Lunedì 16 maggio alle ore 21.00, il pianista – nel doppio ruolo di
solista e direttore – e l’Orchestra I Pomeriggi Musicali saranno al
Conservatorio “G. Verdi” di Milano per la Stagione Concertistica di “Serate
Musicali”
(Foto: Cecopato) |
Si
aprirà con Schubert (con l’esecuzione di 3 dai Six moments musicaux D 780 op. 94 per pianoforte solo)
il concerto di lunedì 16 maggio alle ore
21.00 al Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Concerto che rappresenterà per Alexander Lonquich, impegnato nella
doppia veste di solista e direttore, l'ultima tappa dell’integrale dei
concerti pianistici di Beethoven a Milano, con il Concerto
per pianoforte n. 4 In sol maggiore op. 58.
A completare la serata, che vedrà protagonista sul palco con Lonquich l’Orchestra I
Pomeriggi Musicali, la Sinfonia n. 4 in
la maggiore op. 90, detta “Italiana” di Mendelssohn.
Lunedì, 16 maggio
2016 - ore 21.00
SERIE «FESTIVAL
OMAGGIO A MILANO» 2016
ORCHESTRA I POMERIGGI
MUSICALI
Pianista ALEXANDER LONQUICH
Sala Verdi del
Conservatorio “G. Verdi” di Milano
Via Conservatorio 12,
Milano
FRANZ SCHUBERT (1797-1828)
DA “SIX MOMENTS MUSICAUX” D 780 (OP. 94) PER
PIANOFORTE SOLO:
n. 1 Moderato (do maggiore); n. 2 Andantino
(la bemolle maggiore); n. 4 Moderato (do diesis minore)
FELIX MENDELSSOHN (1809-1847)
SINFONIA N. 4 IN LA MAGGIORE OP. 90, DETTA
“ITALIANA”
Allegro vivace (la maggiore); Andante con moto (re
minore); Con modo moderato (la maggiore); Saltarello. Presto (la minore)
LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)
CONCERTO PER PIANOFORTE N. 4 IN SOL MAGGIORE
OP. 58
Allegro moderato; Andante con moto (mi minore); Rondò.
Vivace
Biglietti:
€ 30,00 Ridotto: € 25
Per biglietti scontati scrivi a: [email protected]
Il
programma (tratto dal libretto di sala)
FRANZ SCHUBERT- DA “SIX MOMENTS MUSICAUX” D 780 (OP. 94)
PER
PIANOFORTE SOLO: N. 1; N. 2; N. 4
I
Momenti Musicali appartengono alla fase più avanzata della parabola
creativa di Schubert, essendo stati composti fra il 1823 e il 1828. Non è
chiaro fino a che punto debbano considerarsi un’opera unitaria e non un
accostamento di brevi pagine pianistiche riunite in un unico titolo per ragioni
puramente editoriali. Di certo la coerenza nella successione delle tonalità con
i rapporti di terza discendente fra i primi quattro pezzi e l’accoppiamento di
due tonalità complementari (fa minore e la bemolle maggiore) negli ultimi due,
costituisce un filo di collegamento non indifferente in un contesto di
apparente discontinuità. Tutti i brani, alcuni dei quali celeberrimi e
giustamente considerati all'origine della grande fioritura romantica del
cosiddetto “foglio d’album” pianistico, seguono con diverse articolazioni la
forma tripartita, nel segno prevalente ma non esclusivo di un pianismo delicatamente
intimistico. Nel primo, Moderato in do maggiore, è singolare la scarna
asciuttezza della linea melodica, priva di sostegno armonico, come in un
disegno a matita. Il successivo Andantino è una delle perle della
raccolta, con le fascinose nuances armoniche del “tenero” la bemolle maggiore.
Il Moderato, n. 4 in do diesis minore, con il suo severo colorito
bachiano interrotto da una dolce melodia di sapore popolaresco, è stato
acutamente paragonato da Massimo Mila a un'ostrica che racchiude una splendida
perla.
