Tosca
Melodramma in
tre atti
Musica
Giacomo Puccini (Lucca, 22 dicembre 1858 – Bruxelles, 29
novembre 1924)
Libretto
Luigi Illica (Castell’Arquato,
9 maggio 1857 – Piacenza, 16 dicembre 1919) e Giuseppe Giacosa (Colleretto
Giacosa, 21 ottobre 1847 – Ivi, 1 settembre 1906), dal dramma La
Tosca di Victorien Sardou
Prima rappresentazione
Roma, Teatro
Costanzi, 14 gennaio 1900
Personaggi
Floria Tosca,
celebre cantante (soprano)
Mario
Cavaradossi, pittore (tenore)
Il barone
Scarpia, capo della polizia (baritono)
Cesare
Angelotti (basso)
Il sagrestano
(baritono)
Spoletta,
agente di polizia (tenore)
Sciarrone,
gendarme (basso)
Un carceriere
(basso)
Un pastorello
(soprano)
Soldati,
sbirri, dame, nobili, borghesi, popolo
La vicenda si svolge a Roma nel giugno
del 1800
La trama (per gentile
concessione del ©Teatro
Lirico di Cagliari)
Atto I
La Chiesa di
Sant’Andrea della Valle
Cesare
Angelotti, console della caduta Repubblica Romana e fratello della marchesa
Attavanti, è appena evaso dal carcere di Castel Sant’Angelo. Raggiunta la
chiesa di Sant’Andrea della Valle, momentaneamente deserta, si chiude a chiave all’interno
della Cappella Attavanti, dove lo attende un travestimento femminile che la
sorella ha preparato per lui. Il sagrestano entra in chiesa brontolando all’indirizzo
del pittore Mario Cavaradossi, che lo ha incaricato di lavare i suoi pennelli.
L’artista sopraggiunge di lì a poco e riprende a dipingere una Maddalena,
ispirata dal volto di una sconosciuta che da qualche giorno frequenta
assiduamente la chiesa.
Non appena il sagrestano si allontana, Angelotti, stremato
dalle sofferenze patite in carcere, esce dal suo nascondiglio. L’arrivo della
celebre cantante Floria Tosca, amante di Mario, costringe però l’ex console a
rifugiarsi nuovamente nella cappella. Dopo aver osservato attentamente il dipinto,
la donna riconosce nell’immagine della Maddalena le sembianze della marchesa
Attavanti e ne trae motivo per una scenata di gelosia. Protestando la propria
fedeltà, Cavaradossi riesce a fugare gli ingiustificati sospetti di Tosca, che
si accomiata dandogli appuntamento per la sera. Rimasto solo
con Angelotti, il pittore gli propone come nascondiglio una villa di sua
proprietà e gli indica come raggiungerla attraverso i campi. Ma un colpo di
cannone annuncia che l’evasione è stata scoperta, perciò Mario decide di
accompagnare il console per accelerarne la fuga. Mentre il
sagrestano, trafelato, accoglie un chiassoso gruppo di cantori e
allievi-cantori che si apprestano a celebrare con un Te Deum la notizia della sconfitta di Napoleone Bonaparte, il barone
Scarpia, capo della polizia, entra in chiesa con l’agente Spoletta e i suoi
sbirri. Nella fuga precipitosa Angelotti ha lasciato dietro di sé alcuni
indizi, tra cui un ventaglio con lo stemma degli Attavanti che faceva parte del
travestimento. Le confidenze del sagrestano, che non ha mai nutrito alcuna
simpatia nei confronti di Cavaradossi, persuadono Scarpia della complicità del
pittore. Quando Tosca arriva in cerca dell’amante, il capo della polizia le
mostra il ventaglio, convincendola definitivamente che Mario la tradisca con la marchesa. La cantante
si precipita infuriata alla villa del pittore, pedinata dagli uomini di
Scarpia.
Atto II
La camera di
Scarpia al piano superiore del Palazzo Farnese
A
Palazzo Farnese si svolgono le celebrazioni indette da Maria Carolina, regina
di Napoli, per la vittoria su Napoleone. Scarpia sta cenando nelle sue stanze e
già pregusta il momento in cui Tosca, per salvare Mario, sarà costretta a
cedere alla sua corte. Spoletta e gli sbirri, che hanno fatto irruzione nella
villa di Cavaradossi senza trovare traccia di Angelotti, hanno arrestato il
pittore, ma lui nega di sapere dove si trovi il nascondiglio dell’evaso e fa
cenno a Tosca, convocata nel frattempo da Scarpia, di tacere. Per indurla a
parlare, il capo della polizia ordina che Cavaradossi sia sottoposto a tortura.
Tosca dapprima resiste, poi supplica misericordia e infine, straziata dai
lamenti dell’amato, rivela che Angelotti è nascosto in una nicchia del pozzo.
Quando Spoletta viene mandato alla ricerca del fuggiasco, Mario capisce che
Tosca ha confessato e la
maledice. Il gendarme Sciarrone dà notizia della vittoria di
Napoleone a Marengo. Mentre il pittore esulta, Scarpia gli annuncia, con
sprezzante sarcasmo, che la sua condanna a morte è già stata decisa, e ordina
alle guardie di portarlo via. Tosca, disperata, vorrebbe seguirlo, ma il capo
della polizia la trattiene e, con tono mellifluo, si offre di salvare
Cavaradossi in cambio del suo amore. Spoletta intanto annuncia che Angelotti,
sorpreso nel suo nascondiglio, si è ucciso. Nell’imminenza dell’esecuzione,
Tosca promette di darsi a Scarpia se risparmierà la vita di Cavaradossi. Il
capo della polizia finge di disporre che la fucilazione sia soltanto simulata e
dà alla donna un salvacondotto per lasciare Roma insieme all’amante. Ma quando
si avvicina per abbracciarla, Tosca lo colpisce in pieno petto con un coltello.
Atto III
La
piattaforma di Castel Sant’Angelo
Sul
fare dell’alba Cavaradossi attende di essere condotto al patibolo. Offrendo il
suo anello al carceriere, ottiene il permesso di scrivere all’amata una lettera
d’addio, nella quale rievoca i passati momenti di felicità. Sopraffatto dallo
sconforto, riceve l’inaspettata visita di Tosca che gli mostra il
salvacondotto. La donna gli spiega che lo attende una fucilazione simulata e
gli rivela di aver ucciso Scarpia. Poi, dopo aver raccomandato a Mario di
recitare bene la sua parte, aspetta che la finta esecuzione sia compiuta.
Quando le guardie infine si allontanano, si avvicina trepidante al corpo dell’amante
e si accorge che è coperto di sangue. Braccata dalla polizia, che nel frattempo
ha scoperto l’assassinio di Scarpia, Tosca, disperata, si getta dagli spalti
del Castello.
Adriana Benignetti