Lunedì 27 gennaio alle ore 21.00, il pianista Piotr Anderszewski
sarà il protagonista, al
Conservatorio di Milano, del prossimo appuntamento della Stagione 2016/2017 di
Serate Musicali
“Scoperto”
per l’Italia da “Serate Musicali” e ospite per la XVI volta dell’associazione
musicale milanese Piotr Anderszewski sarà il protagonista del prossimo
appuntamento della Stagione 2016/2017, lunedì
27 gennaio alle ore 21.00. In programma musiche di Mozart, Janáček e Chopin.
Lunedì 27 gennaio 2017 ore 21.00
Sala
Verdi, Conservatorio di Milano via Conservatorio 12
Pianista PIOTR
ANDERSZEWSKI
WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791)
Fantasia in do minore K 475
Adagio;
Allegro; Andantino; Più Allegro; Tempo primo
Sonata
in do minore K 457
Allegro;
Adagio; Molto allegro
LEOS
JANACEK (1854-1928)
Sul
sentiero erboso (Libro II)
Andante; Allegretto - Presto; Più mosso; Vivo; Allegro -
Adagio
FREDERIC
CHOPIN (1810-1849)
Tre Mazurche
op. 59
n. 1 in
la minore; n. 2 in la bemolle maggiore; n. 3 in fa diesis minore
Polacca
- Fantasia in la bemolle maggiore op. 61
Allegro
maestoso
Biglietti: Intero € 20 - Ridotto
€ 15,00
Per biglietti
scontati (€ 10) scrivere a: [email protected]
Piotr Anderszewski ha tenuto récitals al Barbican Centre e alla Royal
Festival Hall di Londra, al Wiener Konzerthaus, alla Carnegie Hall e nella Sala
del Mariinsky di San Pietroburgo. Ha suonato con Berliner Philharmoniker,
Orchestre Sinfoniche di Chicago e Londra, Philadelphia Orchestra e Royal Concertgebouw
Orchestra. Ha tenuto numerosi concerti dirigendo dal pianoforte con la Scottish
Chamber Orchestra, la Sinfonia Varsovia e la Deutsche Kammerphilharmonie di
Brema. Dal 2000 è artista esclusivo della Warner Classics/Erato, per la quale
ha inciso le Variazioni Diabelli di
Beethoven (Choc de la Musique ed ECHO KLASSIK Prize). Le affinità con la musica del suo compatriota Szymanowski,
sono testimoniate da un’incisione delle composizioni per pianoforte solo, CD premiato
con il Gramophone Award. Il CD dedicato a Schumann è stato premiato con l’ECHO KLASSIK
e due BBC Music Magazine Award, incluso il Premio “Disco dell’anno. L’ultimo CD
pubblicato, Suites inglesi di Bach nr 1, 3 e 5 ha vinto il Gramophone e
l’ECHO Awards. Nel corso della carriera ha ricevuto numerosi premi
internazionali, fra cui il Gilmore Prize, assegnato ogni quattro anni a un
pianista di talento straordinario. É stato protagonista di due documentari del
regista Bruno Monsaingeon per ARTE: Piotr
Anderszewski plays the Diabelli Variations, 2001 e Piotr Anderszewski, Voyageur
in tranquille, 2008. Quest’ultimo indaga sulle radici polacco-ungheresi di
Anderszewski e sul suo pensiero musicale. Fra i principali impegni della
stagione 2016/17: concerti con la Chamber Orchestra of Europe, la Staatskapelle
di Berlino e la Camerata Salzburg. Suonerà in récital alla Carnegie Hall, alla
Tonhalle di Zurigo, al Teatro degli Champs Elysées a Parigi. Nella primavera
2017 farà una tournée europea con il violinista Nikolaj Znaider con il quale sarà ospite di Serate Musicali il
prossimo 20 marzo.
