Lunedì 15 febbraio
ore 21.00
Sala Verdi del
Conservatorio “G. Verdi” di Milano
Via Conservatorio 12,
Milano
Orchestra KREMERATA
BALTICA
Direttore e Solista GIDON
KREMER
Pianoforte
Juliana Avdeeva
R. SCHUMANN
Bilder aus Osten, op. 66 per orchestra d’archi (arr. Fr. Hermann)
F. MENDELSSOHN
Concerto per violino in re minore MWV O3
M. WEINBERG
Quintetto per pianoforte op. 18 (arr. per orchestra di G. Kremer/A. Pushkarev)
Biglietti: Intero € 35,00 - Ridotto € 30,00
Presentando
questo
volantino potrai
avere un biglietto a prezzo scontato: adulti € 10; bambini e ragazzi fino a 25
anni € 5 (fino a esaurimento dei posti disponibili)
Il concerto verrà preceduto da un
incontro con il «Museo del Violino di Cremona», alle ore
19.30 nel Foyer Alto del Conservatorio, in cui verrà presentato il
violino di Nicolò Amati “Lam ex
Collin 1669”, su cui Gidon Kremer suonerà alla fine del concerto.
Eccone la breve storia:
Eccone la breve storia:
Arcetri, 20 novembre 1637: Galileo Galilei chiede consigli a un suo discepolo, fra Fulgenzio Micanzio, per l’acquisto di un violino da donare a un nipote. La risposta, dopo aver sentito il parere di Claudio Monteverdi a Venezia, è chiara: gli strumenti da Cremona sono incomparabilmente gli migliori, anzi che portano il non plus ultra . In quell’anno in città è attivo un solo liutaio: Nicolò Amati.La sua è una figura particolarmente importante. Non solo realizza strumenti di eccellente qualità ma nella sua nella bottega, a partire dal 1640, si forma una nuova generazione di artigiani: se per alcuni, come Andrea Guarneri, è documentata la frequentazione della bottega e un rapporto personale molto profondo per altri, quali Francesco Rugeri e Antonio Stradivari, l’insegnamento è evidente nei tratti delle loro opere. Leggerezza, eleganza e perfette proporzioni caratterizzano l’aspetto generale del violino Lam ex Collin del 1669. Nel nome è riassunta la storia dello strumento, in passato probabilmente appartenuto al compositore francese François Collin de Blamont e oggi nella collezione di Eva e Arthur Lerner Lam. È esposto al Museo del Violino di Cremona nell’ambito del progetto Friends of Stradivari.
Seguirà proiezione di un cortometraggio sul Museo del violino.
Interverranno:
Virginia Villa, Direttore generale Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari
Fausto Cacciatori, Conservatore delle
collezioni del Museo del Violino
Paolo Bodini, Presidente di Frends
of Stradivari
Roberto Domenichino, Responsabile del
social network del Museo del Violino e
realizzatore del video.
Il programma (*tratto
dal libretto di sala)
ROBERT SCHUMANN - Bilder aus Osten op. 66 (trascr.
per orchestra d'archi di Fr. Hermann)
Bilder aus Osten op.
66,
ovvero Quadri dall’Oriente,
rappresentano un perfetto esempio di suggestione intellettuale e gioco di
rimandi tipici del compositore, frutto di raffinate sovrastrutture poetiche e
letterarie. Consistenti in una collana di sei brevi Improvvisi che vanno col
titolo a citare un’opera dell’orientalista tedesco Friedrich Ruckert (poeta che
fornì, tra l’altro, a Schumann il testo per deliziosi Lieder come Widmung e Zum Schluss), i Bilder si
basano su una ramificata costellazione di rapporti interni tra le tonalità (si bemolle minore, re bemolle maggiore, fa
minore), un aspetto che conferisce alla serie il senso di un ciclo
espressivamente compiuto. Delicate atmosfere poetiche sono suggerite dalla
scrittura musicale sin dal primo Improvviso Lebhaft
(Vivace) misterioso, con le prime
immagini che emergono sfumate, come annegate dentro a un mare di nebbia, poi
vivido, acceso e, nella parte centrale, narrativo e scorrevole nei suoi
cromatismi che s’intersecano e paiono mille, piccoli rivoti. Brevi immagini,
impressioni fuggevoli: tutto scorre fugacemente con il secondo, Nicht schnell und sehr gesangvoll zu spielen,
(non veloce e molto cantabile) una
melodia continua basata sulla plastica successione di spunti imitativi e Im Volkston, (in tono popolare) semplice e accordale, presto percorso da una
linea sinuosa e circolare sostenuta da un basso dalla cadenza ritmica regolare.
