Daniel Barenboim
dirigerà (il 12, 14 e 15 novembre) la Filarmonica della Scala nella “Sinfonia
n° 9” di Mahler; nella prima parte della serata sarà anche al pianoforte per il
“Concerto n° 27 K 595” di Mozart
(Foto di Silvia Lelli) |
Nei
suoi anni di attività alla Scala, prima come Maestro Scaligero e poi come
Direttore Musicale, Daniel Barenboim
ha affrontato, sul podio e alla tastiera, in buca e in palcoscenico, un
repertorio vastissimo che da Mozart arriva fino ai contemporanei, ma mai finora
un brano di Gustav Mahler.
I tre concerti per la Stagione Sinfonica che il 12, 14 e 15 novembre (sempre alle ore 20.00)
presentano la Sinfonia n° 9, ultimo capolavoro
sinfonico compiuto dell’autore (pagina celebre tra l’altro per l’immenso,
struggente Adagio finale, a due
giorni dall’esecuzione per l’apertura di Stagione della Filarmonica il 10
novembre di un’altra illustre Sinfonia chiusa da un Adagio, la Sesta di Čajkovskij), colmano finalmente
una lacuna ricordandoci al contempo il percorso lungo e accidentato con cui la
musica di Mahler è entrata nel repertorio del Maestro. A dispetto del profondo
legame che lo ha unito in anni giovanili a grandi direttori mahleriani come Sir
John Barbirolli e Otto Klemperer, Barenboim ha guardato a lungo con perplessità
all’opera del compositore boemo. Sono numerose le interviste in cui ricorda la
sua diffidenza per i finali fragorosi di alcune sinfonie, per l’uso innaturale
delle melodie popolari, e soprattutto per l’affastellarsi sulla musica di
considerazioni extramusicali di tipo psicoanalitico, biografico, religioso. Nei
primi anni ’70 Barenboim accompagna al pianoforte Dietrich Fischer-Dieskau in
diversi cicli di Lieder mahleriani (anche in disco), e nel 1973 dirige la
Sinfonia n°5. Nasce un interesse che è innanzitutto rivolto alle peculiarità
della scrittura: Mahler è il primo compositore a scrivere dinamiche separate
per diversi gruppi di strumenti. Se i compositori fino a Wagner avevano segnato
le dinamiche per l’intera orchestra, Mahler può chiedere, all’interno di un insieme,
ad alcuni strumenti, per esempio ai clarinetti, di crescere e ad altri, per
esempio le viole, di diminuire ottenendo un volume sonoro costante ma con un
radicale cambio di colore. Questo rivela sia la profondissima conoscenza della macchina
orchestrale di un compositore che era anche un grande direttore, sia la
straordinaria delicatezza della sua sensibilità al colore strumentale. Il
compositore apparentemente bombastico, esposto ai rischi della suggestione
letteraria come dell’abbandono emotivo, si scopre un musicista maniacalmente
votato al dettaglio: un aspetto sul quale esecuzioni come quelle di Klemperer,
ma anche di Kubelik, offrono a Barenboim ulteriori spunti di riflessione. La
figura musicale di Mahler si conferma sul piano puramente musicale come uno
snodo fondamentale con un piede affondato nel mondo di Wagner e l’altro già in
quello di Schönberg. Le esecuzioni delle sinfonie di Mahler firmate da
Barenboim si fanno più fitte, trovando eco anche a livello discografico (sia
con la Chicago Symphony sia con la Staatskapelle Berlin, ma ricordiamo anche
l’incisione dei Lieder con Waltraud Meier e l’Orchestre de Paris) e divengono
un punto di riferimento obbligato nel dibattito sul compositore. Da ultimo, è
proprio la Nona a segnare l’addio di Barenboim alla Chicago Symphony nel 2006
all’interno di un ciclo in cui comparivano anche le None di Bruckner e
Beethoven.
È
invece di lunghissima data la presenza mozartiana di Daniel Barenboim alla
Scala, segnata in palcoscenico dall’inaugurazione della stagione 2011/2012 con Don Giovanni per la regia di Robert
Carsen cui è seguito Così fan tutte
per la regia di Claus Guth nel giugno 2014, ma che nella stagione di concerti
era stata aperta da un Requiem nel
1972; dello stesso anno è un concerto a Campione d’Italia in cui Barenboim
dirige proprio il K595, solista Clifford Curzon. Le successive esecuzioni del
salisburghese sono con la Divan nel 2006 e 2009 (con Barenboim anche pianista
nel Concerto n.7 per tre pianoforti). Nel 2010 il Maestro è direttore e solista
nel Concerto n° 24 K491 con la Filarmonica con la quale inaugura il Festival
MITO l’anno seguente eseguendo il n° 26 K537 (dell’Incoronazione; replicato in tournée a Francoforte) e, poche
settimane dopo, presenta la Serenata per Fiati; nel 2012 porta l’Orchestra
della Scala al Bols’oj con le ultime tre sinfonie. La sinfonia n° 40 torna
anche nel concerto inaugurale della Stagione della Filarmonica nel 2012,
insieme alla Sinfonia n° 33 e all’Exsultate,
Jubilate cantato da Cecilia Bartoli. Ma è in questo 2014 che Barenboim
torna con più frequenza alla tastiera per i Concerti di Mozart: esegue il n° 22
K 482 a febbraio nella stagione della Filarmonica e in trasferta a Udine, e il K
595 in una serata benefica per Don Gnocchi Onlus a giugno.
(comunicato
stampa)