Operetta
in tre atti
Musica
Franz
Lehár (Komárom, 30 aprile 1870 – Bad Ischl, 24 ottobre 1948)
Libretto
Viktor Léon [pseudonomo di
Victor Hirschfeld (Senica, 4 gennaio 1858 – Vienna, 23 febbraio
1940)] e Leo Stein [vero nome Leo Rosenstein (Leopoli, 23 febbraio
1861 – Vienna, 28 luglio 1921), dalla commedia L’Attaché d’ambassade di Henri Meilhac (Parigi, 21 febbraio
1831 – Ivi, 6 luglio 1897)
Prima
rappresentazione
Vienna,
Theater an der Wien, 30 dicembre 1905
Personaggi
Il
barone Mirko Zeta, ambasciatore pontevedrino a Parigi (tenore)
Valencienne,
sua moglie (soprano)
Il
conte Danilo Danilowitsch, segretario dell’ambasciata pontevedrina (tenore)
Hanna
Glawari, ricca vedova (soprano)
Camille
de Rossillon (tenore)
Il
visconte Cascada (tenore)
Raoul
de St-Brioche (tenore)
Bogdanowitsch,
console pontevedrino (baritono)
Sylvaine,
sua moglie (soprano)
Kromow,
consigliere dell’ambiascata pontevedrina (tenore)
Olga,
sua moglie (soprano)
Pritschitsch,
colonnello pontevedrino in pensione e addetto militare dell’ambasciata (baritono)
Praskowia,
sua moglie (mezzosoprano)
Njegus,
impiegato di cancelleria dell’ambiasciata pontevedrina (baritono)
Lolo, Dodo, Jou-Jou, Frou-Frou, Clo-Clo e Margot, “grisettes” (soprano)
Un
servitore, parigini, pontevedrini, musicisti, servitori.
La trama
L’azione si
svolge a Parigi nel 1905
Atto I
Salone
del palazzo dell’ambasciata di Pontevedro
Nell’ambasciata
del piccolo ed immaginario regno del Pontevedro fervono i preparativi del ballo
che l’ambasciatore, il barone Mirko Zeta, darà la sera stessa per celebrare il
compleanno del re. Nel corso della festa le coppie si intrecciano: Camille de
Rossillon corteggia Valencienne, moglie dell’ambasciatore, che però non ha il
coraggio di tradire il marito; il visconte Cascada fa la corte alla moglie del
console Bogdanowitch, Silviana; Raoul de St. Brioche corteggia la moglie del
consigliere d’ambasciata Kromow, Olga. Pritschitch, colonnello in pensione, è
succube di sua moglie Praskowia, desiderosa anche lei di improbabili evasioni sentimentali.
Tutti
aspettano l’arrivo di Hanna Glawari, affascinante pontevedrina da poco rimasta
vedova di un ricchissimo banchiere. Il piccolo regno, in pesante crisi
finanziaria, non può lasciarsi sfuggire la sua ingente eredità. Infatti, se la
donna andasse sposa a uno straniero, tutte le ricchezze sarebbero perdute.
Occorre dunque cercare un pretendente nel paese e il conte Danilo Danilowitsch,
primo segretario d’ambasciata, sembra proprio il candidato adatto. Ma il conte
non gradisce questi progetti nuziali e preferisce passare le serate nel famoso
locale parigino “Chéz Maxim’s”.
Valencienne
ha perso il ventaglio sul quale Camille ha scritto la frase “Io ti amo”: lo
ritrova il geloso Kromow, che così sospetta di Olga. Zeta per evitare scandali,
dichiara di averlo regalato lui stesso a sua moglie. Danilo viene presentato ad
Hanna, ma i due scoprono di conoscersi già. Infatti, dieci anni prima, il conte
era innamorato di lei, che allora era una povera contadina: per volontà della
famiglia, che minacciava di diseredarlo, aveva dovuto troncare la relazione. Il
nuovo volto di Hanna lascia adesso Danilo sorpreso ed emozionato, eppure la
sfugge ancora, temendo di essere accusato di agire per interesse. Valencienne
intanto tormenta il povero Camille e cerca di convincerlo a chiedere in sposa
la vedova. In questo modo lei rimarrà una donna onesta e fedele, anche se
infelice.
La
festa volge al termine e le dame scelgono un cavaliere per le danze. Tutti
vorrebbero ballare con Hanna, che rifiuta e sceglie invece Danilo. Il conte
finge disinteresse, annunciando di cedere il privilegio per 100.000 franchi, da
devolvere in beneficenza. Nessuno accetta la proposta. Si fa avanti Camille, ma
ora Valencienne è gelosa e lo obbliga a rinunciare. Il campo resta dunque libero:
un giro di valzer fra Hanna e Danilo suggella il loro rinnovato sentimento.