Nella Coda si intensificano i
contrasti con una spiccata enfatizzazione dal profilo dinamico-agogico, data
anche dell’esibita spinta massiva delle triadi. Nicht schnell è un delicato quadro narrativo, mentre spicca subito
dall’incipit il robusto tema di stampo improvvisativo e un po’ romantico del
quinto brano Lebhaft, costruito
secondo la classica architettura A-B-A, con la sezione centrale mossa e ariosa
e la ripresa del tema principale. L’ultimo della serie, indicato come Reuig, andächtig è - come suggerisce il
titolo “Pentito, devoto” - un quadro
di profonda spiritualità, con una sezione di mezzo in cui un canto di preghiera
si innalza pian piano, sino a divenire forte, intenso, prima della ripresa
della prima sezione. Nell’Epilogo,
dopo la sfavillante apertura, l’inattesa citazione del tema del quarto
Improvviso Nicht schnell, conclude
con un pacato sospiro l’intero ciclo.
FELIX MENDELSSOHN -
Concerto per violino e orchestra in re minore MWV O3
Il Concerto
in re minore venne alla luce soltanto nel 1952 quando Yehudi
Menuhin lo riscoprì e lo pubblicò per i tipi di Peters. Racconta lo stesso
Menuhin nella prefazione alla prima edizione: «La mia prima conoscenza di
questo meraviglioso concerto avvenne all'inizio della primavera del 1951 a
Londra. Il manoscritto mi venne offerto da un membro della famiglia
Mendelssohn, ora residente in Svizzera. Nel 1853 la vedova del compositore lo
diede al più grande amico di famiglia e miglior violinista del periodo,
Ferdinand David». Il Concerto venne scritto da Mendelssohn nel 1822 per
Eduard Rietz, amato maestro e amico del giovane Felix; quest'ultimo dovette
essere particolarmente affezionato a questa pagina se è vero, come è vero, che
presenta diverse analogie col più famoso «fratello maggiore» in mi
minore op. 64, come rileva puntigliosamente Menuhin nella prefazione
citata. Entrambi i Concerti sono in una tonalità minore scura e tumultuosa,
presentano cadenze soliste scritte nel secondo e nel terzo movimento e hanno in
comune anche un passaggio musicale, un lungo «solo» fatto da veloci note
nell'ultimo movimento del Concerto in re minore che ricorda
molto un passaggio analogo nell'Allegro molto vivace del Concerto
in mi minore, poco prima della ripresa tematica. Credo che, al di là delle
analogie, questo gioiello vada apprezzato per quello che è: una pagina fresca,
ricca di invenzioni tematiche e guizzi virtuosistici, con una concezione
armonica «schubertiana», fatta più di morbidi trapassi che di tensioni
attrattive. L'Allegro si apre con un primo tema perentorio ed energico
presentato in ottava da tutta l'orchestra; sono quattro battute (cinque veloci
note discendenti seguite da un arpeggio tonale ascendente) che non consentono
repliche e fissano tonalità e carattere del movimento. Il secondo tema, in fa
maggiore, riprende un motivo cromatico che già avevamo udito nelle prime
battute, ma subito viene spazzato via dal ritorno veemente del primo tema che
conclude l'esposizione orchestrale. L'ingresso del violino solista è da protagonista
assoluto: le rapide scale e le guizzanti agilità si sovrappongono alla voce
dell’orchestra che sommessamente ripete la testa del primo tema. Nel corso
della sua esposizione tematica il violino in realtà non tocca mai il tema
principale, appannaggio esclusivo dell'orchestra che lo fa circolare con
insistenza in diverse tonalità. Il solista ora preferisce «cantare», con un
nuovo motivo in re minore cui fa seguito una sorta di variazione del secondo
tema, in fa maggiore. Ma tutto il discorso musicale si svolge con una
leggerezza e una levità assolute: si ascolti ad esempio la coda
dell'esposizione, dominata dalle rapide e delicate figurazione del solista,
evidente ricordo della passione mozartiana di Mendelssohn. Lo sviluppo, aperto
come di norma dall'orchestra, è basato sulle prime cinque veloci note del tema
principale e si articola in cinque episodi; il secondo e il terzo sono dominati
dall'impeto virtuosistico del solista, in primo piano grazie a una cascata di
arpeggi, scalette e altre tipiche figurazioni violinistiche, mentre l'orchestra
incessantemente fa circolare la testa del tema principale in svariate tonalità.