FELIX
MENDELSSOHN - SINFONIA N. 4 IN LA MAGGIORE OP. 90, DETTA “ITALIANA”
Le
più conosciute, organiche e personali Sinfonie di Mendelssohn sono la quarta e
la terza e sebbene la Sinfonia Italiana (1833) preceda di una decina
d’anni la “Scozzese” (1843) è noto che le due composizioni furono abbozzate
nello stesso periodo, cioè durante il soggiorno dell'autore in Italia
(1830-1831). Senonché, una volta a contatto con la natura, le canzoni popolari
e le caratteristiche dell'ambiente italiano, Mendelssohn si tuffò
esclusivamente nel lavoro dei quattro tempi della Quarta Sinfonia, tanto
che in una lettera del 21 febbraio del 1831, scritta da Roma, il musicista così
si esprimeva: «Essa procede alacremente; è il lavoro più gaio che io abbia mai
finora composto, specialmente nel Finale. Niente ancora ho deciso per il tempo
lento; forse dovrò aspettare di essere a Napoli per compierlo». La Sinfonia fu
eseguita nel maggio del 1833 dalla Filarmonica di Londra diretta dallo stesso
autore e fu accolta in modo molto lusinghiero, suscitando però sin da allora e
per molto tempo ancora diverse discussioni in sede critica circa la
classificazione dell’opera nel genere romantico o classico. Discussione piuttosto
artificiosa e completamente superata, perché questa Sinfonia è l’espressione di
un felicissimo equilibrio spirituale, in cui i termini di “classico” e di
“romantico” si fondono e si integrano magnificamente in una sintesi di vivaci
colori mediterranei e di autunnali sentimenti nordici. Il carattere della
Sinfonia si rivela subito nello slancio e nella spontaneità dell’Allegro iniziale,
che si apre con un attacco risoluto e giovanile enunciato rispettivamente dagli
archi e dagli strumenti a fiato. Subentra il secondo tema in mi più dolcemente
disteso, esposto dai clarinetti e dai fagotti e poi dai flauti e dagli oboi con
un sostegno degli archi: i vari motivi si incrociano quindi fra di loro e nella
riesposizione degli elementi tematici la seconda idea viene proposta dalle
viole e dai violoncelli, mentre l’accompagnamento passa ai flauti e ai
clarinetti. Si impongono di nuovo gli strumenti a fiato in un atteggiamento di
fanfara, fino a cedere il passo agli archi che riassumono e concludono
brillantemente il tempo. L’Andante con moto è una canzone di nostalgica
malinconia che il critico musicale Camille Bellaigue definì come «un richiamo
del “Genio” della Germania, che viene qui a cogliere e a strappare il giovane
musicista tedesco da impressioni troppo italiane». Il tema principale esposto
dalle viole all’unisono con gli oboi e i fagotti, si alterna con una frase più
dolce e serena dei clarinetti, per concludere, dopo una breve ripresa, in modo
evanescente e sognante. La serenità ritorna nel terzo tempo con l’originale
motivo del Trio dove risuonano corni e fagotti sotto un leggero disegno
di violini e flauti: sembra un’antica scena di caccia nella campagna romana. Il
tempo più caratteristico ed emblematico di tutta la Sinfonia, tale da
riassumere e giustificare il significato del titolo, è il Saltarello finale
che riproduce e rievoca liberamente gli atteggiamenti e le cadenze della
popolare danza romana. Il Tema è vivacissimo e brillante e scorre su un ritmo a
note ripetute in un clima di briosa, spigliata e incandescente animazione.
LUDWIG VAN
BEETHOVEN - CONCERTO N. 4 IN SOL MAGGIORE OP. 58
Dedicato
all'Arciduca Rodolfo d’Austria, il Concerto in sol maggiore op. 58 fu
composto tra il 1805 e la fine del 1806, assieme al Fidelio (prima
versione) e alla Quinta Sinfonia. Fu eseguito la prima volta, con il
compositore al pianoforte, nel marzo 1807, a palazzo Lobkowitz e quindi in
pubblico il 22 dicembre 1808 al Teatro An der Wien. Tornando al genere
concertistico dopo un intervallo di cinque anni, Beethoven rivoluziona i
tradizionali rapporti fra solista e orchestra, in particolare muovendo con
imprevedibile fantasia lo schema della doppia esposizione (prima da parte
dell'orchestra, poi da questa assieme al solista) cara al concerto classico.
