Il pianista francese, classe 1952, nel 2003 fu
protagonista di un gesto tanto eclatante quanto significativo
A giudicare dalle
centellinate apparizioni pubbliche che (si) concede, negli ultimi anni François-René
Duchâble appare un uomo, ma soprattutto un musicista, sereno e appagato. Adesso che ama definirsi un “illustratore sonoro” e non più un “pianista
professionista”. Adesso… che è lui a decidere dove, quando, cosa e per chi
suonare. E perfino cosa indossare!
Poco più di un mese fa Duchâble ha compiuto 62 anni e, abbandonato il frac (letteralmente bruciato) in favore di abiti informali (con camicie preferibilmente rosse), ha ritrovato la passione per la musica e, come dichiarato più volte, “un’enorme gioia di vivere”. E un senso di grande libertà.
Una libertà riconquistata
a 51 anni e che è stata segnata, in qualche modo sigillata, da un episodio
significativo. Nel 2003, infatti, il pianista francese fece agganciare il suo pianoforte
gran coda a un elicottero per sganciarlo sul laghetto di La Colmiane vicino
Nizza. Un gesto eclatante
che all’epoca suscitò scalpore, meraviglia, curiosità e provocò tutta una serie
di domande.
Nato a Parigi il 22 aprile del 1952 François-René Duchâble era infatti, all’epoca, uno dei pianisti più apprezzati della scena musicale internazionale. Vincitore di premi prestigiosi, allievo di Arthur Rubinstein, Duchâble aveva iniziato giovanissimo una brillante e prestigiosa carriera concertistica.
Nato a Parigi il 22 aprile del 1952 François-René Duchâble era infatti, all’epoca, uno dei pianisti più apprezzati della scena musicale internazionale. Vincitore di premi prestigiosi, allievo di Arthur Rubinstein, Duchâble aveva iniziato giovanissimo una brillante e prestigiosa carriera concertistica.
Come poteva un
musicista, e di quel livello, rinunciare alla musica? E perché? Che significato
aveva quel gesto così eclatante?
A queste e ad altre
domande Duchâble stesso ha risposto più volte: in tante interviste, innanzi
tutto. In particolare, un anno fa dichiarò al sito Tafter
che i 5 motivi che lo avevano spinto a quella decisione erano:
1.
Detesto
i viaggi all’estero eccetto quelli in Italia per l’amicizia con Marc Laforet e
per le origini lombarde di mia madre. Oltre che in Italia mi reco soltanto in
Belgio e in Svizzera per alcuni spettacoli che metto in scena dal 1996 con
Alain Carré, un attore francofono: sono 75 spettacoli l’uno diverso dall’altro
di teatro-musica che mettono in scena i grandi scrittori e i grandi
compositori.
2. Non amo le prove
2. Non amo le prove
3. Non amo le luci bianche del palcoscenico e la
sua atmosfera
4. Non amo il pubblico tradizionale che frequenta le sale da concerto
5. Non amo le registrazioni
4. Non amo il pubblico tradizionale che frequenta le sale da concerto
5. Non amo le registrazioni
Un allontanamento,
dunque, non dalla musica tout court ma
dalla carriera musicale e da tutta una serie di “regole” che, per più di 30
anni, il pianista francese aveva subìto più che accettato. Un rifiuto del
suonare “con l’orologio in mano”, seguendo un calendario fittissimo di
appuntamenti, senza la libertà di poter scegliere, molto spesso, nemmeno i
programmi.
«La gente pensa che
fare il musicista sia una passione. Ebbene, non è così. Il mio mestiere non mi ha mai procurato gioia, ho
soltanto stretto i denti per 35 anni. Non parlo del mio amore per la musica,
quello non si discute. Mi fanno schifo i soldi, i lustrini, questo mondo
sclerotizzato, polveroso, un sistema nel quale non mi sono mai riconosciuto»
dichiarò al Corriere
della Sera poco tempo dopo aver “purificato” il suo pianoforte. Perché di
purificazione per lui si trattava; di ritrovare la passione per la musica e le
altre sue passioni – la natura, la bicicletta, l’insegnamento – alle quali a
lungo aveva dovuto rinunciare.
Dopo la purificazione
Duchâble ha continuato a suonare, scegliendo lui, però, luoghi e occasioni: l’anno
scorso, ad esempio, si è esibito a
Suvereto (Livorno) durante il festival “Melodia del Vino”, in nome dell’amicizia
fraterna che lo lega a Marc Laforêt. E pochi mesi fa ha partecipato a “Glisse
en cœur”, una grande manifestazione che in questa settima edizione aveva l’obiettivo
di raccogliere fondi da dare in beneficenza all’associazione OVA (Objectif
Vaincre l’Autism). François-René Duchâble ha accettato con entusiasmo la
proposta, visto lo scopo benefico, ma ha dettato una condizione: effettuare la
discesa della pista dei “Gettiers” (2 Km) suonando il pianoforte.
“Mi sono troppo
annoiato nel passato” ha dichiarato più volte e, a quanto pare, non ha più
voglia di ripetere gli stessi errori. Adesso c’è spazio solo per la gioia,
per la condivisione… per la Musica vissuta in piena libertà.
Adriana Benignetti