Il programma (dal
libretto di sala)
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Fantasia in do minore K 475
Datata 20 maggio 1785, la Fantasia in do minore K. 475, di gran
lunga la più ampia delle tre, inizia con un intenso e pensoso Adagio denso di cromatismi che dopo poco
si apre a un canto nobile e pacato in re maggiore. L'atmosfera muta bruscamente
in un affannoso e agitato Allegro in
do minore che culmina in una vertiginosa scala cromatica ascendente attraverso
quattro ottave della tastiera per sfociare in un delicato ma inquieto Andantino, ultima oasi di raccoglimento
lirico prima dell'esplosione di un violentissimo Più Allegro che si va gradualmente placando fino al ritorno
dell'idea che aveva aperto il brano (Tempo
primo), leggermente modificata in chiave conclusiva. Ma proprio quando
sembra ormai destinata a spegnersi sommessamente nel registro grave della
tastiera, la Fantasia ha un'ultima
impennata e si chiude perentoriamente con tre rabbiose scale ascendenti di do
minore in forte. Le stesse con cui Beethoven, circa quindici anni dopo, avrebbe
fatto irrompere il pianoforte nel suo Terzo
Concerto.
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Sonata in do minore K 457
La Sonata
in do minore K. 457 venne pubblicata nel dicembre 1785 insieme alla Fantasia in do minore K. 475 nonostante fosse stata completata oltre un anno
prima (14 ottobre 1784). Per questo motivo deve essere ritenuta un lavoro del
tutto autonomo dalla più tarda Fantasia
K. 475 (20 maggio 1785). Si tratta dunque di una vera Sonata da concerto,
che mostra al più alto grado la maestria di Mozart nel dominare anche sulla
tastiera le categorie espressive del pathos e del fatalismo, sfruttando tutte
le peculiarità tecniche del pianoforte. Dopo un teso e drammatico Molto Allegro di apertura - che però si
chiude sorprendentemente sfumando in pianissimo, con un'invenzione
straordinaria che poco dopo Mozart avrebbe ripreso nel Concerto K. 491, scritto
nella medesima tonalità di do minore - e un cantabile e affettuoso Adagio - che contiene all'interno
un'anticipazione pressoché letterale del tema del celebre secondo tempo della Sonata in do minore "Patetica" di
Beethoven - la Sonata si conclude, riavvicinandosi maggiormente anche nella
scrittura al carattere delle Fantasie, con lo splendido Assai Allegro, attraversato da una continua agitazione, che con le
sue frequenti sincopi, i contrasti dinamici e di registro, le molte lunghe
interruzioni provocate da accordi, o addirittura intere battute di pausa,
sormontati da punti coronati, sembra evocare le inquietanti atmosfere del Concerto in re minore K. 466 che avrebbe
visto la luce meno di quattro mesi dopo.
LEOS JANACEK
Sul sentiero erboso
(Libro II)
«Artista originale e ribelle, folclorista
tragico e problematico, operista della natura e degli infelici», come lo ha
definito il musicologo Franco Pulcini. Janacek, come già avevano fatto Dvorak e
Smetana in Boemia, divenne un autore assai sensibile alla rinascita del
patrimonio musicale della sua regione, la Moravia, ugualmente a Kodàly e
Bartòk, dei quali parzialmente può considerarsi un precursore, fu un convinto
assertore dell’uso del folcklore come inestimabile risorsa per la composizione.
Meritevole di una riscoperta è il capitolo dei suoi lavori per pianoforte,
correlato come gran parte della sua produzione alla ricerca delle radici
etnico-naturalistiche del linguaggio musicale: ad esempio, nel tentativo di
imitare, nei valori ritmici, il canto degli uccelli, come farà pochi decenni
più tardi anche Messiaen. I brani in programma questa sera appartengono alla
raccolta Sul sentiero erboso (1902 -
1908, traducibile anche Sul sentiero di rovi), un quaderno di ricordi
personali, permeato di un lirismo quasi schumanniano. Nell'insieme l'antologia
si compone di quindici pezzi, sette dei quali furono scritti per armonium e
pubblicati appositamente sotto il titolo di Melodie
slave. In generale vi domina una dimensione onirica e sognante con
allusioni alla natura purificatrice e allo spirito slavo, anche se i brani
scritti dopo il 1903 riflettono la tragica esperienza della morte della figlia
Olga, spentasi a ventun anni per una febbre tifoidea. Le pagine del primo libro
hanno titoli rasserenanti: Le nostre
sere, Una foglia portata via dal vento, Venite con noi, La Vergine di Frydek,
Le ragazze cinguettavano come rondini, La mancanza di discorso, Buona notte,
Indicibile ansietà, In lagrime, Il corvo non è andato via. Il Secondo
libro, eseguito questa sera, è composto di cinque brani aggiunti al primo,
senza sottotitoli ma solo con indicazioni dinamiche: Andante in mi bemolle maggiore; Allegretto
in sol bemolle maggiore; Più mosso in
si minore; Allegro in do minore; Vivo in mi bemolle maggiore.
