L’opéra-comique in
quattro atti di Georges Bizet, su libretto Henri Meilhac e Ludovic Halévy dalla
novella di Prosper Mérimée, sarà in scena a marzo e a giugno per un totale di 8
rappresentazioni. Regia di Emma Dante e direzione di Massimo Zanetti
«In una piazza del sud, con una fontana al centro, i muri si sgretolano in polvere rossiccia dando la sensazione che da un momento all’altro potrebbero crollare del tutto; tra queste mura che segnano i confini di un paese dell’entroterra si sviluppa la trama di una storia popolare, vissuta a cielo aperto, sotto gli occhi di poveracci, truffaldini, operaie, militari e ragazzini con le pezze al culo.
Una storia con pochi segreti dove tutto è esposto in maniera estrema e grottesca ma nello stesso tempo intima e delicata. Una purezza di fondo c’è nel gioco di seduzione che una zingara mette in atto, una purezza che è tipica degli animali e dei bambini, nei cui comportamenti s’intravede qualcosa di angelico. Perché non esiste vergogna in Carmen, non esiste volgarità. Essere Carmen significa trasgredire le regole; allontanarsi dal moralismo e dall’ipocrisia di certi ambienti per bene dove l’orrore c’è, ma è ben custodito lontano dalla vista. Essere Carmen significa provare l’ebbrezza della libertà, reggere il sacrificio della scelta, sentire il peso del libero arbitrio e di conseguenza mettere in discussione l’esistenza di Dio. Al cospetto di un paese fortemente influenzato dalla chiesa cattolica vive una Carmen laica, in assoluta autonomia e indipendenza, nonostante l’arredo sacro che la circonda tenti continuamente di convertirla: la croce che all’occorrenza viene piantata dai due chierichetti, il parroco sempre pronto a dir messa, il vestito da sposa di Micaëla come simbolo della sua verginità e del suo desiderio di matrimonio, l’amitto-bavaglio delle recluse-operaie costrette a vivere ammassate dentro una fabbrica monastica, il grande pannello degli ex voto (gambe, braccia, polmoni, reni, teste e cuori di cera) per propiziare una buona riuscita della corrida, a cui Escamillo appende un braccio pregando che nello scontro col toro il suo corpo resti intatto, e infine il carro funebre spinto dai due incappucciati col corteo di cinque prefiche velate di nero pronte a catturare l’anima. Carmen va spavalda incontro alla morte e se ne frega di finire tra le fiamme dell’inferno. Come le eroine greche, ribelle per natura, non resta nei ranghi più di mezza giornata. Diserta. Si oppone alle regole. Vive raminga per vocazione e anche se si dà a chi dice di amare realmente non è mai di nessuno […]». Da Note di regia di Emma Dante
«In una piazza del sud, con una fontana al centro, i muri si sgretolano in polvere rossiccia dando la sensazione che da un momento all’altro potrebbero crollare del tutto; tra queste mura che segnano i confini di un paese dell’entroterra si sviluppa la trama di una storia popolare, vissuta a cielo aperto, sotto gli occhi di poveracci, truffaldini, operaie, militari e ragazzini con le pezze al culo.