Nel Quarto Concerto è il pianoforte che da solo espone - quasi
preludiando - il primo Tema, ripreso poi dall'orchestra,secondo le leggi dello
sviluppo tematico fissate una volta per sempre nella Quinta Sinfonia. Ma
sotto lo stimolo dello strumento prediletto, il pianoforte, si trovano spunti
divergenti che nella logica delle Sinfonie non potevano trovare posto,
anticipazioni dell’intimismo di Schubert, estrapolazioni liriche di schietto
segno romantico, lievitazioni poetiche dell’ornamentazione (scale e trilli):
sicché questo primo movimento (Allegro moderato), nel quale non si fa
mai uso dei timpani in piena creatività “eroica” e sinfonica, anticipa il clima
meno perentorio e più disponibile all’indugio momentaneo dei decenni
posteriori. Emblematico invece del Beethoven centrale è l’Andante con moto,
un urto frontale tra due mondi incomunicabili: la violenza dell'orchestra
(archi soli) e il raccoglimento poetico del pianoforte con il suo andamento da
“Corale”. La tensione quasi traumatica della pagina si dissolve nel Finale (Vivace),
un Rondò mescolato con la forma-sonata di sovrana eleganza, che
ribadisce l’originalità di tutto il Concerto nel frequente, liberatorio,
impiego solistico di strumenti in dialogo con il pianoforte.
27
novembre 1945, ore 17.30: al Teatro Nuovo di Milano debutta l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In programma Mozart e Beethoven accostati a
Stravinskij e Prokofiev. Nell’immediato dopoguerra, nel pieno fervore della
ricostruzione, l’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale
Ferdinando Ballo lanciano la nuova formazione con un progetto di straordinaria
attualità: dare alla città un’orchestra da camera con un solido repertorio
classico e una specifica vocazione alla contemporaneità. Il successo è
immediato e l’Orchestra contribuisce notevolmente alla divulgazione popolare in
Italia della musica dei grandi del Novecento censurati durante la dittatura
fascista: Stravinskij, Hindemith, Webern, Berg, Poulenc, Honegger, Copland,
Yves, Français. I Pomeriggi Musicali avviano, inoltre, una tenace attività di
commissione musicale. Per i Pomeriggi compongono infatti Casella, Dallapiccola,
Ghedini, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti, Respighi. Questa scelta
programmatica si consolida nel rapporto con i compositori delle leve
successive: Berio, Bussotti, Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon,
Maderna, Mannino, Manzoni, Margola, Pennisi, Testi, Tutino, Panni, Fedele, Francesconi,
Vacchi. Oggi I Pomeriggi Musicali contano su un vastissimo repertorio che
include i capolavori del Barocco, del Classicismo e del primo Romanticismo
insieme alla gran parte della musica moderna e contemporanea. Compositori come
Honegger e Hindemith, Pizzetti, Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno
diretto la loro musica sul podio dei Pomeriggi Musicali, che diventano
trampolino di lancio verso la celebrità di tanti giovani artisti. È il caso di
Claudio Abbado, Leonard Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre Boulez, Michele
Campanella, Giuliano Carmignola, Aldo Ceccato, Sergiu Celibidache, Riccardo
Chailly, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Carlo Maria Giulini, Vittorio
Gui, Natalia Gutman, Angela Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander Lonquich, Alexander
Igor Markevitch, Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti, Hermann Scherchen,
Thomas Schippers, Christian Thielemann, Salvatore Accardo, Antonio Ballista,
Arturo Benedetti Michelangeli, Bruno Canino, Dino Ciani, Severino Gazzelloni,
Franco Gulli, Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio
Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi. Tra i Direttori stabili dell’Orchestra,
ricordiamo Nino Sanzogno, il primo, Gianluigi Gelmetti, Giampiero Taverna e
Othmar Maga, per arrivare ai milanesi Daniele Gatti, Antonello Manacorda e Aldo
Ceccato, Direttore Emerito dell’Orchestra. In alcuni casi, la direzione
musicale è stata affiancata da una direzione artistica: in questa veste Italo
Gomez, Carlo Majer, Marcello Panni, Marco Tutino, Gianni Tangucci, Ivan Fedele,
Massimo Collarini e, da luglio 2013, Maurizio Salerno. L’Orchestra I Pomeriggi
Musicali svolge la sua attività principalmente a Milano e nelle città lombarde,
mentre in autunno contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri di Bergamo,
Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia - all’interno del cartellone di Opera
Lombardia - e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala. Invitata nelle
principali stagioni sinfoniche italiane, l’Orchestra è ospite anche delle
maggiori sale da concerto europee. I Pomeriggi Musicali sono una Fondazione
costituita dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di
Milano e da enti privati, riconosciuta dallo Stato come istituzione
concertistico orchestrale e dalla Regione Lombardia come ente primario di produzione
musicale. Sede dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è lo storico Teatro Dal
Verme, sito nel cuore di Milano.
