Venerdì 8 novembre, Claudio Coviello
e Natalia Osipova, per la prima volta nei panni di Des Grieux e Manon, hanno
entusiasmato il pubblico della Scala
(© Teatro alla Scala) |
«La
Manon dell’Abbé Prévost è una ragazza di sedici anni, che ama la vita e non sa
resistere al piacere che essa le offre. È charmante,
ma amorale. C’è in lei qualcosa di ancora infantile. Non è fatta che d’istinto.
Ama sinceramente Des Grieux e resta davvero legata a lui, ma è incapace di
vivere questo amore nell’indigenza, mentre le molteplici tentazioni di una vita
lussuosa sono a sua portata di mano. […]
Una della cose che più mi ha intrigato
in questo personaggio di Manon è che non sembra esservi della logica nel suo
comportamento. In un momento va a vivere con Des Grieux, che lei ama, e il
momento successivo lo lascia perdere. La chiave della sua condotta si trova, io
credo, nelle sue origini: una famiglia dignitosa, sicuramente, ma modesta e ben
presto ridotta alla povertà, in quel XVIII secolo dove le fortune si creano e
si disfano con la rapidità di un temporale. Ebbene, nella miseria si finisce
per perdere tutta la dignità. E Manon ha talmente paura della miseria! Meno
della povertà stessa che della vergogna di essere povera. È proprio questo che
ho voluto mostrare nel mio balletto: la disparità tra la grande ricchezza e la
grande povertà nella Francia del secolo dei Lumi». Kenneth MacMillan
L’amore adolescenziale, inebriante e totalizzante, e quello più maturo, struggente e tormentato che diventa dramma; l’ingenuità e la malizia; il fascino del denaro e della vita lussuosa; il tradimento; la gelosia; la separazione; ma anche la ricchezza e la povertà, separate da una sottile linea di confine. È un concentrato di sentimenti L’histoire de Manon, terzo dei sei balletti di Kenneth MacMillan, in scena in questi giorni al Teatro alla Scala con la coreografia di MacMillan ripresa da Karl Bunett, le scene e i costumi di Nicholas Goergiadis e le musiche di Jules Massenet arrangiate e riorchestrate da Martin Yates.
Un titolo
che non smette di affascinare il pubblico sia degli appassionati che dei
neofiti: merito della storia, certamente, che tocca profondamente l’animo degli
spettatori grazie alla sua carica emotiva e alla sua attualità. Merito, anche e
soprattutto, di MacMillan che dal celebre testo di Prévost (L’histoire du Chevalier Des Grieux et de
Manon Lescaut) ha tratto un vero capolavoro, dove i ballerini si ritrovano
a dover superare difficoltà tecniche, sia negli interventi solisti che negli
assiemi, ma anche “emotive”. Perché
complesso e sfaccettato è il mondo psicologico dei personaggi che, nel
corso degli eventi, subiscono evoluzioni e mutamenti.
Una prova
complessa, dunque, alla quale hanno risposto egregiamente, venerdì 8 novembre alle ore 20.00, Claudio
Coviello e Natalia Osipova, per
la prima volta nei ruoli di Des Grieux e Manon.
Ineccepibile da un punto di vista tecnico, la Osipova è una graziosa adolescente nel primo atto ma la sua interpretazione si fa decisamente più coinvolgente via via che la vicenda si dipana: perfettamente a suo agio nel secondo atto, quando si mostra maliziosa e frivola nella casa di Madame, dà il meglio di sé, da un punto di vista emotivo, nel finale, quando con i capelli cortissimi e le vesti stracciate, dichiara, febbricitante e delirante, il suo amore a Des Grieux.
Ineccepibile da un punto di vista tecnico, la Osipova è una graziosa adolescente nel primo atto ma la sua interpretazione si fa decisamente più coinvolgente via via che la vicenda si dipana: perfettamente a suo agio nel secondo atto, quando si mostra maliziosa e frivola nella casa di Madame, dà il meglio di sé, da un punto di vista emotivo, nel finale, quando con i capelli cortissimi e le vesti stracciate, dichiara, febbricitante e delirante, il suo amore a Des Grieux.
Bellissima
prova quella di Claudio Coviello che, accanto all’invidiabile
tecnica e alla notevole presenza scenica, ha mostrato altresì una
compenetrazione profonda con il mondo intimo del personaggio. A dispetto della
giovanissima età e del debutto assoluto nel ruolo, il suo Des Grieux è
estremamente convincente: tenero e ingenuo amante all’inizio, appassionato e
geloso alla vista della sua amata nelle braccia di un altro, diviene intenso e
drammatico nel finale, quando, per amore arriva perfino a commettere un
delitto.
Rispetto allo
scorso luglio, quando Coviello e Osipova si ritrovarono a danzare per la prima
volta insieme ne Il lago dei cigni, l’affinità
e la complicità tra i due ballerini (che hanno fatto coppia anche in tournée
quest’estate) sono divenute palpabili e si rivelano nella loro pienezza negli
splendidi passi a due che li coinvolgono.
Da
sottolineare è, senza dubbio, anche la splendida interpretazione di Mick Zeni, nei panni di Lescaut: la sua
è una carismatica presenza in scena che evidenzia capacità attoriali non
indifferenti. Bravissimo, ad esempio, quando balla da ubriaco con la
validissima Alessandra Vassallo, che
interpreta la sua amante, o nel meraviglioso trio con la Osipova e Massimo Garon, ottimo Monsieur G.M.
Molto bravi,
oltre all’intero Corpo di Ballo del
Teatro alla Scala, anche Monica
Vaglietti, Madame, e Alessandro
Grillo, nei panni del carceriere.
Bella prova
anche per l’Orchestra dell’Accademia del
Teatro alla Scala, guidata magistralmente da David Coleman.
Adriana Benignetti