Per la prima volta in
Italia il capolavoro di Bernd Alois Zimmermann: un’opera gigantesca e
totalizzante, un appuntamento irrinunciabile per chi ama la musica, il teatro,
la letteratura. Dirige Ingo Metzmacher, la regia è di Alvis Hermanis
(Foto: Ruth Walz Salzburger Festspiele) |
“Se ci fosse un
Guinness dei primati per le opere, Die
Soldaten vincerebbe in molte categorie” scherza il regista Alvis Hermanis. I
primi aspetti che colpiscono del capolavoro di Bernd Alois Zimmermann sono il
gigantismo e la complessità di una produzione che prevede 25 cantanti solisti e
un’orchestra sterminata che dalla buca si espande nei palchi: in tutto 112
professori inclusi 15 percussionisti, 4 dei quali occuperanno i palchi doppi
situati nel 1° e 2° ordine a sinistra, e 6 (Stage Bands I, II e III)
saranno dislocati nella Sala Prove dell’Orchestra e riprodotti live in
sala da altoparlanti collocati nel soffitto; infine un complesso “Jazz Combo”
di 4 elementi è collocato nella barcaccia stampa.
Ma Die Soldaten è anche un capolavoro totalizzante, un classico del
Novecento non solo musicale capace di atterrire con complessità inaudita e
livelli di tensione parossistici e nello stesso tempo di emozionare e commuovere
il pubblico, come testimonia il successo caloroso ottenuto da tutte le
produzioni e in particolare da questa, presentata al Festival di Salisburgo nel
2012.
(Foto: Ruth Walz Salzburger Festspiele) |
L’opera
È
il 1957 quando il direttore dell’Opera di Colonia suggerisce a Zimmermann
(1918-1970) il testo teatrale di Jakob Lenz (1751-1792) come soggetto per
un’opera (c’era un precedente, composto da Manfred Gurlitt nel 1930). Lenz,
nato a Cēsvaine (Seßwegen) in Lettonia, cresciuto a Königsberg e per un certo
tempo amico di Goethe, è stato un esponente di spicco dello Sturm und Drang: Die Soldaten è ricordato anche come applicazione pratica delle Osservazioni sul Teatro in cui teorizza
il superamento delle unità aristoteliche di tempo, luogo e azione; la breve e
tragica vita dello scrittore, che dopo un duro litigio con Goethe vaga per
diversi paesi, prossimo alla follia, fino al trasferimento a Mosca dove viene
trovato morto per strada una notte di maggio, ispira il dramma “Lenz” di
Büchner. Zimmermann, cresciuto negli anni del nazismo e traumatizzato
dall’esperienza della guerra (era stato in Polonia, Francia e Russia prima di
essere riformato per malattia), è certamente colpito dagli aspetti di polemica
antimilitarista ma anche e soprattutto dalla modernità del linguaggio e dal
superamento delle unità di tempo e di luogo. “Dio è uno soltanto in tutte le
sue opere, e deve esserlo anche il poeta” aveva scritto Lenz; Zimmermann parla
di “Unità dell’azione interiore, deduzione della molteplicità dei fenomeni a
partire da una unità logicamente rigorosa, ma capace di aprirsi, di
svilupparsi…”. Dal punto di vista musicale, il modello di questa unità è la
perfetta costruzione musicale del Wozzeck
(tratto da Büchner: si disegna così una precisa costellazione estetica, e
sarà interessante ascoltare le due opere dirette dal medesimo maestro nel corso
della stagione scaligera): come Berg, Zimmermann costruisce i suoi numeri
musicali (15 scene nei Soldaten come
in Wozzeck) adottando in massima parte
il linguaggio dalla dodecafonia ma rifacendosi a forme della musica strumentale
classica e preclassica: Ciaccone, Ricercari, Toccate... Il riferimento a queste forme è tuttavia più simbolico
che letterale, e l’universo musicale che Zimmermann, memore anche dei suoi anni
di lavoro per la radio, include nel suo lavoro è vastissimo: dal jazz,
rappresentato da una band nella scena della ballerina andalusa nel Café
d’Armentières nel II atto e presente come suggestione in molti altri luoghi
dell’opera, a due corali dalla Matthäuspassion
di Bach che irrompono nell’intermezzo del II atto insieme al Dies Irae, alla musica elettronica e
concreta. Ne emerge una “forma pluralistica del teatro musicale” la cui
ambizione totalizzante (o apocalittica) è riaffermare una concezione del tempo
non lineare ma circolare presentando un intreccio di piani temporali che in
alcune scene (II e IV atto) giunge alla rappresentazione simultanea di azioni
diverse. Non a caso, se il dramma di Lenz era ambientato nelle Fiandre nel
1775, la partitura dell’opera di Zimmermann (il cui libretto aggiunge alla
“commedia” di Lenz quattro poesie) reca l’indicazione
“Tempo: oggi, ieri e domani”. Agostino, Bergson, Husserl sono tra le fonti di
ispirazione del pensiero del compositore. In questo circolo allucinato sono
prigionieri tutti i personaggi, condizionati, scrive Zimmermann, “non dal
destino ma piuttosto dalla costellazione fatale delle classi sociali, delle
circostanze, dei caratteri, a partire dalla quale essi subiscono in fondo
innocentemente eventi ai quali non possono sfuggire”.
