Il dramma tragico in
tre atti di Gaetano Donizetti, su libretto di Salvatore Cammarano, sarà in
scena alla Scala dal 1° al 28 febbraio, con la regia di Mary Zimmerman e la
direzione di Pier Giorgio Morandi
«L’opera
Lucia di Lammermoor si basa sul
romanzo di Sir Walter Scott The Bride of
Lammermoor, a sua volta ispirato a una storia vera che aveva fortemente
impressionato lo scrittore quando l’aveva udita narrare da ragazzo. Nel 1669
Janet Dalrymple, una giovane inglese di nobile famiglia, si innamorò,
ricambiata, di un certo Lord Rutherford.
I due spezzarono una moneta d’oro, conservandone ciascuno una metà come pegno, e si giurarono reciproca fedeltà sotto pena di dannazione eterna; ma la famiglia di Janet era contraria alla loro unione e la spinse a sposare David Dunbar, erede del ricco Sir David Dunbar di Baldoon. La sera delle nozze, mentre centinaia di ospiti stavano ancora festeggiando, gli sposi si ritirarono nella camera nuziale. Quello che successe dopo non fu mai chiarito del tutto. Si udì un grido terribile; quando la porta della camera venne forzata, i famigliari accorsi trovarono David Dunbar a terra in un lago di sangue e Janet, fuori di senno, accovacciata nel caminetto e coperta di sangue e di fuliggine. Le uniche parole che pronunciò furono: “Sollevate il vostro bello sposo”.
Due settimane dopo la giovane morì e il marito lasciò la Scozia; per il resto della sua breve vita, egli non volle mai rivelare che cosa fosse accaduto in quella stanza. Nell’opera, la descrizione del fantasma della fontana da parte di Lucia (“Regnava nel silenzio”) è interpretata da molti come una mera allucinazione, prova di una psiche già fragile o addirittura compromessa, ma gli spettri del romanzo di Scott (che Donizetti conosceva benissimo) sono molto reali: essi vengono visti non solo da Lucia, ma anche da altri personaggi, compreso Edgardo, e sono persino direttamente descritti al lettore dal narratore stesso. Le due versioni non si escludono necessariamente a vicenda: esiste una terza via, che non interpreta il fantasma in senso totalmente letterale né come pura immaginazione, ma piuttosto come la manifestazione della follia in sé, una follia in parte causata da un insensato, egoista, arrogante spirito di vendetta. Tale spirito ha conseguenze molto concrete e tragiche sia per i Ravenswood sia per gli Ashton.
Lo spettro è l’immagine della maledizione dei Ravenswood: gelosia, rabbioso furore e insano desiderio di possesso fin oltre la morte. L’ombra inquieta della giovane uccisa da un antenato di Edgardo infesta i dintorni del castello di Ravenswood e attira a sé Lucia, impadronendosi di lei e passando attraverso di lei per impadronirsi anche di Edgardo e trascinare tutti con sé nella tomba. L’ombra di Janet Dalrymple è tenace e insistente. Da Scott passò rapidamente a Donizetti, che cominciò a manifestare i primi sintomi di follia proprio mentre stava lavorando alla Lucia. Attraverso Donizetti è arrivata a Flaubert e alla sua Madame Bovary, la quale, dopo aver visto a teatro la Lucia di Lammermoor, diventa quasi pazza di desiderio per un giovane amante e imbocca una strada simile a quella di Lucia, che la porterà alla rovina. L’immagine di Janet Dalrymple accovacciata nel caminetto, simbolo di ogni amore contrastato, non ci abbandona, e grazie al genio di Donizetti oggi si ritrova, nella sua dolorosa follia, nel cuore di una scintillante metropoli moderna: dopo tutto, immortale, e ancora ardente di uno struggente amore». Nota di regia di Mary Zimmerman, dal Libretto del Teatro alla Scala (Traduzione dall’inglese di Arianna Ghilardotti)
Classe 1960, regista, drammaturga, famosa soprattutto per i suoi adattamenti di testi classici della letteratura mondiale sarà Mary Zimmerman a firmare la regia di Lucia di Lammermoor al Teatro alla Scala di Milano. Fu proprio la regia del dramma tragico in tre atti di Gaetano Donizetti, su libretto di Salvatore Cammerano (dal romanzo romanzo di Sir Walter Scott The Bride of Lammermoor) a segnare il debutto della Zimmerman, nel 2007, al Metropolitan di New York.