La ripresa avviene col secondo tema, cui fa seguito l’episodio dal carattere
«mozartiano», già udito nell'esposizione. Un’ultima apparizione del terzo tema,
ora presentato dal solista con un canto dolce e struggente, precede la ripresa
conclusiva del tema principale e la folgorante coda orchestrale. L’Andante centrale
è un'oasi di intenso ma semplice lirismo: il tema principale, presentato
dall'orchestra nella tonalità di re maggiore con una scrittura calda e
compatta, è un Volkslied, un canto popolare; dopo una breve cadenza
del solista, Mendelssohn trascolora improvvisamente nella calda tonalità di si
bemolle e poi ancora di mi maggiore con un effetto di «colore» armonico
veramente suggestivo, di marca schubertiana. Il tema popolare ritorna
nell'episodio successivo nel quale solista e orchestra lo elaborano con
semplicità. Una successiva variazione precede la cadenza del solista e l’ultima
apparizione del tema popolare, sotto il quale «tambureggia» ora un pedale di
dominante. Le ultime note del solista nel registro acuto suonano come un
intenso e malinconico epilogo. Quasi senza soluzione di continuità (Attacca
subito, recita la partitura) si apre il travolgente Allegro conclusivo,
un rondò basato su un tema di aria russa dal piglio deciso esposto dal solista
e subito ripreso e variato dall'orchestra: qui c'è tutta l'energia musicale del
giovane Mendelssohn, fatta di funambolismi tecnici e ritmi serrati. Gli episodi
si susseguono con incedere incalzante quasi travolgendo l’ascoltatore: a una
sezione di marca decisamente virtuosistica segue una cadenza del solista e una
ripresa del tema principale. Un ultimo episodio di sviluppo precede la ripresa
del tema principale e la coda conclusiva.
MIECZYSLAW WEINBERG - Quintetto per pianoforte op. 18 (arr. per orch. di G. Kremer/A. Pushkarev)
Compositore
ebreo polacco nato a Varsavia nel 1919, Weinberg (noto anche come Moisei
Vaynberg) si trasferisce in Russia, a Minsk, nel 1939 per sfuggire all’avanzata
delle truppe tedesche. La sua famiglia non è altrettanto fortunate: i genitori
e la sorella restano bloccati nel ghetto di Lodz e trovano in seguito la morte
nel campo di sterminio di Trawniki. Sfollato a Tashkent durante l’invasione
tedesca dell’Unione Sovietica, Weinberg fa l’incontro più importante della sua
vita musicale con Shostakovich. I due compositori diventano amici e negli anni
successive vivranno addirittura a stretto condividendo spesso idée musicali e
ispirazione. Secondo molti critici è grazie al rapporto con Weinberg che
Shostakovich sviluppa una maggior attenzione all’utilizzo di temi musicali di
origine ebraica. Sostanzialmente ignorato dalla burocrazia musicale sovietica,
Weinberg passa indenne il giro di vite artistico del 1948, ma venne comunque
arrestato nel 1953 con l’accusa di «nazionalismo borghese semitico»: viene
salvato dall’improvvisa scomparsa di Stalin e dal periodo di aperture che ne
consegue. Dal punto di vista musicale Weinberg, durante il periodo sovietico, è
stato spesso accusato di essere un semplice epigono di Shostakovich privo di
reale personalità autonoma, ma un simile giudizio riduttivo non rende piena
giustizia a questo compositore dallo stile profondamente legato alle proprie
radici ebraiche. Il Quintetto fu scritto tra agosto e ottobre 1944, un periodò
di grande creatività e il culmine di molte esperienze fatte nel corso di anni.
