mercoledì 18 gennaio 2017

Piotr Anderszewski per “Serate Musicali”

Lunedì 27 gennaio alle ore 21.00, il pianista Piotr Anderszewski sarà il protagonista, al Conservatorio di Milano, del prossimo appuntamento della Stagione 2016/2017 di Serate Musicali

“Scoperto” per l’Italia da “Serate Musicali” e ospite per la XVI volta dell’associazione musicale milanese Piotr Anderszewski sarà il protagonista del prossimo appuntamento della Stagione 2016/2017, lunedì 27 gennaio alle ore 21.00. In programma musiche di Mozart, Janáček e Chopin.




Lunedì 27 gennaio 2017 ore 21.00
Sala Verdi, Conservatorio di Milano via Conservatorio 12

Pianista PIOTR ANDERSZEWSKI

WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791)
Fantasia in do minore K 475
Adagio; Allegro; Andantino; Più Allegro; Tempo primo
Sonata in do minore K 457
Allegro; Adagio; Molto allegro

LEOS JANACEK (1854-1928)
Sul sentiero erboso (Libro II)
Andante; Allegretto - Presto; Più mosso; Vivo; Allegro - Adagio

FREDERIC CHOPIN (1810-1849)
Tre Mazurche op. 59
n. 1 in la minore; n. 2 in la bemolle maggiore; n. 3 in fa diesis minore
Polacca - Fantasia in la bemolle maggiore op. 61
Allegro maestoso

Biglietti: Intero € 20 - Ridotto € 15,00
Per biglietti scontati (€ 10) scrivere a: [email protected]

Piotr Anderszewski ha tenuto récitals al Barbican Centre e alla Royal Festival Hall di Londra, al Wiener Konzerthaus, alla Carnegie Hall e nella Sala del Mariinsky di San Pietroburgo. Ha suonato con Berliner Philharmoniker, Orchestre Sinfoniche di Chicago e Londra, Philadelphia Orchestra e Royal Concertgebouw Orchestra. Ha tenuto numerosi concerti dirigendo dal pianoforte con la Scottish Chamber Orchestra, la Sinfonia Varsovia e la Deutsche Kammerphilharmonie di Brema. Dal 2000 è artista esclusivo della Warner Classics/Erato, per la quale ha inciso le Variazioni Diabelli di Beethoven (Choc de la Musique ed ECHO KLASSIK Prize).  Le affinità con la musica del suo compatriota Szymanowski, sono testimoniate da un’incisione delle composizioni per pianoforte solo, CD premiato con il Gramophone Award. Il CD dedicato a Schumann è stato premiato con l’ECHO KLASSIK e due BBC Music Magazine Award, incluso il Premio “Disco dell’anno. L’ultimo CD pubblicato, Suites inglesi di Bach nr 1, 3 e 5 ha vinto il Gramophone e l’ECHO Awards. Nel corso della carriera ha ricevuto numerosi premi internazionali, fra cui il Gilmore Prize, assegnato ogni quattro anni a un pianista di talento straordinario. É stato protagonista di due documentari del regista Bruno Monsaingeon per ARTE: Piotr Anderszewski plays the Diabelli Variations, 2001 e Piotr Anderszewski, Voyageur in tranquille, 2008. Quest’ultimo indaga sulle radici polacco-ungheresi di Anderszewski e sul suo pensiero musicale. Fra i principali impegni della stagione 2016/17: concerti con la Chamber Orchestra of Europe, la Staatskapelle di Berlino e la Camerata Salzburg. Suonerà in récital alla Carnegie Hall, alla Tonhalle di Zurigo, al Teatro degli Champs Elysées a Parigi. Nella primavera 2017 farà una tournée europea con il violinista Nikolaj Znaider con il quale sarà ospite di Serate Musicali il prossimo 20 marzo.

