Il
Verismo torna alla Scala con l’opera di Giordano che qui vide la luce con la
direzione di Toscanini nel 1924 e non viene ripresa da 90 anni. Sul podio Carlo
Rizzi, protagonisti Marco Berti, Kristin Lewis, Nicola Alaimo, Jessica Nuccio e
Leonardo Caimi. La regia di Mario Martone e le scene di Margherita Palli
trasportano la vicenda in una Little Italy densa di riferimenti cinematografici
Torna alla Scala dal 3 aprile al 7 maggio La
cena delle beffe di Umberto
Giordano su libretto di Sem Benelli. Dirige Carlo Rizzi, i quattro protagonisti sono Marco Berti come Giannetto Malespini, Kristin Lewis come Ginevra, Nicola
Alaimo e Leonardo Caimi come Neri
e Gabriello Chiaramantesi.
La regia di Mario
Martone colloca la vicenda all’epoca della composizione dell’opera
situandola nel contesto di un conflitto tra clan di gangster in una Little
Italy immaginata dalla scenografa Margherita
Palli e dalla costumista Ursula
Patzak come un fitto gioco di citazioni cinematografiche. La ripresa di
questo titolo si inserisce nel progetto di riportare alla Scala i titoli che vi
hanno visto la luce (come è stato per la verdiana Giovanna d’Arco diretta da Riccardo Chailly lo scorso 7 dicembre) e
nel processo di riscoperta del repertorio verista, che negli ultimi anni è
stato rappresentato alla Scala unicamente da Cavalleria Rusticana e Pagliacci,
sempre con la regìa di Mario Martone. Un’ora prima di ogni rappresentazione gli
spettatori potranno assistere nel Ridotto dei Palchi a una presentazione
dell’opera a cura del prof. Franco
Pulcini; ma nel palinsesto di incontri e proiezioni organizzati dal Teatro
intorno alla produzione spicca anche il film di Alessandro Blasetti (1942) che
verrà proiettato nella sala del Piermarini il 3 aprile alle ore 11.
La cena delle beffe
Dopo la prima assoluta diretta da Toscanini nel
1924 con Carmen Melis, Hipólito Lázaro, Benvenuto Franci, la regia di
Giovacchino Forzano, i meravigliosi bozzetti di Galileo Chini e i costumi di
Caramba, alla Scala si registra una sola ripresa, tra il dicembre 1925 e il
gennaio 1926, nel medesimo allestimento e ancora con Toscanini sul podio. Per
intendere la temperie culturale in cui l’opera s’inseriva basti ricordare che
nello stesso anno la Scala presentava la prima assoluta del Nerone di Boito, una nuova edizione del Tristan diretta da Toscanini con le
scene di Adolphe Appia e in prima milanese la Sakuntala di Alfano. A livello nazionale il ‘24 è l’anno
dell’omicidio Matteotti e dell’inizio del regime: epoca di cambiamento,
incertezza, violenza. Tra gli
allestimenti storici della Cena andrà
poi ricordato almeno quello del Metropolitan del 1926 con Beniamino Gigli e Titta
Ruffo; dopo decenni di oblìo il titolo è stato ripreso a Zurigo e Bologna con
la regia di Liliana Cavani nel 1999. La
cena delle beffe si inserisce a pieno titolo nel clima di sperimentazione
che nei primi decenni del ‘900 interrogava la forma tradizionale del genere
operistico assorbendo le suggestioni del teatro di prosa e del cinema. Di
questa ricerca era stato pioniere Puccini, che aveva saputo aggiornare la
drammaturgia melodrammatica in sintonia con le rinnovate esigenze del pubblico
e il mutato clima culturale. Giordano, dopo il successo di un titolo tutto
sommato tradizionale come Andrea Chénier
(1896, Teatro alla Scala) aveva intrapreso vie nuove con Fedora (1898 Teatro Lirico di Milano), in cui musica e teatro si
intrecciavano in forme inedite, e ancora in Siberia
(1903, Teatro alla Scala): come si vede, una storia culturale assai milanese, che
affondava le sue radici nelle ormai lontane suggestioni della Scapigliatura per
svilupparsi in un clima dannunziano. E proprio D’Annunzio era stato il nume
tutelare della Literaturoper (ovvero
dell’uso come libretto di un testo teatrale indipendente e compiuto) in Italia
con la Francesca da Rimini di
Zandonai (1914). La truce vicenda della Cena,
in cui l’ira di un principe sempre fuori scena si nutre dell’impotente rancore
della vittima di un bullismo goliardico e spietato per eliminare due signorotti
politicamente scomodi, si dipana però in un clima di dilagante sadomasochismo,
nevrosi e torbidi risvolti sessuali assai lontano dall’eroismo del Vate come
dalla retorica del regime nascente: qui i personaggi sono tutti negativi.
