Da
mercoledì 9 a venerdì 11 aprile, al Teatro alla Scala di Milano, con musiche di
Ravel, Panfili e Heinze
«Mentre mi arrovellavo
sui primi abbozzi de L’Aurora, probabilmente,
l’Italia festeggiava i 150 anni dell’Unità Nazionale, non senza l’immancabile
polverìo di polemiche e schiamazzi. Nel frattempo avevo iniziato a lavorare
come assistente di Hans Werner Henze: un’esperienza umana e artistica che ha
inciso profondamente nel mio modo di vivere e pensare la composizione.
Con il
Maestro si parlava spesso di politica, di utopie: le “locomotive della storia”
che non si arrendono all’ordine delle cose, non si rassegnano al possibile.
Chiamano in causa l’impossibile, il “Principio Speranza” che riscatta i
marginali, che dà voce a generazioni di uomini senza nome e diritti. Discutendo
di Cuba – dove aveva soggiornato dal 1969 al 1970 e composto la Sesta Sinfonia – Henze mi parlò di
“rivoluzione fallita”, espressione coniata da Gramsci per il Risorgimento
italiano. Pensai agli schiamazzi, alle diatribe, alle divisioni che risuonavano
intorno alle celebrazioni dell’Unità nazionale; all’ambiguità statutaria,
genetica cui sottostanno tutte le utopie, grandi motori di speranza e avanzamento
sociale, stelle polari del riscatto per oppressi e marginali ma, al contempo,
slanci votati alla disfatta e all’equivoco. Un cuore di tenebra pulsa dentro il
pensiero utopico: la disposizione a tramutarsi in culto cieco, in violenza. In
Fede: quando l’ideale diventa Credo e si svende alla Volontà di Verità (che è
sempre Unica ed è sempre appannaggio di qualche Eletto). Sono i sospetti che da
ragazzo trovai in Aurora (Morgenröhte) di Nietzsche: un’alba che
illumina la notte dei feticci illusori, delle morali, delle convinzioni e delle
fedi. Demoliti gli Idoli, rimane il deserto: “il grande meriggio”, l’ora in cui
“le ombre sono più corte”, “il caos che danza su piedi leggeri”. Una danza su
cui grava il più terribile dei dubbi: e se fosse anch’essa frutto illusorio di
una fede, abbaglio di una nuova utopia? L’Aurora è sempre probabile e
impossibile al contempo; speranza e fallimento, liberazione e violenza. Nei
sogni secolari di una vita migliore l’umanità immagina incessantemente l’alba
di un tempo nuovo: ogni uomo, da sempre, si ritaglia un piccolo raggio di
speranza. È la luce fioca dell’Aurora.
Probabilmente». Riccardo Panfili
Impegnato in questi giorni nel suo debutto operistico sul
palco del Teatro della Scala con Les
Troyens di Hector Berlioz, sir
Antonio Pappano sarà anche il protagonista del 5° appuntamento della
Stagione Sinfonica del Piermarini. Per l’occasione, alla guida della Filarmonica della Scala, Pappano
presenterà, in prima assoluta, L’Aurora, probabilmente, composizione commissionata dal
teatro milanese a Riccardo Panfili,
classe 1979, considerato tra i più interessanti e apprezzati compositori della
sua generazione. Ad aprire la serata (mercoledì
9 aprile alle ore 20.00 e, in replica giovedì
10 e venerdì 11 sempre alle ore 20.00) sarà la versione orchestrale di Ma mère l’Oye di Ravel, mentre in
chiusura la Symphonie fantastique (épisode de la vie
d’un artiste) op. 14 di Berlioz. Il concerto di mercoledì 9 aprile sarà trasmesso in diretta stereofonica da RAI RADIO Tre
Teatro
alla Scala, Milano
Mercoledì
9 aprile 2014 ore 20.00 ~ turno A
Giovedì
10 aprile 2014 ore 20.00 ~ turno B
Venerdì
11 aprile 2014 ore 20.00 ~ turno C
FILARMONICA
DELLA SCALA
Direttore ANTONIO
PAPPANO
Maurice
Ravel
Ma
mère l’oye
Riccardo Panfili
L’Aurora,
probabilmente
Prima assoluta
~ Commissione del Teatro alla Scala
Hector
Berlioz
Symphonie
fantastique (épisode
de la vie d’un artiste) op. 14
Mercoledì 9 aprile il concerto sarà trasmesso in
diretta stereofonica da RAI RADIO Tre
Prezzi da 73 a 5,50 euro
Per informazioni: 02 72 00 37 44, www.teatroallascala.org
Adriana Benignetti