Dopo il comunicato di ieri pomeriggio di Rosanna Purchia, sovrintendente
del Teatro San Carlo di Napoli – che annunciava l’annullamento del concerto
inaugurale (previsto per sabato 28
settembre e in replica domenica 29
settembre) della Stagione Sinfonica del Lirico napoletano – ,arrivano oggi le dichiarazioni delle organizzazioni sindacali (Cigl Campania, Uilcom-Uil e Fistel Cisl). Arriva anche l’appello del ministro dei Beni e delle
attività culturali e del Turismo, Massimo Bray, che chiede ai lavoratori del
San Carlo di non sospendere le attività e promette risorse aggiuntive. Nel
frattempo, però, anche Milano lancia l’allarme: Sergio Escobar e Giuliano
Pisapia dichiarano che il decreto “Valore Cultura” mette a rischio anche il
Piccolo Teatro e il Teatro alla Scala.
«La responsabilità di quanto è apparso sui giornali è di
pertinenza del Sindaco di Napoli Luigi De Magistris e del CdA del Teatro di San
Carlo che, nonostante sia stato più volte sollecitato nelle ultime due
settimane verbalmente e per iscritto a convocare le OO.SS., si è sempre
rifiutato. Tale atteggiamento oltre a dimostrare poca sensibilità verso
i lavoratori e le maestranze del Teatro di San Carlo, risulta offensivo nei
confronti della città in quanto scarica esclusivamente sui lavoratori la
responsabilità di far saltare la prima. Inoltre, ribadiamo con forza la nostra
contrarietà al Decreto Valore Cultura in quanto, inopinatamente, colpisce il
salario di produttività dei lavoratori e tutto ciò è inaccettabile. Pertanto poiché nella tarda serata di ieri è
giunta finalmente la convocazione del Sindaco, la Cgil, responsabilmente, si
attiverà per far svolgere la prima». Cgil Campania
«Il vuoto della classe dirigente politica, che non ha appoggiato le proposte del sindacato per la modifica del Decreto sulla cultura che colpisce le fondazioni lirico sinfoniche e tutto il comparto del mondo dello spettacolo, ci impone di passare al contrattacco per tutelare un patrimonio di eccellenze e di valori - oltre ovviamente alla salvaguardia del lavoro e dei lavoratori - rappresentato da sempre dal Teatro di San Carlo di Napoli. Il sindacato è stato relegato a un ruolo marginale. A esso si chiede di partecipare soltanto al confronto sui tagli di personale e sul taglio dei salari, senza tener contro in alcun modo delle proposte che le Rsu e le Organizzazioni di struttura hanno elaborato e presentato al Ministro sotto forma di emendamenti al testo del Decreto sulla Cultura che, di contro, non ha voluto ascoltare alcuna di queste rimanendo fermo sulla posizione della politica di rigore che prevede appunto pesanti ripercussioni sul futuro dei lavoratori e del Teatro stesso nella sua primaria funzione di Ente lirico italiano di eccellenza. Non possiamo far altro che far saltare con l'agitazione in corso la Prima della stagione teatrale prevista in cartellone per domani. Nessuno però ci venga a dire che non abbiamo provato fino all'ultimo ad evitare il peggio».
Massimo
Taglialatela, segretario generale della Uilcom-Uil della Campania.
«Siamo molto critici per le conseguenze che il decreto legge Valore Cultura potrebbe arrecare ai lavoratori del San Carlo. La situazione generata è la conseguenza logica di politiche non sempre efficaci che hanno prodotto instabilità all'intero sistema delle fondazioni lirico sinfoniche. Non ci sentiamo di condannare la rabbia e le iniziative prese dall'assemblea generale dei lavoratori del Massimo napoletano, pur sapendo che di fronte a un atto chiaro da parte del CdA a favore delle richieste del sindacato, il senso di responsabilità delle maestranze tutte del Massimo napoletano e non ultimo il grande affetto dei lavoratori e della città nei riguardi del presidente Napolitano avranno la meglio».
Gianpiero
Tipaldi, segretario regionale Cisl Campania e Salvatore Topo, segretario
generale regionale Fistel Cisl.
«Sono consapevole dei sacrifici che il San Carlo e i suoi
lavoratori hanno affrontato negli ultimi sei anni per salvare il teatro e
ottenere positivi risultati economici e produttivi. Così come so bene che il
debito patrimoniale, accumulato negli ultimi decenni dal teatro più antico d’Europa,
va affrontato nel medio lungo periodo. Per questi motivi il decreto
"Valore cultura" annovera il Teatro San Carlo fra quelli che
accederanno al Fondo straordinario che il governo ha messo a disposizione. E al
tempo stesso, proprio per riconoscere quei risultati ottenuti in questi
anni, il medesimo Decreto attribuisce ai teatri economicamente virtuosi,
come il San Carlo, risorse aggiuntive. Sono certo che i lavoratori del
Teatro, con la loro sensibilità, condivideranno in questo momento l’opportunità
di non sospendere, soprattutto dopo i successi da loro conseguiti all'estero
negli ultimi giorni, le attività proprio durante le celebrazioni così
importanti per la città di Napoli».
Massimo
Bray, ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo
Nelle stesse ore sono arrivati, però, anche gli appelli di
Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano, e di Giuliano Pisapia
che ha definito il decreto ‘Valore Cultura’ un disastro per le fondazioni
liriche.
«Il decreto Valore Cultura, se non emendato, costituisce un vero e proprio
attacco a due istituzioni, il Piccolo e la Scala, che sono due eccellenze non
solo milanesi e lombarde, ma internazionali. È difficile spiegare gli
arzigogolati passaggi tecnici del decreto ma la sostanza è che il Piccolo, se
non vengono accolti gli emendamenti, sarebbe trattato alla stregua di un
ufficio anagrafe, impedendogli di fatto di continuare a essere virtuoso anche
sul piano dei bilanci, da sempre in pareggio». Sergio Escobar
«Forse il governo si è dimenticato che
Milano nei prossimi due anni ospiterà appuntamenti fondamentali per l’intero
Paese come Expo e il semestre di presidenza europea. E quel che è peggio è che le
criticità del decreto erano state segnalate, ma non vi è stato alcun riscontro».
Giuliano Pisapia
A.B.