sabato 8 luglio 2017

“L’oblio” di Claude Debussy

da Il signor Croche antidilettante

Claude Debussy 
(Saint-Germain-en-Laye, 1862 - Parigi, 1918)
(Foto: last.fm)
Certi morti sono davvero tropo discreti, e aspettano troppo a lungo la malinconica riparazione della gloria postuma. Per sollevare il velo della morte c’è bisogno di mani scrupolose, mentre di solito, le esumazioni sono eseguite da mani maldestre o sospettose, le quali, guidate da un volgare segreto egoismo, lasciano ricadere nell’oblio quei poveri fiori funebri. 




A dire il vero, quel monumento di gloria che è Johann Sebastian Bach ci nasconde Händel: di lui ignoriamo infatti gli oratori, più numerosi dei granelli di sabbia nel mare; come tra questi, anche qui vi sono più sassi che perle; cionondimeno è certo che, con gusto e pazienza, vi si potrebbero trovare molte cose interessanti.

Un altro maestro (per il quale l’oblio è senza riserve), Alessandro Scarlatti, fondatore della Scuola Napoletana, è davvero stupefacente per il numero e la varietà delle sue composizioni. Par di sognare constatando come, nato nel 1659 [In realtà Alessandro Scarlatti nacque nel 1660, n.d.r.], verso il 1715 avesse già scritto più di centosei opere! Senza contare quant’altro si può scrivere in musica. Signore! Quali doni doveva possedere quest’uomo e come poteva trovare il tempo per vivere? Di lui conosciamo una Passione secondo Giovanni che è un piccolo capolavoro di grazia primitiva, in cui la scrittura dei cori ha il colore dell’oro pallido che tanto delicatamente contorna il profilo delle Madonne negli affreschi dell’epoca. È una musica molto meno faticosa da ascoltare che non  L’oro del Reno, e la quieta emozione che ne emana è dolcemente confortante. Non so come quest’uomo trovò il tempo d’avere un figlio e farne un celebre clavicembalista, apprezzato ancor oggi con il nome di Domenico Scarlatti. Ve ne sono altri ancora… Tranquillizzatevi, non ho intenzione di dare il mio contributo alla storia della musica. Volevo soltanto insinuare che forse si ha il torto di eseguire sempre le stesse cose, facendo così credere a tante oneste persone che la musica sia nata ieri, mentre ha un Passato di cui si dovrebbero smuovere le ceneri: esse contengono quella fiamma inestinguibile alla quale il nostro Presente dovrà sempre una parte del suo splendore.

(Claude Debussy, Il signor Croche antidilettante, a cura di Valerio Magrelli, Adelphi Edizioni, Milano 2003)

Adriana Benignetti