Il libretto è firmato da Sem Benelli che lo
trae dal suo omonimo poema drammatico del 1909, ispirato a due novelle della
raccolta Le cene del Lasca (Antonio
Francesco Grazzini, 1503-1574). Il testo teatrale aveva avuto un immediato
successo, tanto da essere ripreso l’anno successivo a Parigi con Sarah Bernhardt
protagonista en travesti nei panni di
Giannetto Malespini. Nel 1919 Edward Sheldon ne trae una versione in inglese – The Jest – che con John e Lionel
Barrymore totalizza 256 repliche al Plymouth di New York. Del 1942 è il classico
film di Alessandro Blasetti con Amedeo Nazzari, mentre tra le riprese teatrali
più recenti va ricordata almeno la versione di Carmelo Bene, andata in scena al
Teatro della Pergola di Firenze nel 1974 con lo stesso Bene e Gigi Proietti.
Lo
spettacolo
Fonte di ispirazione per la regìa di Mario
Martone è innanzitutto la musica: una partitura che a dispetto delle rare
allusioni rinascimentali si mostra ben calata nell’epoca in cui è stata
composta. Anche la regia resta dunque ancorata al 1924, trasponendo la vicenda
in un luogo di violenza, forti passioni, melodramma e lotte di clan: Little
Italy. Nella loro ricerca iconografica Martone e Margherita Palli sono partiti
dagli archivi fotografici della città di New York (negli anni ’20 l’enclave
italiana era ancora ad Harlem), proseguendo attraverso un percorso
cinematografico che include Il Padrino
(The Godfather, Francis Ford Coppola
1972), Goodfellas (Martin Scorsese,
1990), Era mio padre (Road to Perdition, Sam Mendes 2002), Gangs of New York (Scorsese, 2002) ma
anche La donna che visse due volte (Vertigo, Alfred Hitchcock 1958). Il
risultato scenografico è un edificio newyorchese di tre piani ricostruito nei
minimi dettagli: il ristorante a livello della strada, i corridoi, la sinistra
cantina sotterranea e al primo piano la stanza di Ginevra, mentre sui lati sono
visibili le scale antincendio. Una costruzione di acciaio e alluminio alta 9
metri e del peso di 26.000 kg per la quale sono stati utilizzati 5 m³ di legno
e 40 m³ di plexiglass per le vetrate, e che permetterà di cambiare scena a
vista senza mai interrompere il corso dello spettacolo, assecondando lo
svolgimento serrato, cinematografico della drammaturgia di Benelli e Giordano.
Gli
artisti
Per riportare al Piermarini La cena delle beffe la Scala ha chiamato
il M° Carlo Rizzi, uno dei direttori
più affermati nel mondo non solo nel repertorio italiano: nella scorsa stagione
Rizzi ha diretto alla Scala il dittico Cavalleria
rusticana / Pagliacci e Tosca.
Dopo il Nabucco diretto a gennaio e
febbraio a Chicago, i prossimi impegni lo porteranno alla Welsh National Opera
ancora per Cavalleria / Pagliacci e
per la prima assoluta di In Parenthesis,
di Iain Bell, che approderà al Covent Garden a giugno. Altri impegni per i
prossimi mesi includono il dittico Cavalleria
rusticana / Sancta Susanna all’Opéra di Parigi (con Mario Martone e Marco
Berti) e La bohème al Metropolitan. Protagonista
dei Pagliacci diretti l’anno scorso
dal M° Rizzi era Marco Berti, uno
dei pochi tenori capaci oggi di fronteggiare la spaventosa scrittura che
Giordano riserva a Giannetto. Tra i prossimi impegni dell’artista ricordiamo
almeno Il trovatore a Verona e nel
2017 al Liceu, Aida al Metropolitan e
la menzionata Cavalleria a Parigi. Neri
Chiaramantesi avrà la voce di Nicola Alaimo,
assai applaudito pochi mesi fa come Falstaff con Daniele Gatti, i cui prossimi
impegni includono I Puritani a
Barcellona, Il turco in Italia a
Pesaro e L’italiana in Algeri al
Metropolitan con Levine. Anche Ginevra sarà una voce nota al pubblico scaligero:
Kristin Lewis è stata Aida nella
scorsa stagione con Zubin Mehta. In questi mesi ha cantato ne La bohème a Monaco e ne La forza del destino a Vienna, mentre
nel prosieguo di stagione sarà ancora Aida
al San Carlo prima di tornare alla Scala in Porgy
and Bess. Debutta alla Scala il giovane soprano Jessica Nuccio, che nei prossimi mesi sarà Violetta alla Fenice e
quindi Desdemona in Otello allo
Sferisterio di Macerata, mentre il tenore Leonardo
Caimi, tra i cui impegni futuri spiccano Turandot a Lipsia e Madama
Butterfly alla Monnaie, è già stato ascoltato giovanissimo dai milanesi in
una piccola parte in 1984 di Lorin
Maazel. Figura unica nel panorama italiano dei nostri anni per la sua
versatilità di regista teatrale, cinematografico e d’opera, Mario Martone debutta alla Scala nel
2011 con il dittico Pagliacci /
Cavalleria rusticana. È un grande successo cui seguono Luisa Miller nel 2012 e Oberto
conte di San Bonifacio nel 2013. Con La
cene delle beffe Margherita Palli giunge alla sua undicesima scenografia
per la Scala. È particolarmente significativa la sua collaborazione con Luca
Ronconi, iniziata nel 1985 con Donnerstag
aus Licht di Stockhausen e proseguita con Oberon, Lodoïska, La damnation de Faust, Tosca, Ariadne auf Naxos, Il
trittico e Věc Makropulos, ma
vanno ricordati anche Samstag aus Licht
con Antonello Madau Diaz e La Vestale con Liliana Cavani per il 7
dicembre 1993. Margherita Palli è anche curatrice della mostra Luca Ronconi – Il laboratorio delle idee
con cui il Teatro alla Scala ricorda il grande regista a un anno dalla
scomparsa.
