Alfonso
Rendano
Opere per
pianoforte
Stefano Severini, pianoforte
Tactus/ TC
851801/DDD/2011
Durata:
56:20
“Alfonso
Rendano: chi era costui?”
La domanda sorgerà
spontanea in molti perché, seguendo un destino comune a tanti altri compositori,
Rendano è stato, nel tempo, rilegato nel limbo dei “minori”. Assente (quasi del
tutto) nei programmi delle sale concertistiche, sconosciuto al vasto pubblico,
Alfonso Rendano (Carolei, 1853 – Roma,
1931) fu musicista esemplare nel panorama italiano strumentale del secondo
Ottocento. Nato in un piccolo paese della provincia di Cosenza, bambino
prodigio, egli fu ammesso a soli 10 anni al Conservatorio di Napoli, città nella
quale studiò poi, privatamente, con Sigismund Thalberg. Fu proprio quest’ultimo,
riconoscendone le doti straordinarie, a inviarlo a Parigi dove, grazie alla
raccomandazione di Gioacchino Rossini, studiò con George Mathias. In Francia il
notevole talento del giovane pianista fu rilevato e apprezzato, tanto da
consentirgli l’inizio di una carriera concertistica internazionale. Rendano fu,
però, anche compositore (aveva studiato a Lipsia con Carl Reinecke, tra gli
altri); di lui rimangono un’opera (Consuelo), un Quintetto per pianoforte e
archi, varie pagine minori per diversi organici ma, soprattutto, circa 70 pezzi
per pianoforte, strumento da lui, comprensibilmente, privilegiato. È proprio
alla produzione pianistica che la Tactus, etichetta specializzata nel repertorio
classico nazionale, ha dedicato questo CD, inciso dall’ottimo marchigiano Stefano Severini, pianista ormai
affermato sulla scena italiana ed europea.
Un’incisione –
realizzata nella sala Fazioli di
Sacile (Pordenone) su un omonimo pianoforte – che consentirà di scoprire un
compositore ingiustamente dimenticato e di apprezzarne la sua formazione
internazionale, la ricchezza melodica e armonica dei suoi brani e la sua
scrittura pianistica, tecnicamente molto complessa (di chiara ascendenza
lisztiana). Un’iniziativa lodevole, che scaturisce anche da un interesse
mostrato verso il compositore calabrese dai mercati orientali (Cina e Giappone),
grazie alla diffusione della sua musica che le “Giornate rendaniane” di Carolei
hanno compiuto on-line.
Stefano Severini si
dimostra interprete attento e sapiente; mette in luce, grazie a una tecnica
notevole, il virtuosismo arduo e complesso di alcuni brani, ma, allo stesso
tempo, grazie a un bel tocco, alla musicalità raffinata e al piacere evidente di
suonare questi brani, il sentimentalismo di alcune pagine, la varietà ritmica e
melodica di altre, l’eclettismo e i toni a volte ironici, a volte malinconici.
La riscoperta
importante di un compositore, stimato tra gli altri da Franz Liszt, Anton
Rubinstein e Hans von Bülow e l’incontro con un elegante pianista che, ne siamo
certi, ci sorprenderà ancora con iniziative interessanti e
apprezzabili.
Adriana
Benignetti