Una calorosissima
accoglienza del pubblico ha salutato ieri la bella esecuzione della FuturOrchestra
al Teatro Dal Verme di Milano. Accanto ai giovanissimi musicisti il grande pianista
Jeffrey Swann e il talentuoso direttore Manuel
López–Gómez
Non
capita di frequente, a un’orchestra giovanile, il privilegio di salire sul palco
di una prestigiosa Istituzione musicale; almeno, non nel Cartellone di una
Stagione ufficiale. Un’occasione preziosa, quindi, quella offerta dalla Fondazione
I Pomeriggi Musicali alla FuturOrchestra
questa settimana.
I giovanissimi musicisti della compagine – “uno dei gruppi orchestrali
e corali del Sistema delle orchestre e dei cori giovanili e infantili in
Lombardia, nel quadro del Sistema musicale avviato in Italia su iniziativa del
M° Claudio Abbado” – sono stati, infatti, protagonisti di un concerto al Teatro
Dal Verme all’interno della 69ª Stagione Sinfonica, lo scorso giovedì sera e,
in replica, ieri pomeriggio.
Ad
accogliere la FuturOrchestra, formata da ragazzi con età massima di 22 anni –
vestiti in nero e con al collo o in vita delle belle sciarpe rosse fabbricate in
Nepal (a testimoniare lo stretto legame con iniziative di solidarietà sociale) –,
c’erano, sul palco, due opere di Dario Fo e, in sala, un pubblico numericamente
da grandi occasioni con, in più, una presenza massiccia di giovanissimi
ascoltatori. Un’occasione preziosa, dicevo, che la formazione ha saputo utilizzare
al meglio, offrendo alla platea un’esecuzione dal notevole livello tecnico e
musicale.
Senza
tradire emozioni di sorta, dopo una bella apertura con l’Ouverture K 621 da La Clemenza di Tito di Mozart, la
FuturOrchestra ha dato mostra nel Concerto per pianoforte e orchestra K
449 di essere perfettamente a proprio agio sul palco anche con un musicista del
calibro di Jeffrey Swann. E l’accurata
ricerca del suono, l’attenzione a ogni dettaglio, il bel fraseggio e la
profonda comunicatività che caratterizzano l’esecuzione del pianista nel “gioiellino”
mozartiano trovano una risposta equilibrata e di pregio nel dialogo sonoro
intessuto dall’orchestra. Applauditissimo, Swann concede anche un bis, il primo
movimento dalla Sonata op. 14 in mi
magg. di Beethoven.
E
al compositore di Bonn è dedicata la seconda parte del concerto con la
celeberrima Sinfonia n. 5. Qualche piccola
imperfezione nei fiati non intacca, anche in questo caso, un’ottima esecuzione che
suggerisce oltre all’alto livello tecnico della compagine anche grande maturità musicale. Merito va anche e soprattutto alla bacchetta di Manuel
López–Gómez. Nato musicalmente all’interno
de “El Sistema” di Abreu, il giovane direttore ha guidato in
maniera lodevole la formazione orchestrale. Dotato di un notevole talento, di
una gestualità chiara ed estremamente precisa, López–Gómez ha, dalla
sua, anche carisma da vendere e una forte presenza scenica.
Calorosissimi e prolungati gli applausi del
pubblico.
(Foto ©Lorenza Daverio)
Adriana Benignetti