Gli
approfondimenti: incontri e proiezioni
Per il ritorno in scena de La cene delle beffe il Teatro alla Scala ha promosso una serie di
incontri e proiezioni sull’opera e gli autori dello spettacolo. Dopo l’incontro
di Mario Martone con Giuseppina Manin alla Fondazione Corriere il 18 marzo e la
presentazione di Giovanni Gavazzeni il 23 nell’ambito del ciclo Prima delle prime realizzato dal Teatro
in collaborazione con gli Amici della Scala, il programma comprende un’ora prima di ogni rappresentazione, un
incontro di approfondimento a cura del prof. Franco Pulcini nel Ridotto dei
Palchi, e il seguente calendario di appuntamenti.
Presso la Cineteca di
Milano – Spazio Oberdan di Via Vittorio Veneto 2 –, dall’11 aprile al 1 maggio, saranno esposti materiali iconografici
relativi a La cena delle beffe, dalla
prima scaligera del ‘24 all’attuale produzione.
Domenica 3 aprile alle ore 11 sarà proiettato alla Scala, nella
Sala del Piermarini, il film La cena
delle beffe di Alessandro Blasetti (1942: il cast comprende Amedeo Nazzari,
Osvaldo Valenti, Clara Calamai, Valentina Cortese e Memo Benassi) che riprende
letteralmente il poema drammatico di Benelli. La proiezione è realizzata in
collaborazione con CSC – Cineteca nazionale.
I biglietti gratuiti (massimo due per persona) possono
essere ritirati da martedì 29 marzo presso la biglietteria centrale del Teatro
alla Scala in Galleria del Sagrato in Piazza del Duomo (dalle 12 alle 18).
Giovedì 7 aprile alle 11.30 presso NABA – Nuova Accademia di
Belle Arti, via Carlo Darwin 20, Margherita Palli parla a studenti e pubblico
in un incontro dal titolo “La cena delle
beffe: costruire una scenografia” raccontando il lungo processo di
ideazione, progettazione e realizzazione della complessa scenografia che il
pubblico vedrà sul palcoscenico scaligero.
Ingresso libero fino a esaurimento posti. Per prenotazioni
[email protected]
La produzione de La cena delle beffe al Teatro alla Scala è realizzata con il
sostegno della Fondazione Milano per la Scala e della signora Aline
Foriel-Destezet.
Stagione d’opera e balletto 2015~2016
3, 6, 10, 20, 23, 28 aprile; 4 e 7 maggio 2016
domenica 3 aprile 2016 ore 20 ~ prima rappr. turno E
mercoledì 6 aprile 2016 ore 20 ~ turno A
domenica 10 aprile 2016 ore 15 ~ fuori abbonamento
mercoledì 20 aprile 2016 ore 20 ~ turno B
sabato 23 aprile 2016 ore 20 ~ ScalAperta
giovedì 28 aprile 2016 ore 20 ~ turno D
mercoledì 4 maggio 2016 ore 20 ~ turno C
sabato 7 maggio 2016 ore 20 ~ turno N
LA CENA DELLE BEFFE
Poema drammatico in quattro atti
musica di UMBERTO GIORDANO
su libretto di Sem Benelli
(Copyright e Edizione Casa Musicale Sonzogno di Piero
Ostali, Milano)
Prima rappresentazione: Teatro alla Scala, 20 dicembre 1924
(dir. Arturo Toscanini)
Nuova produzione Teatro
alla Scala
Direttore CARLO RIZZI
Regia MARIO MARTONE
Scene MARGHERITA PALLI
Costumi URSULA PATZAK
Luci PASQUALE MARI
Giannetto Malespini Marco Berti
Neri Chiaramantesi Nicola Alaimo
Gabriello Chiaramantesi Leonardo Caimi
Orchestra del Teatro alla Scala
Maestro del Coro BRUNO CASONI
Prezzi: da 210 a 13 euro
Prezzi recita
ScalAperta:
da 105 a 6,50 euro
Infotel 02 72 00 37 44
(Comunicato stampa)