Una storia con pochi segreti dove tutto è esposto in maniera estrema e grottesca ma nello stesso tempo intima e delicata. Una purezza di fondo c’è nel gioco di seduzione che una zingara mette in atto, una purezza che è tipica degli animali e dei bambini, nei cui comportamenti s’intravede qualcosa di angelico. Perché non esiste vergogna in Carmen, non esiste volgarità. Essere Carmen significa trasgredire le regole; allontanarsi dal moralismo e dall’ipocrisia di certi ambienti per bene dove l’orrore c’è, ma è ben custodito lontano dalla vista. Essere Carmen significa provare l’ebbrezza della libertà, reggere il sacrificio della scelta, sentire il peso del libero arbitrio e di conseguenza mettere in discussione l’esistenza di Dio. Al cospetto di un paese fortemente influenzato dalla chiesa cattolica vive una Carmen laica, in assoluta autonomia e indipendenza, nonostante l’arredo sacro che la circonda tenti continuamente di convertirla: la croce che all’occorrenza viene piantata dai due chierichetti, il parroco sempre pronto a dir messa, il vestito da sposa di Micaëla come simbolo della sua verginità e del suo desiderio di matrimonio, l’amitto-bavaglio delle recluse-operaie costrette a vivere ammassate dentro una fabbrica monastica, il grande pannello degli ex voto (gambe, braccia, polmoni, reni, teste e cuori di cera) per propiziare una buona riuscita della corrida, a cui Escamillo appende un braccio pregando che nello scontro col toro il suo corpo resti intatto, e infine il carro funebre spinto dai due incappucciati col corteo di cinque prefiche velate di nero pronte a catturare l’anima. Carmen va spavalda incontro alla morte e se ne frega di finire tra le fiamme dell’inferno. Come le eroine greche, ribelle per natura, non resta nei ranghi più di mezza giornata. Diserta. Si oppone alle regole. Vive raminga per vocazione e anche se si dà a chi dice di amare realmente non è mai di nessuno […]». Da Note di regia di Emma Dante
È ormai un classico acclamato, più volte ripreso, lo
spettacolo di Emma Dante che aveva scandalizzato una parte del pubblico alla
prima del 7 dicembre 2009. Una Carmen libera, laica e ribelle, immersa in un
mondo mediterraneo fatto di degrado grigio e polveroso, agghindato con arredi
sacri, ex-voto e squarci rosso sangue. Una Carmen fanciulla, incontaminata
dalle ipocrisie sociali, una martire pura, quasi angelica a dispetto della sua
rabbiosa sensualità. La direzione è affidata a Massimo Zanetti, specialista
d’opera stimato in tutto il mondo. Le
recite di marzo vedranno protagonista il mezzosoprano lettone Elīna Garanča, al suo debutto operistico alla Scala, e
il tenore argentino José Cura, applaudito dal pubblico scaligero da ultimo in Pagliacci nel 2011. Li affiancheranno il
baritono Vito Priante nel ruolo di Escamillo e il soprano Elena Mosuc in quello
di Micaëla. Per le recite di giugno
tornerà nel ruolo della sensuale gitana Anita Rachvelishvili (che appena uscita
dall’Accademia Scala esordì con grande successo in questo spettacolo alla Prima
del 2009) insieme a Francesco Meli, Nino Machaidze e Artur Ruciński.
Teatro
alla Scala, Milano
22, 24, 28 marzo 2015
4, 6, 9, 13, 16 giugno
2015
Domenica 22 marzo 2015 ore 20 ~ prima rappresentazione
Martedì 24 marzo 2015 ore 20 ~ fuori abbonamento
Sabato 28 marzo 2015 ore 20 ~ turno B
Giovedì 4 giugno 2015 ore 20 ~ turno A
Sabato 6 giugno 2015 ore 20 ~ LaScalaUNDER30
Martedì 9 giugno 2015 ore 20 ~ turno C
Sabato 13 giugno 2015 ore 20 ~ turno E
Martedì 16 giugno 2015 ore 20 ~ turno D
CARMEN
Opéra-comique in quattro atti
di GEORGES BIZET
su libretto di Henri Meilhac e Ludovic
Halévy
dalla novella di Prosper Mérimée
Prima rappresentazione: Parigi,
Opéra-Comique, 3 marzo 1875
(Edizione critica di Robert Didion - Copyright
e edizione Schott Musik, Mainz;
Rappresentante per l’Italia Casa
Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano)
Allestimento del Teatro
alla Scala (2009)
Direttore MASSIMO
ZANETTI
Regia e costumi EMMA
DANTE
Scene RICHARD
PEDUZZI
Luci DOMINIQUE
BRUGUIÈRE
Movimenti coreografici MANUELA LO SICCO
Personaggi e interpreti
principali
Carmen Elīna
Garanča (marzo) /
Anita
Rachvelishvili
(giugno)
Don José José Cura (marzo) / Francesco
Meli (giugno)
Escamillo Vito Priante (marzo) / Artur
Ruciński (giugno)
Micaëla Elena Mosuc (marzo) / Nino Machaidze (giugno)
Frasquita Sofia Mchedlishvili
Mercédès Hanna Hipp
Coro e Orchestra del
Teatro alla Scala
Maestro del Coro BRUNO
CASONI
Coro di Voci Bianche e Allievi della
Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala
Date:
Prezzi:
da 230 a 14 euro
Infotel 02 72 00 37 44
Per la trama di Carmen vai QUI