Il programma (dal libretto di sala)

WOLFGANG AMADEUS MOZART
Fantasia in do minore K 475
Datata 20 maggio 1785, la Fantasia in do minore K. 475, di gran lunga la più ampia delle tre, inizia con un intenso e pensoso Adagio denso di cromatismi che dopo poco si apre a un canto nobile e pacato in re maggiore. L'atmosfera muta bruscamente in un affannoso e agitato Allegro in do minore che culmina in una vertiginosa scala cromatica ascendente attraverso quattro ottave della tastiera per sfociare in un delicato ma inquieto Andantino, ultima oasi di raccoglimento lirico prima dell'esplosione di un violentissimo Più Allegro che si va gradualmente placando fino al ritorno dell'idea che aveva aperto il brano (Tempo primo), leggermente modificata in chiave conclusiva. Ma proprio quando sembra ormai destinata a spegnersi sommessamente nel registro grave della tastiera, la Fantasia ha un'ultima impennata e si chiude perentoriamente con tre rabbiose scale ascendenti di do minore in forte. Le stesse con cui Beethoven, circa quindici anni dopo, avrebbe fatto irrompere il pianoforte nel suo Terzo Concerto.

WOLFGANG AMADEUS MOZART
Sonata in do minore K 457
La Sonata in do minore K. 457 venne pubblicata nel dicembre 1785 insieme alla Fantasia in do minore K. 475 nonostante fosse stata completata oltre un anno prima (14 ottobre 1784). Per questo motivo deve essere ritenuta un lavoro del tutto autonomo dalla più tarda Fantasia K. 475 (20 maggio 1785). Si tratta dunque di una vera Sonata da concerto, che mostra al più alto grado la maestria di Mozart nel dominare anche sulla tastiera le categorie espressive del pathos e del fatalismo, sfruttando tutte le peculiarità tecniche del pianoforte. Dopo un teso e drammatico Molto Allegro di apertura - che però si chiude sorprendentemente sfumando in pianissimo, con un'invenzione straordinaria che poco dopo Mozart avrebbe ripreso nel Concerto K. 491, scritto nella medesima tonalità di do minore - e un cantabile e affettuoso Adagio - che contiene all'interno un'anticipazione pressoché letterale del tema del celebre secondo tempo della Sonata in do minore "Patetica" di Beethoven - la Sonata si conclude, riavvicinandosi maggiormente anche nella scrittura al carattere delle Fantasie, con lo splendido Assai Allegro, attraversato da una continua agitazione, che con le sue frequenti sincopi, i contrasti dinamici e di registro, le molte lunghe interruzioni provocate da accordi, o addirittura intere battute di pausa, sormontati da punti coronati, sembra evocare le inquietanti atmosfere del Concerto in re minore K. 466 che avrebbe visto la luce meno di quattro mesi dopo.

LEOS JANACEK
Sul sentiero erboso (Libro II)
«Artista originale e ribelle, folclorista tragico e problematico, operista della natura e degli infelici», come lo ha definito il musicologo Franco Pulcini. Janacek, come già avevano fatto Dvorak e Smetana in Boemia, divenne un autore assai sensibile alla rinascita del patrimonio musicale della sua regione, la Moravia, ugualmente a Kodàly e Bartòk, dei quali parzialmente può considerarsi un precursore, fu un convinto assertore dell’uso del folcklore come inestimabile risorsa per la composizione. Meritevole di una riscoperta è il capitolo dei suoi lavori per pianoforte, correlato come gran parte della sua produzione alla ricerca delle radici etnico-naturalistiche del linguaggio musicale: ad esempio, nel tentativo di imitare, nei valori ritmici, il canto degli uccelli, come farà pochi decenni più tardi anche Messiaen. I brani in programma questa sera appartengono alla raccolta Sul sentiero erboso (1902 - 1908, traducibile anche Sul sentiero di rovi), un quaderno di ricordi personali, permeato di un lirismo quasi schumanniano. Nell'insieme l'antologia si compone di quindici pezzi, sette dei quali furono scritti per armonium e pubblicati appositamente sotto il titolo di Melodie slave. In generale vi domina una dimensione onirica e sognante con allusioni alla natura purificatrice e allo spirito slavo, anche se i brani scritti dopo il 1903 riflettono la tragica esperienza della morte della figlia Olga, spentasi a ventun anni per una febbre tifoidea. Le pagine del primo libro hanno titoli rasserenanti: Le nostre sere, Una foglia portata via dal vento, Venite con noi, La Vergine di Frydek, Le ragazze cinguettavano come rondini, La mancanza di discorso, Buona notte, Indicibile ansietà, In lagrime, Il corvo non è andato via. Il Secondo libro, eseguito questa sera, è composto di cinque brani aggiunti al primo, senza sottotitoli ma solo con indicazioni dinamiche: Andante in mi bemolle maggiore; Allegretto in sol bemolle maggiore; Più mosso in si minore; Allegro in do minore; Vivo in mi bemolle maggiore.