Atto II
Palazzo di
Hanna Glawari
Nel
giardino del palazzo di Hanna Glawari, gli invitati parigini si congratulano
con la padrona di casa per la festa in costume pontevedrino. Il barone Zeta,
temendo che de Rossillon si innamori della ricca vedova, ma sapendo da Njegus
che ha già un’amante, affida proprio a sua moglie Valencienne il compito di
farlo fuggire con la sconosciuta. Consegna, inoltre, il ventaglio a Njegus,
incaricandolo di capire chi sia la vera proprietaria. Costui, dopo aver
inutilmente cercato di scoprire se il ventaglio appartenga a Olga o a Silviana,
viene aggredito da Praskowia, che equivoca, pensando che la frase “Io vi amo”
sia una dichiarazione d’amore di Njegus a lei.
Giunge
un dispaccio cifrato dal Pontevedro, che sollecita l’ambasciata ad inviare un
rapporto sulla vedova. L’ambasciatore e gli altri funzionari decidono di
riunirsi nel padiglione del giardino per stilare una risposta. Continuano i
pressanti corteggiamenti di Camille, cui Valencienne risponde scrivendo sul
retro del ventaglio la frase “Io sono una donna onesta”: poi finalmente cede ed
accetta di appartarsi con lui proprio nel padiglione. Njegus li vede e, quando
il barone Zeta e gli altri si avvicinano per entrare, in preda al panico li
ferma, spiegando che lì dentro ci sono Camille e una signora.
Kromow
teme sia sua moglie, ma Zeta spia dal buco della serratura e riconosce
Valencienne. Furioso, manda Njegus a chiudere l’uscita secondaria. Njegus
riesce a far fuggire la donna, mentre Hanna accetta di sostituirla per salvare
l’onore della baronessa e far ingelosire così Danilo. Quando il barone ordina
alla coppia di uscire, appaiono Camille e Hanna tra lo sconcerto generale. Per
giunta Hanna sbalordisce tutti annunciando il suo fidanzamento con Camille de
Rossillon, che, per non compromettere Valencienne, lo subisce.
La
festa è conclusa e gli ospiti lasciano la casa, dopo essersi congratulati
freddamente con Hanna. Furioso di gelosia, Danilo va a consolarsi da Maxim’s,
mentre la bella vedova, ormai sicura dell’amore del conte, balla spensierata.
Atto III
Palazzo
di Hanna Glawari.
Nel
giardino del palazzo di Hanna Glawari si svolge un’altra festa, che questa
volta vuole ricreare l’atmosfera di “Chéz Maxim’s”. sono state invitate persino
le vere grisettes del locale, che si
esibiscono in uno scatenato can-can,
a cui si unisce Valencienne. Arriva un altro dispaccio dal Pontevedro: l’oro
della vedova non dovrà uscire dal regno, pena la condanna di tutti i funzionari
dell’ambasciata. Danilo, geloso, tenta di dissuadere Hanna dallo sposare
Camille. Hanna gli confessa di avere sostituito la donna del chiosco solo per
salvarne la reputazione. Finalmente, sulle note di un valzer, i due si
dichiarano il loro amore.
Ritorna
però in scena il ventaglio, di cui non si è ancora trovata la proprietaria.
Tutti gli invitati si chiedono a chi possa appartenere e Zeta dubita della
moglie. Valencienne gli fa però notare che, se da un lato c’è scritto “Io vi
amo”, dall’altro si legge anche “Io sono una donna onesta”. La morale è dunque
salva e la baronessa fa il gran gesto di perdonare il marito, reo di averla
ingiustamente sospettata. La tresca con Camille può così ricominciare…
Nel
frattempo, il visconte Cascada e Raoul de St. Brioche chiedono ancora una volta
la mano della vedova. Ma Hanna informa che nel testamento si dispone, in caso
di nuove nozze, la perdita dell’eredità. Danilo si dichiara allora pronto a
sposarla, proprio perché povera. Hanna, felice, accetta, rassicurando
l’ambasciatore che le finanze del regno sono salve: una seconda clausola del
testamento precisa infatti che l’eredità perduta dalla moglie passerebbe al
nuovo marito.
Tutto
ora è sistemato per il convenzionale lieto fine: Hanna e Danilo possono
abbandonarsi al loro amore.
Fonti:
Dizionario dell'opera 2002 a cura di Piero
Gelli, Baldini&Castoldi, Milano 2001
Adriana Benignetti