Gli stivaletti
Opera
comico-fantastica in quattro atti e sette quadri
Musica
Pëtr Il’ič
Čajkovskij (Kamsko-Votkinsk, 7 maggio 1840 – San
Pietroburgo, 6 novembre 1893)
Libretto
Jakov Petrovič
Polonskij (Rjazan, 18 dicembre 1819 – San Pietroburgo, 30 ottobre 1898), da La notte di Natale di Nikolaij Vasil'evič
Gogol’ (Bol'šie Soročincy, 20 marzo 1809 – Mosca, 21 febbraio 1852)
Prima
rappresentazione
Mosca,
Teatro Bol’šoj, 31 gennaio 1887
Personaggi
Vakula
(tenore)
Solocha
(mezzosoprano)
Cert
(baritono)
Cub
(basso)
Oksana
(soprano)
Panas
(tenore)
Golova
(basso)
Il
maestro di scuola (tenore)
Il
principe Chiarissimo (basso)
Il
cerimoniere (basso)
Il
ciambellano (tenore)
Il
vecchio cosacco (basso)
Il
dio silvano (baritono)
Contadini,
diavoletti, cosacchi, cortigiani
La trama (testo per
gentile concessione ©Teatro Lirico di Cagliari)
L’azione si
svolge nel villaggio di Dikan’ka in Ucraina e a Pietroburgo alla fine del XVIII
secolo.
Atto I
Una strada nel
villaggio di Dikan’ka
Solocha,
donna piacente che vorrebbe apparire più giovane della sua vera età, confessa
alla luna il desiderio di divertirsi e trascorrere una spensierata notte di
Natale. Gli abitanti di Dikan’ka non la considerano una persona comune: per
tutti è una strega, capace di magìe e sortilegi. Bes tiene d’occhio Solocha e
la corteggia: vuole vendicarsi di suo figlio il fabbro Vakula, che in chiesa ha
osato dipingerlo in modo così buffo da suscitare l’ilarità degli altri diavoli
dell’inferno. La notte di Natale Vakula raggiungerà la fidanzata Oksana ,
mentre il padre della ragazza, il cosacco Čub, è stato invitato dal diacono del
villaggio. Bes architetta dunque il suo piano: rapire la luna e scatenare una
tempesta di neve, in modo che Čub sia costretto a tornare a casa. Penserà il
vecchio a tener lontano dalla sua bella figlia l’irriverente Vakula, che avrà
così una dura punizione per ciò che ha fatto. Nella notte buia soffiano i venti
gelidi e una terribile bufera di neve si scatena. Čub e l’amico Panas che lo
accompagna sono costretti a rifugiarsi in una taverna. Quando la tempesta si
attenua, il vecchio riprende la strada di casa, ormai ubriaco.
La casa di
Čub
Chiusa
nella sua casetta, Oksana, vestita a festa, attende il fidanzato. Ha preparalo
i dolci e il vino per la brigata di giovani che sta per passare sotto le sue
finestre cantando le koljadki, le
tradizionali canzoni ucraine delle feste natalizie, ma è di cattivo umore. Si
sente abbandonata, pensa che nessuno la sposerà mai. QuandoVakula arriva,
Oksana non è tenera con lui, gli rinfaccia che sua madre è una strega e che
presto Čub la sposerà.
Vakula rimane folgorato da queste parole. Il vecchio cosacco,
intanto, coperto di neve e completamente ubriaco, ha finalmente raggiunto la
porta di casa e bussa. Ma Vakula, arrabbiato, non lo riconosce e gli impedisce
di entrare, scacciandolo malamente. Oksana è offesa dai modi con cui il
fidanzato ha osato trattare suo padre e, per punirlo, lo fa ingelosire,
dicendogli di amare un altro. Quando però il giovane se ne va avvilito, si
pente della sua impulsività. Tutti i suoi sentimenti sono solo per Vakula e
nemmeno l’allegra brigata in festa riesce a sollevarla dai suoi rimorsi.