Weinberg si era stabilito a Mosca da un anno e l’immediato successo dell’opera
dimostra come era riuscito a introdursi bene nella vita musicale della capitale
sovietica, dove l’occhio vigile delle autorità si era un po’ allentato, dato il
momento storico (la Seconda Guerra mondiale), che richiedeva attenzioni ben
maggiori. Dopo il 1945 infatti Weinberg fu invece oggetto di critiche e
attacchi, culminato nell’arresto, come già menzionato. Nonostante avesse già
dimostrato un alto grado di maturità in altre opere precedenti, è però solo in
questo Quintetto che Weinberg consegue uno stile proprio. La composizione è
strutturata in cinque movimenti, come il Quintetto con organico simile di
Shostakovich (op. 57, del 1940). Il carattere dominante è energico, ma serio,
nonostante un primo movimento giocoso e un quarto languido. Si potrebbe
argomentare che il carattere freddo dell’opera la rende meno accessibile della
analoga, famosa composizione di Shostakovich, benché Weinberg mostri un maggior
talento per la melodia. La scrittura è perfetta con toni che si ritroveranno
nella sua produzione posteriore, specialmente nel Trio per pianoforte
op.24. La prima esecuzione ebbe luogo a
Mosca il 18 marzo 1945 con Emil Gilels al pianoforte e il Quartetto d’archi del
Teatro Bolshoi; una delle incisioni più importanti è quella con l’autore al
pianoforte che accompagna il Quartetto Borodin.
KREMERATA BALTICA - Fondata nel 1997 da Kremer con
l’obiettivo di trasmettere la sua esperienza musicale a giovani artisti dei
Paesi baltici e allo stesso tempo di promuovere e ispirare nuova vita musicale
indipendente di quei Paesi. La Kremerata si propone di realizzare e proporre
un’attività musicale innovativa e intensa in varie formazioni e, grazie al
supporto degli sponsor e al patrocinio dei tre Paesi d’origine, è in grado di
tenere numerosi concerti ogni anno in Lituania, Lettonia ed Estonia. La
Kremerata tiene circa sessanta concerti l’anno e a molti di questi partecipa lo
stesso Kremer, oltre a essere invitata, essendo ormai conosciuta a livello
mondiale in tutta Europa (Festival di Dresda, Rheingau, Schleswig-Holstein,
Montpellier e Verbier, Festival della Primavera di Praga, a Salisburgo e ai BBC
Proms di Londra). La Kremerata Baltica tiene inoltre un suo proprio festival a
Sigulda, in Lettonia. In tournée è apparsa con Norman, Maisenberg, Geringas,
Pergamenschikow, Grindenko, Rattle, Eschenbach, Nagano, Sondeckis, Boreyko e
Ashkenazy. Dagli incontri musicali in occasione dei concerti a Lockenhaus sono
scaturiti importanti progetti in collaborazione con Anderszewski, Kissin e
H. Schiff che hanno dato grande impulso alla crescita del Gruppo. L’Orchestra è
molto impegnata sul fronte della musica contemporanea, accanto a prime
esecuzioni o a commissioni richieste a Pärt, Kancheli, Vasks, Desyatnikov e
Raskatov, esegue opere di Schnittke, Gubaidulina, Enesco e Piazzolla… Ha
registrato musiche di Piazzolla, le "Otto Stagioni", che contiene le
Stagioni di Vivaldi e di Piazzolla e "Tracing Astor", omaggio al
compositore argentino. Hanno fatto seguito: "Silencio", accostamento
di opere di Pärt, Glass e Martynow; "After Mozart", retrospettiva del
compositore considerato dal punto di vista del ventunesimo secolo. Alcune delle
più recenti registrazioni: “De profundis”,
"Hymns and Prayers" e "The Art of Instrumentation: Homage to
Glenn Gould" (pubblicato nel 2012 per l’ottantesimo compleanno di
Gould) e “Mieczysław Weinberg”
(2014,– nomination ai Grammy nel 2015). Nel 2015 è stato pubblicato il CD “New Seasons”, con il Concerto per
violino n. 2 “The American Four Seasons” di Glass e altre opere di Pärt,
Kancheli e Umebayashi. Alcune delle più memorabili esibizioni dell’ensemble
negli ultimi anni includono la partecipazione al concerto per i diritti umani
"To Russia With Love" tenuto nel 2013 alla Philharmonie di Berlino,
insieme ad Argerich, Barenboim, Altstaedt, Buniatishvili etc. La Kremerata è
anche parte di vari progetti: “All About
Gidon”, spettacolo in forma semi-scenica con musiche che spaziano da Haydn
a Piazzolla, dove Kremer riflette sulla sua carriera; le esibizioni insieme al
mimo Slava Polunin con i suoi clown e “Masks
and Faces” del 2015 con il pittore e filosofo russo Maxim Kantor. La
Kremerata è stata innumerevoli volte ospite di Serate Musicali.