FREDERIC CHOPIN
Tre Mazurche op. 59: n. 1 in la minore; n. 2 in la bemolle maggiore; n. 3 in fa diesis minore
La mazur o mazurek (il termine più usato di mazurka è in realtà di origine russa) è una danza popolare polacca risalente all'inizio del Cinquecento e prende il nome dalla Mazowia, la regione di Varsavia; è di andamento abbastanza veloce in tempo ternario, con l'accento principale generalmente spostato sui tempi deboli della battuta, e più particolarmente sul secondo. Molto diffusa a livello popolare, nel corso del Seicento fu accolta fra le danze di corte e verso la fine del Settecento si diffuse in Russia e in Europa come danza di sala, subendo un graduale processo di trasformazione che ne smussò i tratti più popolareggianti senza tuttavia intaccarne le caratteristiche essenziali. Le 3 Mazurche op. 59 - n. 1 in la minore (Moderato), n. 2 in la bemolle maggiore (Allegretto), n. 3 in fa diesis minore (Vivace) - furono pubblicate da Stern & Co. a Berlino e da Wessel a Londra alla fine del 1845 e poi da Brandus a Parigi nel marzo del 1846. Un particolare curioso è che l'op. 59 è l'unica raccolta di Mazurche pubblicata da Chopin durante la sua vita a essere apparsa senza dedica. Anche le Mazurche testimoniano perfettamente quello «sviluppo coerente verso la massima complessità a partire dalla forma fondamentale che è estremamente semplice» individuato da Nietzsche nell'arte di Chopin: nell'op. 59 il modello base (anche in questo caso una semplice forma A-B-A) viene arricchito dal musicista polacco con brevi sezioni di transizione, mentre il suo pianismo si colora di una fantasia armonica - specie nella n. 3 - quasi visionaria.

FREDERIC CHOPIN
Polacca - Fantasia in la bemolle maggiore op. 61
La Polacca-Fantasia op. 61, è l’ultima Polacca di Chopin, composta nel 1845 e pubblicata l'anno seguente. In una lettera indirizzata alla famiglia nel dicembre 1845 Chopin scriveva: «Ora vorrei terminare una Sonata per violoncello, una Barcarola e qualche cosa ancora che non so come intitolare»; egli stesso si trovava dunque indeciso sul termine adatto per definire la sua composizione più audace,  risolvendosi poi per un doppio titolo, quello appunto di Polacca-Fantasia, che giustificasse la particolare libertà della forma. L'enunciazione del tema principale preparato dal caratteristico ritmo di fanfara, l'unico elemento che rimandi alle Polacche precedenti, è fatta precedere da una introduzione misteriosa dal carattere di doloroso recitativo. Nella Polacca-Fantasia sono isolabili tre figure melodiche dominanti, collegate da una fitta rete di relazioni: la prima in la bemolle maggiore (Allegro maestoso) incisiva e guerresca, la seconda in si maggiore (Poco più lento) cullante e dolcissima, la terza, interrotta da sette straordinarie misure di pura invenzione timbrica nel sovrapporsi di trilli e dalla ripresa dell'incipit dell'introduzione, ha infine un tono malinconico e appassionato. La pagina acquista così una possibile struttura tripartita con una prima parte marziale e imperiosa, una sezione centrale più lenta, quasi improvvisatoria e una terza che vede la ripresa variata da uno scalpitante ritmo puntato di ottave nella sinistra, fino a spengersi in un trillo del basso, con funzione di pedale conclusivo.



Adriana Benignetti