Il
progetto originale di Zimmermann prevedeva che il pubblico sedesse al centro di
una dozzina di gruppi orchestrali separati: un’impostazione visionaria che nel
1960, insieme alla complessità della partitura, fece recedere l’Opera di
Colonia dal progetto nonostante il forte sostegno di Hans Rosbaud, cui l’opera
sarà dedicata. Secondo il Sovrintendente Oskar Schuh e il Direttore Musicale
Wolfgang Sawallisch il lavoro era semplicemente ineseguibile. Il rifiuto spinse
l’autore a importanti ripensamenti ma non ad abbandonare l’impresa. Nel 1963 la
Westdeutscher Rundfunkorchester diretta da Michael Gielen presentò un estratto
sinfonico dell’opera, confutando almeno in parte la tesi dell’ineseguibilità. Le
ultime due scene del III atto, il IV atto e gli intermezzi furono composti nel
1963/64, e Die Soldaten andò
finalmente in scena a Colonia il 15 febbraio 1965.
L’allestimento
Nonostante
la relativa rarità di esecuzione, o proprio perché ogni messa in scena
costituisce uno sforzo produttivo straordinario e un evento culturale di primo
piano, Die Soldaten ha impegnato
alcuni dei maggiori registi del nostro tempo. La prima esecuzione ebbe luogo a
Colonia nel 1965, per la direzione di Michael Gielen e la regia di Hans
Neugebauer. Tra gli allestimenti più importanti si ricordano quello di Harry
Kupfer a Stoccarda alla fine degli anni ’80, quello della Semperoper di Dresda
con l’acclamata regia di Willy Decker nel 1995 e quello della Biennale della Ruhr nel 2006 con
la messa in scena di David Pountney. Nel 2013 l’opera di Zurigo propone un
allestimento di Calixto Bieito con la direzione di Marc Albrecht, mentre è
dello scorso maggio la versione di Andreas Kriegenburg per l’Opera di Monaco
con Kirill Petrenko sul podio.
Il
presente allestimento è stato presentato nei vasti spazi della Felsenreitschule
nel corso del Festival Salisburgo nell’agosto 2012, con Ingo Metzmacher alla
testa dei Wiener Philharmoniker: ma la versione scaligera sarà radicalmente
ripensata anche in base alle diverse caratteristiche del palcoscenico. “Every
detail of this production is polished to perfection”, scrisse allora Shirley
Apthorp sul Financial Times, aggiungendo che se un difetto si poteva trovare
era la troppa bellezza nell’interpretazione di un’opera così corrosiva e
brutale: “Both Hermanis’s seductively beautiful production and Ingo
Metzmacher's refined conducting seem to sand the corners of Zimmermann’s
angular score”. Sul versante musicale, notava
George Loomis sul New York Times, “In addition to coordinating things
masterfully, Ingo Metzmacher conducts with an affection for the score that is
palpable… Heading a huge cast, the soprano Laura Aikin was stunning in the lead
role of Marie, assuring that its many high notes are securely in place. The
tenor Daniel Brenna’s bright, penetrating voice served to characterize
Desportes. Gabriela Benackova wailed impressively as the Countess de la Roche,
whose offer to take Marie in as a companion is rebuffed, sealing the girl’s
doom”.
La trama
La
storia della caduta di Marie, borghese promessa a un giovane che l’ama e
sedotta da un ufficiale che non mantiene le sue promesse, ha radice nelle
esperienze di Lenz. Nel 1774 il barone Friedrich Georg von Kleist, al servizio
del quale Lenz si era trasferito a Salisburgo, si era impegnato a sposare la
giovane borghese Cleophe Fibich, per poi partire lasciandola tra le braccia del
fratello minore, non senza che anche Lenz se ne innamorasse, riassumendo poi la
vicenda in un Diario. Proprio questo diario, insieme alle considerazioni sulla
moralità dei soldati espresse nel saggio Del
matrimonio dei soldati (Lenz fu uno dei primi sostenitori degli eserciti
popolari e nazionali in opposizione alle armate mercenarie) fu alla base del
dramma Die Soldaten. Nel testo di
Lenz padre e figlia alla fine si riconoscono e si abbracciano lasciando spazio
alla morale esposta dalla Contessa; nell’opera la ricongiunzione non avviene e
i personaggi restano nella disperazione e nella solitudine.
