Il Teatro alla Scala di
Milano ottiene tre Premi Abbiati dell’Associazione Critici Musicali. I
riconoscimenti vanno a Daniel Barenboim come miglior direttore, al team
scene-costumi-luci-video della Tetralogia di Wagner e al soprano Maria Agresta
Queste le motivazioni.
Daniel
Barenboim.
Der Ring des
Nibelungen di Richard Wagner. Per un’interpretazione
del ciclo completo che recava l’ampiezza di respiro degli sconfinati orizzonti
wagneriani senza tralasciare la perfetta rifinitura di ogni dettaglio
lessicale; per la definizione di un suono potente e agile allo stesso tempo; per
la capacità di restituire l’unità di concezione del Ring e di tradurla
nelle sue innumerevoli sfaccettature drammatiche; per la profondità di
penetrazione nell’universo wagneriano maturata lungo decenni di militanza
intelligente e appassionata.
Guy Cassiers, Enrico Bagnoli, Tim Van Steenbergen, Arjen
Klerkx, Kurt D’Haeseleer. Der Ring des Nibelungen. Per la capacità dimostrata dal team
creativo della Tetralogia presentata in un’unica soluzione dal Teatro alla
Scala in occasione del bicentenario wagneriano di superare il realismo
rappresentativo e parlare con immagini astratte ed evocatrici. Il riuscito
connubio di elementi scenici, videografici e luministici, perennemente
trascoloranti e simbolicamente allusivi, restituiva al quadro visivo
compattezza scenico-musicale e potenza metaforica, in rara sintonia con le
utopie d’autore.
Maria Agresta. Voce purissima di
soprano lirico, dal timbro privilegiato e da colori preziosi, dalla tecnica
completa, si è inserita autorevolmente nella grande tradizione italiana, in un
repertorio che comprende personaggi diversi per vocalità e temperamento, da
Elvira dei Puritani a Liù di Turandot. Nel 2013 ha dato un
incisivo contributo all’interpretazione della produzione verdiana dagli Anni di
Galera, con I Masnadieri alla Fenice e Oberto conte di San Bonifacio alla
Scala, a quella della maturità, con Otello al Carlo Felice.
Con
questi tre riconoscimenti salgono a 22 i
Premi Abbiati che la Scala ha conquistato dal 2006 a oggi, durante la direzione
artistica di Stéphane LIssner: per gli
spettacoli Kat’a Kabanová di
Janacek, regia di Robert Carsen e
direzione di John Eliot Gardiner (2006); Tristan
und Isolde di Chéreau-Barenboim (2007); Il
giocatore di Prokof’ev, regia, scene e costumi di Dmitri Tcherniakov (2008); Lulu di Berg, regia di Peter Stein,
direttore Daniele Gatti (2010); Quartett di
Luca Francesconi (2011); Death in Venice
di Britten, scene e costumi di Chloe Obolensky (2011); Lohengrin per la regia di Claus Guth e la direzione di Daniel
Barenboim (2012), a Robert Lepage come
miglior regista per The Rake’s Progress
di Stravinskij (2009); al Maestro del Coro Bruno Casoni nel 2008; ai direttori Esa-Pekka
Salonen (Da una casa di morti di Janáček
e concerti sinfonici, 2010), Daniel Harding (Cavalleria/Pagliacci
e concerti sinfonici, 2011), Fabio Luisi (Manon
di Massenet e concerti sinfonici, 2012) ai cantanti Vito Priante (Il prigioniero di Dallapiccola, 2008), Sara
Mingardo (L’Orfeo di Monteverdi,
2009), Jonas Kaufmann (Carmen, 2009),
Nina Stemme (La Valchiria, 2010), Joyce
DiDonato (La donna del lago, Der
Rosenkavalier, 2011), John Graham-Hall (Morte
a Venezia, 2011), Evelyn Herlitzius (Lohengrin,
2012).
(comunicato
stampa)