Figura di assoluto rilievo nel
panorama musicale, si è spento ieri a Roma Roman Vlad. Nel luglio scorso aveva
donato il suo archivio personale alle Fondazione Cini di Venezia
«La musica oltrepassa il fisico e
sfocia nella metafisica».
«La musica può fare molte cose senza
perdere nulla di sé. Di recente uno spot della carta igienica ha utilizzato la
Settima Sinfonia di Beethoven senza che questa ne sia rimasta minimamente lesa:
rimane sempre la Settima Sinfonia. Chi viene danneggiato è l'ascoltatore,
perché gli si nega la possibilità di accedere al reale significato della
musica. Quest'ultima, però, non viene compromessa. Se qualcuno disegnasse dei
baffi sul volto della Gioconda, quella vera, allora le recherebbe un grave
danno, ma non è possibile fare la stessa cosa con la musica: essa rimane
intatta». Roman Vlad
Direttore artistico del Festival di Ravello, del Teatro Comunale di
Firenze, dell’Orchestra Nazionale della Rai, del Teatro alla Scala, presidente
dell’Associazione Filarmonica Romana, accademico di Santa Cecilia,
sovrintendente dell’Opera di Roma, presidente della Siae: sono tantissime le
cariche ricoperte da Roman Vlad (Cernăuţi, 29 dicembre 1919 – Roma, 21 settembre 2013), rumeno di nascita ma italiano di
adozione.
Il prossimo 29 dicembre avrebbe compiuto 94 anni: eppure, era ancora
estremamente attivo. Il prossimo novembre era atteso al Conservatorio San
Pietro a Majella di Napoli dove avrebbe dovuto aprire un convegno su Gesualdo, parlando,
tra l’altro, dell’influenza di quest’ultimo su Stravinskij, uno dei compositori
da lui più amati. Da Napoli hanno già fatto sapere che il convegno sarà
dedicato a lui.
Pianista, compositore, musicologo, critico ma anche grandissimo
divulgatore musicale, Roman Vlad ha avvicinato un vastissimo pubblico alla
conoscenza delle grandi opere e dei grandi musicisti. In tantissimi lo
ricordano in trasmissioni radiofoniche e televisive: lui, con l’aiuto di un
pianoforte, a parlare con profonda competenza e conoscenza ma allo stesso tempo
con estrema semplicità e un impressionante garbo. Indimenticabili rimangono le
introduzioni ai concerti che la Rai dedicò ad Arturo Benedetti Michelangeli:
nessuno come Roman Vlad, forse, capì così profondamente Michelangeli e nessuno
come lui riuscì a presentarlo così bene al pubblico e a farlo amare
profondamente anche ai più giovani.
Nel 2011, coadiuvato da Vittorio Bonolis e Silvia Cappellini, musicisti
ma anche amici, Roman Vlad aveva scritto Vivere
la musica (per Einaudi). Una biografia, dedicata alla moglie Licia Borrelli
(“che illumina la mia vita” amava ricordare Vlad), nella quale raccontava la
sua vita, simile per certi versi a un romanzo, ma soprattutto la sua vera,
sconfinata passione per la musica. Non voleva essere considerato un critico,
Roman Vlad, e affermava di essere stato solo fortunato perché, per tutta la sua
vita, aveva potuto dedicarsi alle cose che amava davvero.
Commovente il racconto della sua fuga dalla Romania, quando rivela come «riuscii
a trovare un cavallo e una carrozza sulla quale caricai i miei genitori, mia
sorella e la vecchia nonna materna e prima di abbandonare la grande casa avita
vi entrai per l’ultima volta e suonai sul mio pianoforte un Preludio di
Chopin». Era il 1938 e Roman Vlad, all’epoca 19enne, giunse in Italia per non
abbandonarla più: nel 1951 prese anche la cittadinanza italiana.
Scelse l’Italia perché, come raccontò l’anno scorso a Sandro
Cappelletto della Stampa, durante un’intervista:
«È stato spontaneo, come fosse prestabilito. L’Italia era e resta per me il
Paese della cultura. Ho viaggiato molto, nessun’altra nazione ha altrettanta
sostanza artistica. Anche se spesso viene celata dalla volgarità, dal degrado.
Il raggio del banale si sta allargando. Bisogna reagire».
Roman
Vlad è stato anche un prolifico compositore: numerose le opere teatrali, le
composizioni sinfoniche e da camera, ma anche le collaborazioni anche con
registi come René Clair, Luciano Emmer e Franco Zeffirelli.
Nel
luglio del 2012 ha donato il suo intero archivio personale alla Fondazione Cini
di Venezia: un inesauribile tesoro. Sono più o meno 6.000, infatti, i documenti
compresi: lettere, schizzi, manoscritti, articoli. Una testimonianza
importantissima non solo di una figura fondamentale, essenziale, della cultura
musicale, ma anche del suo rapporto con compositori del secolo scorso come
Alfredo Casella o Igor Stravinskij.
Nel 1995 Roman Vlad ha ricevuto la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte e in Francia è stato nominato Commandeur des Art et des Lettre dell’Académie des Art et des Lettres.
Adriana Benignetti