«[...] non ci sono le condizioni per poter
garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle
rappresentazioni»
«Nonostante tutti i miei
sforzi per contribuire alla vostra causa, non ci sono le condizioni per poter
garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni.
[…] Inoltre, in questo momento intendo dedicarmi, in Italia, soprattutto ai
giovani musicisti dell'Orchestra Cherubini da me fondata. […]È stato comunque
costruttivo cercare insieme di lavorare per il meglio!».
È con queste parole che
Riccardo Muti ha annunciato, in una lettera al sovrintendente del Teatro dell’Opera
di Roma, Carlo Fuortes, la sua decisione: non ci sarà sul podio del Teatro
Costanzi per dirigere Aida [opera che
aprirà la Stagione il prossimo 27 novembre] e Nozze di Figaro [in programma dal 21 maggio al 3 giugno 2015]. Una
decisione sofferta, come riferisce lo stesso direttore, presa «con grandissimo
dispiacere, dopo lunghi e tormentati pensieri» e dovuta al «perdurare
delle problematiche emerse durante gli ultimi tempi».
Una scelta che, come affermano Carlo
Fuortes e Ignazio Marino, è stata «senza dubbio influenzata dall’instabilità in cui
versa l’Opera a causa delle continue proteste, della conflittualità interna e
degli scioperi durati mesi e che hanno portato alla cancellazione di diverse
rappresentazioni, con gravi disagi per il pubblico internazionale e nazionale
che aveva acquistato i biglietti». «Da parte nostra» continuano Fuortes
e Marino «prosegue l’impegno per il risanamento economico e gestionale di una
delle massime istituzioni culturali del Paese che abbiamo trovato in uno stato
di disastro economico, con un disavanzo di circa 12 milioni di euro prodotto da
una dissennata gestione amministrativa. Una situazione che abbiamo corretto in
un solo anno, riportando in attivo i bilanci dell'Ente. Un intervento che ci
consente ora di lavorare per il rilancio e il rinnovamento del Teatro». I due concludono con l’augurio
che «una volta superati i problemi che ancora affliggono il Teatro, e più in
generale il sistema musicale in Italia, si possano ricreare le condizioni
affinché il Maestro Muti possa tornare a dirigere i complessi artistici del
Teatro».
Immediato è stato anche il commento di Dario Franceschini: «Ho
conosciuto nella mia vita poche persone che amano profondamente il proprio
Paese come il maestro Muti. Per questo anche in una giornata brutta come
questa, sono felice di sottolineare che continuerà in Italia il suo straordinario
lavoro con i giovani dell’Orchestra Cherubini. E sono certo non mancheranno
molte altre grandi occasioni che cercheremo di costruire tenacemente. Debbo però
anche dire con profonda amarezza che capisco le ragioni che lo hanno portato
alla scelta, dolorosa per lui e per tutti, di interrompere il rapporto con l’Opera
di Roma. Spero che almeno questo faccia aprire gli occhi a tutti quelli che
ostacolano, con resistenze corporative e autolesioniste, l’impegno per quel
cambiamento che la musica e la lirica italiana attendono da troppo tempo per
stare al passo coi tempi e per cui lo Stato è impegnato con convinzione e
risorse, dal decreto Bray in poi».
A.B.