Turandot
Dramma
lirico in tre atti e cinque quadri
Musica
Giuseppe Adami (Verona, 4 novembre 1878 –
Milano, 12 ottobre 1946) e Renato
Simoni (Verona, 5 settembre 1875 – Milano, 5 luglio 1952), dalla fiaba
teatrale omonima di Carlo Gozzi (Venezia, 13 dicembre 1720 – Ivi, 4 aprile
1806)
Prima rappresentazione:
Milano,
Teatro alla Scala, 26 aprile 1926
Personaggi:
Turandot,
principessa (soprano)
Altoum,
imperatore (tenore)
Timur, re
tartaro spodestato (basso)
Calaf,
principe ignoto, suo figlio (tenore)
Liù, giovane
schiava (soprano)
Ping, gran
cancelliere (baritono)
Pang, grand
provveditore (tenore)
Pong, gran
cuciniere (tenore)
Un mandarino
(baritono)
Il principe
di Persia (voce recitante)
Il
carneficie (voce recitante)
Guardie
imperiali, servi del boia, ragazzi, sacerdoti, mandarini, dignitari, gli otto
sapienti, ancelle di Turandot, soldati, portabandiera, musici, ombre dei morti,
folla.
L’azione
si svolge a Pechino al tempo delle favole
La trama
(testo ©Teatro Lirico di Cagliari, per gentile concessione)
Atto I
Quadro primo
Una piazza a Pechino, «al tempo delle favole»
Davanti alle mura e al palazzo imperiale di Pechino, il mandarino legge un decreto imperiale:la
principessa Turandot , figlia dell’imperatore Altoum, sposerà il principe che riuscirà a
sciogliere tre enigmi da lei proposti. Sui pretendenti che non riescono ad
arrivare alla soluzione si abbatte la scure del boia. Già undici giovani sono
stati decapitati e l’ultimo, il
principe di Persia, sta per essere giustiziato. La folla
accorre e, nella calca, travolge un vecchio cieco, sorretto da una fanciulla.
Giunge in aiuto Calaf, che riconosce, nel vecchio, suo padre Timur, re tartaro
spodestato, e, nella fedele accompagnatrice, la schiava Liù , alla
quale, in un giorno lontano, lui aveva sorriso, facendola innamorare. Padre e
figlio si abbracciano e, consapevoli del pericolo che ancora incombe su di
loro, promettono di tenere segreta la loro identità. Sorge la luna e il principe di Persia si
avvia al patibolo. La folla invoca la grazia per il condannato, ma la gelida Turandot ,
affacciata alla loggia imperiale, la nega. Calaf rimane profondamente turbato
alla vista della bellissima principessa. Invano dissuaso da Ping, Pang e Pong,
ministri del regno, dal padre e da Liù, decide di tentare anche lui la prova
dei tre enigmi. Tre colpi di gong annunciano la sua decisione.
Quadro primo
Una piazza a Pechino, «al tempo delle favole»
Davanti alle mura e al palazzo imperiale di Pechino, il mandarino legge un decreto imperiale:
Atto II
Quadro secondo
Notte in un padiglione vicino alla reggia
Quadro secondo
Notte in un padiglione vicino alla reggia
In
un padiglione i tre ministri rievocano la storia della crudele principessa, per
la quale dodici principi sono morti, e rimpiangono la serenità del tempo
passato e della vita nelle casette di campagna.
Quadro terzo
Vasto cortile del palazzo dominato da una scala di marmo
Un’enorme folla si è raccolta sul piazzale della reggia per assistere alla prova di Calaf, che si presenta come Principe Ignoto. Fra squilli di tromba appare Turandot, che spiega le ragioni della sua crudele pretesa: vendicare l’onta subita una notte dalla sua ava Lo-u-Ling. Inutilmente l’imperatore tenta di dissuadereil Principe Ignoto
dall’affrontare la terribile impresa. Uno dopo l’altro, Turandot rivolge al
pretendente i tre enigmi, ottenendo in risposta le tre soluzioni: “la
speranza”, “il sangue”, “Turandot”. La principessa, sconfitta, cade nella più
cupa disperazione e chiede al padre di non darla in sposa allo sconosciuto, ma
Altoum le ricorda l’importanza del giuramento dato. Interviene allora Calaf,
che si dichiara pronto a morire se ella riuscirà a scoprire, prima dell’alba,
il suo nome.
Quadro terzo
Vasto cortile del palazzo dominato da una scala di marmo
Un’enorme folla si è raccolta sul piazzale della reggia per assistere alla prova di Calaf, che si presenta come Principe Ignoto. Fra squilli di tromba appare Turandot, che spiega le ragioni della sua crudele pretesa: vendicare l’onta subita una notte dalla sua ava Lo-u-Ling. Inutilmente l’imperatore tenta di dissuadere
Atto III
Quadro quartoÈ notte nel giardino della reggia
Durante
la notte gli araldi percorrono la città, alla vana ricerca di qualcuno che
possa svelare il nome del Principe Ignoto. Calaf attende fiducioso l’alba,
certo della vittoria. Inutilmente Ping, Pang e Pong gli offrono oro e fanciulle
perché rinunci alle nozze. Riconosciuti come le persone che avevano parlato col
principe, Timur e Liù sono condotti, legati e insanguinati, dinanzi a Turandot
per essere interrogati. Ma la schiava, per salvare il vecchio re e proteggere il principe che ama, dichiara
di essere la sola a conoscere quel nome che non rivelerà mai, preferendo la
morte al tradimento. Dopo aver predetto a Turandot che anche lei si sarebbe
innamorata del principe, sottrae il pugnale a un soldato e si uccide. È l’alba.
La principessa, scossa dalla morte di Liù, sembra ormai sconfitta. Calaf le si
avvicina e la bacia teneramente, rivelandole il suo nome.
Quadro quinto
Cortile d'onore della reggia. Un ampio scalone del palazzo imperiale
L'imperatore, circondato dalla corte, dai dignitari, dai sapienti e dai soldati, si presenta alla folla insieme a Turandot e al principe non più ignoto. Vinta dalla passione, Turandot annuncia all’imperatore e al popolo di conoscere il nome dello straniero: «Amore».
Quadro quinto
Cortile d'onore della reggia. Un ampio scalone del palazzo imperiale
L'imperatore, circondato dalla corte, dai dignitari, dai sapienti e dai soldati, si presenta alla folla insieme a Turandot e al principe non più ignoto. Vinta dalla passione, Turandot annuncia all’imperatore e al popolo di conoscere il nome dello straniero: «Amore».
Adriana Benignetti