Atto II
La casa di Solocha
Solocha
e Bes danzano insieme il gopak, ma all’improvviso qualcuno bussa alla
porta. È Pan Golova, il capo del
villaggio, anch’egli invaghito della donna. Bes fa appena in tempo ad infilarsi in un sacco prima che l’uomo entri
e cominci a conversare. Bussano nuovamente: a Golova tocca un uguale nascondiglio,
mentre entra un altro goffo corteggiatore, il maestro di scuola, che invano cerca di sedurre Solocha. Per lui c’è un ultimo sacco quando bussa Čub, accolto con grande affetto dalla
bella strega. Rincasa infine Vakula, e Solocha, non trovando soluzione
migliore, impone al vecchio di trovar rifugio nello stesso sacco del maestro di
scuola. La donna consiglia quindi al figlio di andare a dormire nella sua
bottega. Il ragazzo tenta di trascinare via anche i sacchi, e solo dopo molti
sforzi, credendo che la delusione d’amore sia causa di tanta fatica, riesce a
portare fuori di casa quel carico così pesante.
Una strada nel
villaggio di Dikan’ka
Nella
strada coperta di neve la brigata di giovani canta le koljadki. Oksana
si unisce a loro e, quando scorge la presenza di Vakula affranto, per
mortificarlo ancora di più, racconta quanto è successo poco prima con suo
padre. In vena di capricci loda gli stivaletti indossati da una fanciulla,
Odarka, e sospira dicendo che nessuno a lei fa mai regali così belli. Pur di
riconquistarla, Vakula si impegna a portarle in dono gli stivaletti più
preziosi, addirittura quelli della zarina. Oksana è lusingata ma continua a
infierire sul fidanzato e scherzosamente promette di sposarlo. Vakula si
allontana portando in spalla solo un sacco e abbandonando gli altri. Il gruppo
di giovani pensa siano pieni di cibo raccolto con le koljadki, invece, inaspettatamente, escono
Golova, Čub e il maestro di
scuola.
Atto III
La riva del
fiume
In
preda alla disperazione, certo di essere stato abbandonato per sempre da
Oksana, Vakula ha deciso di suicidarsi. Improvvisamente, nella notte gelida,
Bes salta fuori dal sacco e piomba sul dorso del giovane: riavrà l’amata, se
gli darà in cambio la sua anima. Ma il fabbro è ben più furbo: finge di siglare
il patto scellerato col suo sangue, afferra il diavolo per la coda e gli monta
in groppa a sua volta, insensibile alle querule preghiere di lasciarlo andare.
Ora è lui ad esigere qualcosa di molto importante: vuole gli stivaletti della
zarina, e, per prenderli, Bes dovrà portarlo in volo sino al sontuoso palazzo
di Pietroburgo.
Una sala del
palazzo
Nella
magnifica reggia fanno dunque il loro ingresso il demone raggirato e lo scaltro
Vakula, che, subito, si aggrega ai cosacchi di Zaporoz’e vittoriosi sul nemico
e in attesa di essere ricevuti dalla zarina. Quando arriva il suo turno, il
gruppo viene accolto in una grande sala dove si sta svolgendo una festa
danzante. Vakula si fa avanti con la sua richiesta, e il Principe Serenissimo,
divertito dalla sua semplicità, lo rende felice donandogli i tanto desiderati
stivaletti. In groppa al diavolo il giovane fa dunque ritorno al suo paese.
Atto IV
Una
piazzetta
Nella
piazzetta di Dikan’ka splende il sole, ma è cupo l’animo di Solocha e di
Oksana, disperate perché da giorni non hanno notizie di Vakula. Quando
finalmente il fabbro ritorna, per tutti è gioia grande. Il giovane è deciso a
riparare ai suoi errori: chiede scusa a Čub, che commosso gli concede in moglie Oksana. Per lei ci sono
in dono i preziosi stivaletti, ma la fanciulla con modestia li rifiuta, felice
di aver riconquistato l’amato. Il villaggio può adesso festeggiare la coppia di
sposi.
N.B. Per la
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A.B.