GIDON KREMER - Ha iniziato la stagione 2015/16 con
la SNOW SYMPHONY, risultato della sua collaborazione con Slava Polunin, ognuno
con i rispettivi artisti - Kremerata Baltica e clown - unendo gli spiriti di
due forme artistiche grazie all’interazione dell’orchestra nel mondo astratto
dello SNOWSHOW di Slava. Lo spettacolo è stato presentato a Monthey, in
Svizzera e Heerlen. Nel settembre Kremer si è esibito nel Concerto n. 1 di
Philipp Glass con la Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz a Neustadt e Ludwigshafen.
La successiva esibizione con la Filarmonica di Stato di Sverdlovsk,
Ekaterinburg con Andrey Boreyko, è stata dedicata a Leonid Desyatnikov per i
festeggiamenti del suo sessantesimo compleanno. Nella stagione in corso:
tournée in Asia con Kremerata Baltica, concerti in Corea del Sud, Cina, Taiwan
e Giappone; numerosi i programmi previsti, alcuni basati sulla registrazione
“New Seasons”, o sul progetto “Masks and Faces” in collaborazione con il
pittore Maxim Kantor (presentato nel 2015 per Serate Musicali). In questo mese
Kremer si esibirà con il pianista Daniil Trifonov a Colonia e a Londra; in
seguito terrà una tournée con la pianista Yulianna Avdeeva e la Kremerata
Baltica in Austria e Italia. In occasione di un tour europeo della Russian National
Orchestra, con Alexander Sladkovsky e il pianista Mikhail Pletnev, Kremer
eseguirà il Concerto per violino op.129 e la Sonata op.54 di Schumann. La fine
della stagione vedrà il Concorso Internazionale di Musica di Sendai, in
Giappone, dove Kremer sarà membro di giuria. Al Concorso seguiranno concerti a
Hyogo e Tokyo con Martha Argerich. Nato a Riga, in Lettonia, ha iniziato gli
studi a quattro anni con il padre e il nonno, entrambi musicisti. A sette anni
è entrato alla Scuola di Musica di Riga; ha vinto il suo primo premio a sedici
anni in un Concorso nazionale promosso dalla Repubblica Lettone e due anni dopo
ha iniziato a studiare con David Oistrakh al Conservatorio di Mosca. Ha vinto
il ‘Queen Elisabeth’ nel 1967 e il primo premio ai Concorsi Internazionali
‘Paganini’ e ‘Ciaikovski’. Questi successi hanno dato inizio alla sua carriera,
durante la quale si è affermato a livello internazionale come uno dei più
originali e ambiziosi artisti della sua generazione. Si è esibito sui
palcoscenici più importanti del mondo, con le più grandi orchestre d’Europa e
d’America e ha collaborato con i più famosi direttori d’orchestra
contemporanei. Il suo repertorio è abbraccia opere per violino classiche e
romantiche così come la musica dei compositori del XX e del XXI secolo quali
Henze, Berg e Stockhausen. Si è inoltre impegnato nella valorizzazione delle
opere di compositori viventi russi e dell’Est europeo, eseguendo molti nuovi
brani, tanti dei quali a lui stesso dedicati. Kremer ha collaborato con
numerosi compositori tra cui Schnittke, Pärt, Kancheli, Gubaidulina,
Silvestrov, Nono, Reimann, Vasks, Adams, Kissine, Nyman, Glass, Desyatnikov e
Piazzolla, portando la loro musica al pubblico, nel rispetto della tradizione
ma rimanendo contemporaneo. La sua discografia annovera più di centoventi
registrazioni, molte delle quali gli sono valse numerosi riconoscimenti e premi
internazionali, tra i quali: il ‘Grand prix du Disque’, il ‘Deutscher
Schallplattenpreis’, l’‘Ernst-von-Siemens Musikpreis’, il ‘Bundesverdienstkreuz’,
il ‘Premio dell’Accademia Musicale Chigiana’, il ‘Triumph Prize 2000’ (Mosca),
il ‘Premio Unesco’ nel 2001, il ‘Saeculum-Glashütte Original-Musikfestspiel
Preis’ (Dresda) nel 2007 e il ‘Rolf-Schock Prize’ (Stoccolma) nel 2008. Nel
2010 gli è stato inoltre conferito il ‘Premio alla Carriera’ dal Festival
Musicale di Istanbul e, nel 2011, ha ricevuto il ‘Premio una vita nella musica
– Artur Rubinstein’ (Venezia), che da molti è considerato l’equivalente del
Premio Nobel in campo musicale. Kremer suona un violino Nicola Amati del 1641.