Riassumiamo
la vicenda con le parole dello stesso compositore:
Marie, figlia di
Wesener, commerciante in articoli di moda, è fidanzata con il commerciante di
stoffe Stolzius. Il barone Desportes, un giovane ufficiale francese, corteggia
la giovane borghese e riesce a conquistare la sua simpatia. Wesener stesso
insinua nel cuore della figlia la speranza di una ascesa sociale. Marie,
tuttavia, è turbata dal presentimento di quel che la attende. Gli ufficiali
amici di Desportes invitano Stolzius, che fornisce stoffe al reggimento, alla
bottega del caffè, dove gli fanno notare in modo sfacciato e offensivo il rapporto
tra Desportes e Marie. Stolzius, deluso, scrive una lettera a Marie la quale, a
sua volta delusa, apre definitivamente il suo cuore alle avance di Desportes. Nel
frattempo gli ufficiali si divertono a modo loro. Invano il cappellano
Eisenhardt e il capitano Pirzel, zimbello dei suoi commilitoni perché
l'ottusità del servizio militare lo ha reso strambo, cercano di opporsi alla
depravazione, alla mancanza di scrupoli, alla sfrenata avidità di piaceri dei
soldati del reggimento. Quando Desportes si stanca di Marie, la passa ai suoi
amici. Stolzius, per poter avere
sott’occhio Marie, entra a far parte del reggimento come attendente del
maggiore Mary, un amico di Desportes. Afflitto e umiliato, si trova testimone
della successione di avvenimenti che riducono Marie a “puttana di soldati” –
così la madre di Stolzius, indignata, la definisce. Quando anche il figlio
della Contessa de la Roche si innamora di Marie, la contessa se la porta in
casa, per proteggerla dalle insidie e allo stesso tempo evitare gesti folli da
parte del figlio. Marie, tuttavia, cerca sempre di riallacciare la relazione
con Desportes. Egli si sbarazza definitivamente di lei attraendola in una dimora in realtà non sua, per spingerla tra le
braccia del suo attendente. Disonorata
e affranta, Marie finisce in strada, mentre la Contessa, suo padre e i suoi
famigliari la cercano invano. Stolzius, per vendicare la sua fidanzata,
avvelena Desportes, poi con il veleno si suicida. ‒ Un giorno una ragazza di
strada chiede l’elemosina a Wesener. Wesener non riconosce sua figlia.
17,
20, 25, 27, 31 gennaio 2014 - 3 febbraio 2015
DIE SOLDATEN
Opera in quattro atti
Libretto di Bernd Alois Zimmermann
da Jakob Michael Reinhold
Lenz
Musica di BERND
ALOIS ZIMMERMANN
(Edizione
Schott Music; rappr. per l’Italia Sugar Music spa – Edizioni Suvini Zerboni)
Prima esecuzione assoluta: Colonia, 15 febbraio 1965
In prima assoluta
al Teatro alla Scala
In coproduzione con
Festival di Salisburgo
Direttore INGO
METZMACHER
Regia ALVIS
HERMANIS
Scene ALVIS
HERMANIS ~ UTA GRUBER-BALLEHR
Costumi EVA
DESSECKER
Luci GLEB
FILSHTINSKY
Video designer SERGEJ RYLKO
ORCHESTRA DEL TEATRO
ALLA SCALA
Personaggi e interpreti
Wesener Alfred
Muff
Marie Laura Aikin
Charlotte Okka von der Damerau
Weseners alte Mutter Cornelia
Kallisch
Stolzius Thomas
E. Bauer
Stolzius’ Mutter Renée
Morloc
Die Gräfin de la Roche Gabriela Beňačková
Der junge Graf Matthias Klink
Desportes Daniel Brenna
Pirzel Wolfgang Ablinger-Sperrhacke
Eisenhardt Daniel Boaz
Mary Morgan Moody
Haudy Matjaž
Robavs
Obrist Johannes Stermann
Drei junge Offiziere Paul
Schweinester, Andreas Früh, Clemes Kerschbaumer
Der Bediente der Gräfin de la Roche Werner
Friedl
Drei Fähnriche, Drei Hauptleute Stephan Schäfer, Volker Wahl, Michael
Schefts
Madame Roux Anna-Eva Köck
Der junge Fähnrich, Ein junger Jäger Rupert Grössinger
Der betrunkene Offizier Aco Biscevic
Artistin Katharina Dröscher
Offiziere Ensemble vocale “Il Canto di Orfeo” (direttori Ruben Jais e Gianluca
Capuano)
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Date:
Sabato 17 gennaio 2015 ore 20 ~ prima rappresentazione
turno E
Martedì 20 gennaio 2015 ore 20 ~ turno A
Domenica 25 gennaio 2015 ore 20 ~ turno B
Martedì 27 gennaio 2015 ore 20 ~ turno C
Sabato 31 gennaio 2015 ore 20 ~ turno D
Martedì 3 febbraio 2015 ore 20 ~ ScalAperta
Prezzi: da 150 a 11 euro
Per informazioni: 02 72 00 37 44, www.teatroallascala.org
(comunicato stampa)
N.B.
Il
pubblico che desideri approfondire quest’opera complessa e affascinante, tratta
dal testo settecentesco di Jakob Lenz, potrà partecipare agli incontri
introduttivi gratuiti che avranno luogo nel Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini
un’ora prima dell’inizio di ogni recita.