del disastro di Linate e per la Fondazione Candia). Il 20, 21 e 22 ottobre Riccardo Chailly ha aperto la Stagione Sinfonica del Teatro con un concerto dedicato a Brahms e Liszt. Nello stesso periodo riporta la Filarmonica in sala di registrazione.


Lo spettacolo
“Io non ho uno stile; cerco per ogni titolo di trovare uno stile appropriato”. Regista di prosa e d’opera, attore, drammaturgo, Alvis Hermanis è una delle personalità più sfaccettate e imprevedibili del teatro contemporaneo. Acclamato alla Scala per la cruda efficacia della sua resa de Die Soldaten di Zimmermann, ha radicalmente cambiato impostazione con la messa in scena tradizionale e pittorica de I due Foscari: ma i milanesi hanno potuto apprezzare un volto completamente diverso del suo lavoro assistendo a Black Milk, lo spettacolo di prosa sulla Lettonia rurale andato in scena al Teatro dell’Arte. Nel frattempo a Parigi faceva scalpore una versione avveniristica de La damnation de Faust in cui il protagonista era un esplicito riferimento a Stephen Jay Hawking. Inevitabile l’attesa per questo nuovo allestimento: una versione sicuramente fedele al testo, e ampiamente ispirata al teatro giapponese.

I protagonisti

Maria José Siri, grazie all’unione di sicurezza vocale e temperamento scenico, si è imposta tra le interpreti più apprezzate della scena internazionale. Al Teatro alla Scala è già stata Aida, e con i complessi scaligeri e il M° Chailly ha portato Messa da Requiem al Bol’šoj di Mosca lo scorso settembre (lo canterà di nuovo a gennaio a Berlino con Chailly e i Berliner Philharmoniker). Tra gli altri appuntamenti del 2016/2017, dopo il debutto in Norma a Macerata, ricordiamo Manon Lescaut al Teatro Regio di Torino, al Teatro San Carlo di Napoli e al Grand Théâtre di Ginevra, Tosca alla Semperoper di Dresda e alla Deutsche Oper di Berlino, Maddalena di Coigny in Andrea Chénier alla Deutsche Oper di Berlino e al Teatro dell’Opera di Roma.

Reduce dal successo al Metropolitan come Arnoldo nel Guillaume Tell nelle scorse settimane, Bryan Hymel è atteso nei prossimi mesi in Carmen all’Opéra di Parigi e in Don Carlo al Covent Garden di Londra. Hymel, nato a New Orleans nel 1979, è già stato Pinkerton tra l’altro al Metropolitan, alla Staatsoper di Vienna e da ultimo la scorsa estate a Orange. Il suo primo solo album, ‘Heroïque’, dedicato all’opera francese, è stato pubblicato da Warner nel 2015. Alla Scala è stato Don José nella Carmen diretta da Daniel Barenboim nel 2010.

Carlos Álvarez, è al suo secondo titolo inaugurale consecutivo. Nella Giovanna d’Arco di Verdi che ha aperto la scorsa stagione interpretava la parte di Giacomo (il 7 dicembre fu però sostituito a causa di un malore). Alla Scala esordisce nel 1996 con Riccardo Chailly cantando proprio la parte di Sharpless in Madama Butterfly; nel 1999 e nel 2006 torna come Don Giovanni diretto rispettivamente da Riccardo Muti e Gustavo Dudamel, mentre nel novembre 2016 è Conte ne Le nozze di Figaro dirette da Franz Welser-Möst.

Studi di pianoforte, debutto a Salisburgo nel 2010 con Riccardo Muti, Annalisa Stroppa è oggi regolarmente presente nelle stagioni dei maggiori teatri: la ricordiamo come Cherubino ne I due Figaro diretti da Muti a Salisburgo e Madrid e come Rosina ne Il barbiere di Siviglia a Roma, Berlino e Tel Avi., Recentemente ha debuttato all’Opéra di Parigi come Suzuki e alla Staatsoper di Vienna come Dorabella. Alla Scala è stata Emilia in Otello di Rossini e Maddalena in Rigoletto.

La Prima su Rai Uno
Il 7 dicembre 1976 le telecamere della RAI fecero entrare per la prima volta gli italiani alla Prima della Scala: in palcoscenico Otello di Verdi con la direzione di Carlos Kleiber, la regia di Franco Zeffirelli, le voci di Plácido Domingo e Mirella Freni. Da allora la RAI e il Teatro alla Scala hanno collaborato per far conoscere sempre meglio agli italiani lo straordinario patrimonio del melodramma. In occasione del 40° anniversario di questa collaborazione la Prima torna in diretta su Rai Uno. Come ogni anno la Rai curerà anche le dirette presso il Carcere di San Vittore, in diversi teatri italiani e nei cinema di tutto il mondo.  


La prima diffusa: Madama Butterfly in città
In occasione del Sant’Ambrogio 2016 torna il palinsesto di attività di preparazione della Prima scaligera promosso da Comune di Milano e Edison insieme al Teatro alla Scala. Il programma sarà come di consueto annunciato nel mese di novembre. 

Effetto Butterfly a Lugano
In preparazione della diretta di Madama Butterfly il 7 dicembre al Cinema Lux di Lugano il LAC e la rivista Cultweek in collaborazione con RSI – Radiotelevisione Svizzera e con il sostegno degli Amici della Scala di Lugano. Il calendario sarà comunicato successivamente.


(comunicato stampa)