Nato
a Trier in Germania, Alexander Lonquich
ha vinto il Primo Premio al Concorso Casagrande dedicato a Schubert. Da allora
ha tenuto concerti in Giappone, Stati Uniti e nei principali centri musicali
europei. La sua attività lo vede impegnato con Abbado, Sanderling, Koopman,
Krivine, Holliger, Minkowski. Particolare è il rapporto mantenuto con Vègh e la
Camerata Salzburg, di cui è tuttora regolare ospite nella veste di
direttore-solista. Un importante ruolo svolge la sua attività in ambito
cameristico: ha collaborato con Tetzlaff, Bell, H. Schiff, Isserlis, Faust,
Widmann, Pergamenschikov, Holliger, Zimmermann, Altstaedt e Widmann. Ha
ottenuto numerosi riconoscimenti dalla critica internazionale. Nel 2003 ha
formato, con la moglie Cristina Barbuti, un duo pianistico che si esibisce in
Italia, Austria, Svizzera, Germania e Norvegia. Inoltre nei suoi concerti
appare spesso nella doppia veste di pianista e fortepianista spaziando da C.
Ph. E. Bach a Schumann e Chopin. Nel ruolo di direttore-solista collabora
stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova – con cui ha svolto un lavoro
di ricerca e approfondimento tra il 2004 e 2007 sull’integrale dei Concerti per
pianoforte e orchestra di Mozart – e tra le altre con l’Orchestra della Radio
di Francoforte, la Royal Philharmonic Orchestra, la Deutsche
Kammerphilarmonie, la Camerata Salzburg, la Mahler Chamber
Orchestra, l’Orchestre des Champs Elysées e la Filarmonica della
Scala di Milano. Suona regolarmente con l'Accademia Nazionale di Santa
Cecilia, con la quale dalla stagione 2011/12 collabora anche come
direttore-solista. Negli ultimi anni è apparso in tutte le più importanti sale
da concerto italiane: il Carlo Felice di Genova, il Conservatorio e il Teatro
alla Scala di Milano, La Fenice di Venezia, il Regio di Parma, il Conservatorio
di Torino, il Parco della Musica di Roma etc... Ha registrato musiche di
Mozart, Schumann, Schubert, del compositore israeliano Lewensohn e un CD di
musica francese dell’inizio del XX secolo con gli Improptus di Fauré, Gaspard
de la nuit di Ravel e i Préludes di Messiaen. Recentemente ha inciso
la Kreisleriana e la Partita di Holliger. Ai numerosi impegni
concertistici Lonquich ha affiancato un intenso lavoro didattico tenendo
masterclass in Europa, Stati Uniti e Australia. Collabora stabilmente con
l’Accademia Pianistica di Imola, l’Accademia Musicale Chigiana e la Hochschule
für Musik di Colonia. Dalla stagione 2014/15 è Direttore Principale
dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, con la quale suona (anche come
solista) ogni stagione, contribuendo all’ampliamento del repertorio
dell’orchestra. Convinto che il sistema educativo in campo musicale sia da
integrare e in parte da ripensare, Lonquich si è impegnato intensamente nella
conduzione di laboratori teatrali/musicali avvalendosi della collaborazione di
artisti provenienti da linguaggi artistici diversi. Particolarmente cara è
stata l’esperienza del laboratorio Kinderszenen dedicato all’infanzia.
Ospite regolare di Serate Musicali per cui ha eseguito cicli completi.
Adriana Benignetti