È anche autore di quattro libri l’ultimo dei quali si intitola Letter to a
young pianist, 2013 tradotti in diverse lingue e in cui si riflettono il suo
impegno e le sue conoscenze in campo artistico. È ospite di “Serate Musicali”
dal 1978.
YULIANNA
AVDEEVA - Ha iniziato gli studi del pianoforte all’età di
cinque anni con Elena Ivanova alla ‘Scuola Speciale di Musica Gnessin’ di
Mosca, per poi proseguire con Konstantin Scherbakov e Vladimir Tropp. Alla International Piano Academy Lake Como ha
assistito alle lezioni di William Grant Naboré, Dmitri Bashkirov e Fou
Ts’ong, Vincitrice del primo premio al
Concorso Chopin nel 2010, ha vinto il ‘Concorso Pianistico Europeo’ di Brema
nel 2003, il Concours de Genève nel
2006 e il ‘Concorso Arthur Rubinstein’ in Polonia. Nell’autunno 2014 ha tenuto
un tour del Giappone con l’Orchestra Sinfonica NHK e alla Filarmonica di Osaka,
seguito dal Toshiba Grand Concert Tour
con l’Orchestre National du Capitole de
Toulouse diretta da Tugan Sokhiev. È inoltre apparsa con: Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin e
Janowski, Royal Stockholm Philharmonic
Orchestra e Manfred Honeck,
Sinfonica di Bournemouth e Kirill Karabits. Impegni recenti con la
Sinfonica della Radio Finlandese, London
Philharmonic e Sinfonica di Pittsburgh, Orchestra della
Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ha inoltre tenuto un tour di
Spagna e Italia con la Caikovsky Symphony
Orchestra della Radio di Mosca e Vladimir Fedoseyev e un tour degli USA con
la Filarmonica di Varsavia diretta da Antoni Wit. Nota anche per le sue
esecuzioni su strumenti d’epoca, in seguito all’interpretazione dei Concerti
per pianoforte di Chopin su un pianoforte Erard al Festival ‘Chopin and his
Europe’ sia con l’Orchestra of the Age of
Enlightenment sia con l’Orchestra of
the Eighteenth Century, con la quale ha anche pubblicato la registrazione
di questi Concerti per l’etichetta ‘Fryderyk Chopin Institute’, ricevendo
enorme successo di critica. La sua collaborazione di lunga data con l’Institute
le ha portato un grandissimo seguito in Polonia. L’incisione più recente di
Yulianna Avdeeva, con brani di Chopin, Schubert e Prokofiev è stata pubblicata
nell’agosto 2014. In recital si è esibita all’International Piano Series di Londra, al Festival Musicale di
Rheingau, al Palau de la Música Catalana
di Barcellona, alla Liederhalle di
Stoccarda, alla Philharmonie di
Essen, alla Salle Gaveau di Parigi,
allo Schwetzinger Festspiele ed al
Festival di La Roque d'Anthéron. Molto attiva anche nella musica da camera, ha
collaborato con membri dei Berliner
Philharmoniker e dell’Academy of St
Martin in the Fields, al Muziekgebouw
Frits Philips di Eindhoven nel 2012. Nella stagione 2014/15 ha tenuto un importante tour di recital con Julia
Fischer esibendosi, tra l'altro, al Théâtre des Champs-Elysées
di Parigi, al Grand Théâtre de Provence,
all’Auditorium di Lione, al Festival Menuhin di Gstaad, al Festival Musicale di
Bratislava.
A.B.