I due spezzarono una moneta d’oro, conservandone ciascuno una metà come pegno, e si giurarono reciproca fedeltà sotto pena di dannazione eterna; ma la famiglia di Janet era contraria alla loro unione e la spinse a sposare David Dunbar, erede del ricco Sir David Dunbar di Baldoon. La sera delle nozze, mentre centinaia di ospiti stavano ancora festeggiando, gli sposi si ritirarono nella camera nuziale. Quello che successe dopo non fu mai chiarito del tutto. Si udì un grido terribile; quando la porta della camera venne forzata, i famigliari accorsi trovarono David Dunbar a terra in un lago di sangue e Janet, fuori di senno, accovacciata nel caminetto e coperta di sangue e di fuliggine. Le uniche parole che pronunciò furono: “Sollevate il vostro bello sposo”.
Due settimane dopo la giovane morì e il marito lasciò la Scozia; per il resto della sua breve vita, egli non volle mai rivelare che cosa fosse accaduto in quella stanza. Nell’opera, la descrizione del fantasma della fontana da parte di Lucia (“Regnava nel silenzio”) è interpretata da molti come una mera allucinazione, prova di una psiche già fragile o addirittura compromessa, ma gli spettri del romanzo di Scott (che Donizetti conosceva benissimo) sono molto reali: essi vengono visti non solo da Lucia, ma anche da altri personaggi, compreso Edgardo, e sono persino direttamente descritti al lettore dal narratore stesso. Le due versioni non si escludono necessariamente a vicenda: esiste una terza via, che non interpreta il fantasma in senso totalmente letterale né come pura immaginazione, ma piuttosto come la manifestazione della follia in sé, una follia in parte causata da un insensato, egoista, arrogante spirito di vendetta. Tale spirito ha conseguenze molto concrete e tragiche sia per i Ravenswood sia per gli Ashton.
Lo spettro è l’immagine della maledizione dei Ravenswood: gelosia, rabbioso furore e insano desiderio di possesso fin oltre la morte. L’ombra inquieta della giovane uccisa da un antenato di Edgardo infesta i dintorni del castello di Ravenswood e attira a sé Lucia, impadronendosi di lei e passando attraverso di lei per impadronirsi anche di Edgardo e trascinare tutti con sé nella tomba. L’ombra di Janet Dalrymple è tenace e insistente. Da Scott passò rapidamente a Donizetti, che cominciò a manifestare i primi sintomi di follia proprio mentre stava lavorando alla Lucia. Attraverso Donizetti è arrivata a Flaubert e alla sua Madame Bovary, la quale, dopo aver visto a teatro la Lucia di Lammermoor, diventa quasi pazza di desiderio per un giovane amante e imbocca una strada simile a quella di Lucia, che la porterà alla rovina. L’immagine di Janet Dalrymple accovacciata nel caminetto, simbolo di ogni amore contrastato, non ci abbandona, e grazie al genio di Donizetti oggi si ritrova, nella sua dolorosa follia, nel cuore di una scintillante metropoli moderna: dopo tutto, immortale, e ancora ardente di uno struggente amore». Nota di regia di Mary Zimmerman, dal Libretto del Teatro alla Scala (Traduzione dall’inglese di Arianna Ghilardotti)
Classe 1960, regista, drammaturga, famosa soprattutto per i suoi adattamenti di testi classici della letteratura mondiale sarà Mary Zimmerman a firmare la regia di Lucia di Lammermoor al Teatro alla Scala di Milano. Fu proprio la regia del dramma tragico in tre atti di Gaetano Donizetti, su libretto di Salvatore Cammerano (dal romanzo romanzo di Sir Walter Scott The Bride of Lammermoor) a segnare il debutto della Zimmerman, nel 2007, al Metropolitan di New York.