FREDERIC CHOPIN
Tre Mazurche op. 59: n. 1 in la minore; n. 2 in la bemolle
maggiore; n. 3 in fa diesis minore
La mazur o mazurek (il termine più usato di mazurka è in realtà di origine russa) è una
danza popolare polacca risalente all'inizio del Cinquecento e prende il nome
dalla Mazowia, la regione di Varsavia; è di andamento abbastanza veloce in
tempo ternario, con l'accento principale generalmente spostato sui tempi deboli
della battuta, e più particolarmente sul secondo. Molto diffusa a livello
popolare, nel corso del Seicento fu accolta fra le danze di corte e verso la
fine del Settecento si diffuse in Russia e in Europa come danza di sala,
subendo un graduale processo di trasformazione che ne smussò i tratti più
popolareggianti senza tuttavia intaccarne le caratteristiche essenziali. Le 3 Mazurche op. 59 - n. 1 in la minore
(Moderato), n. 2 in la bemolle maggiore (Allegretto), n. 3 in fa diesis minore
(Vivace) - furono pubblicate da Stern & Co. a Berlino e da Wessel a
Londra alla fine del 1845 e poi da Brandus a Parigi nel marzo del 1846. Un
particolare curioso è che l'op. 59 è l'unica raccolta di Mazurche pubblicata da
Chopin durante la sua vita a essere apparsa senza dedica. Anche le Mazurche
testimoniano perfettamente quello «sviluppo coerente verso la massima
complessità a partire dalla forma fondamentale che è estremamente semplice»
individuato da Nietzsche nell'arte di Chopin: nell'op. 59 il modello base (anche
in questo caso una semplice forma A-B-A) viene arricchito dal musicista polacco
con brevi sezioni di transizione, mentre il suo pianismo si colora di una
fantasia armonica - specie nella n. 3 - quasi visionaria.
FREDERIC CHOPIN
Polacca - Fantasia in
la bemolle maggiore op. 61
La
Polacca-Fantasia op. 61, è l’ultima Polacca di Chopin, composta nel 1845 e
pubblicata l'anno seguente. In una lettera indirizzata alla famiglia nel
dicembre 1845 Chopin scriveva: «Ora vorrei terminare una Sonata per
violoncello, una Barcarola e qualche cosa ancora che non so come intitolare»;
egli stesso si trovava dunque indeciso sul termine adatto per definire la sua
composizione più audace, risolvendosi
poi per un doppio titolo, quello appunto di Polacca-Fantasia,
che giustificasse la particolare libertà della forma. L'enunciazione del tema
principale preparato dal caratteristico ritmo di fanfara, l'unico elemento che
rimandi alle Polacche precedenti, è fatta precedere da una introduzione
misteriosa dal carattere di doloroso recitativo. Nella Polacca-Fantasia sono isolabili tre figure melodiche dominanti,
collegate da una fitta rete di relazioni: la prima in la bemolle maggiore (Allegro maestoso) incisiva e guerresca, la
seconda in si maggiore (Poco più lento)
cullante e dolcissima, la terza, interrotta da sette straordinarie misure di
pura invenzione timbrica nel sovrapporsi di trilli e dalla ripresa dell'incipit
dell'introduzione, ha infine un tono malinconico e appassionato. La pagina
acquista così una possibile struttura tripartita con una prima parte marziale e
imperiosa, una sezione centrale più lenta, quasi improvvisatoria e una terza
che vede la ripresa variata da uno scalpitante ritmo puntato di ottave nella sinistra,
fino a spengersi in un trillo del basso, con funzione di pedale conclusivo.
Adriana Benignetti