La produzione Metropolitan Opera House riproposta al Teatro alla Scala dall’1 al 28 febbraio 2014 porta la firma per le scene di Daniel Ostling, per i costumi di Mara Blumenfeld, per le luci di T. J. Gerckens e per la coreografia di Daniel Pelzig: l'edizione critica utilizzata è quella curata da Roger Parker
e Gabriele Dotto. Sul
podio dell’Orchestra del Teatro alla
Scala, Pier Giorgio Morandi che,
proprio in quest’orchestra, ha lavorato per 10 anni come Primo Oboe: durante
gli anni di permanenza alla Scala, Morandi è stato ancheassistente di Riccardo
Muti e successivamente di Giuseppe Patanè.
Molto atteso anche il cast vocale che vedrà Albina Shagimuratova nel ruolo di Lucia (nel secondo cast, Jessica Pratt) e, accanto a lei, nella parte di Edgardo, il tenore Vittorio Grigolo (al quale si alternerà Piero Pretti). Negli altri ruoli: Massimo Cavalletti, (Enrico Ashton), Orlin Anastassov in alternanza con Sergey Artamonov in Raimondo, Juan Francisco Gatell in Lord Arturo, Barbara Di Castri in Alisa e Massimiliano Chiarolla in Normanno.
Teatro
alla Scala, Milano
LUCIA
DI LAMMERMOOR
Dramma
tragico in tre atti
Libretto
di Salvatore Cammarano
dal
romanzo The Bride of Lammermoor di
Sir Walter Scott
Musica
di GAETANO DONIZETTI
(Edizione
critica a cura di Gabriele Dotto e Roger Parker; Editore Casa Ricordi,
Milano; con la collaborazione e il
contributo del Comune di Bergamo e della Fondazione Donizetti)
Prima
rappresentazione: Napoli, Teatro di San Carlo, 26 settembre 1835 Prima
rappresentazione al Teatro alla Scala: 1 aprile 1839
Produzione
Metropolitan Opera House, New York
Sabato 1 febbraio
2014 ore 20 ~ prima rappresentazione
Venerdì 7 febbraio
2014 ore 20 ~ turno D
Martedì 11 febbraio
2014 ore 20 ~ fuori abbonamento
Venerdì 14 febbraio
2014 ore 20 ~ turno A
Domenica 16 febbraio
2014 ore 15 ~ La Scala Under 30
Mercoledì 19 febbraio
2014 ore 20 ~ turno C
Venerdì 21 febbraio
2014 ore 20 ~ turno N
Domenica 23 febbraio
2014 ore 15 ~ turno B
Venerdì 28 febbraio
2014 ore 20 ~ turno E
Direttore PIER
GIORGIO MORANDI
Regia MARY
ZIMMERMAN
Scene DANIEL
OSTLING
Costumi
MARA BLUMENFELD
Luci T.J. GERCKENS
Coreografia
DANIEL PELZIG
Personaggi e
interpreti
Enrico Massimo
Cavalletti
Lucia Albina
Shagimuratova / Jessica Pratt (11, 16, 21)
Edgardo
Vittorio Grigolo / Piero Pretti (11,
16, 21)
Arturo
Juan Francisco Gatell
Raimondo Sergey Artamonov
Alisa
Barbara Di Castri
Normanno
Massimiliano Chiarolla
Orchestra e Coro del
Teatro alla Scala
Maestro
del Coro BRUNO CASONI
Prezzi: da 210 a 13 euro
Per informazioni: 02 72 00 37 44, teatroallascala.org
N. B. Foto ©Teatro alla Scala
Adriana Benignetti