Lunedì 10 giugno alle
ore 18.00, presso il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini”, Sergio Trombetta illustrerà
il balletto nella conferenza “Viaggio nel cuore del Lago”
(Foto di Marco Brescia) |
In
omaggio a Rudolf Nureyev, in questo 2013 che segna il ventennale della
scomparsa, la Scala riporta in scena il “suo” Lago dei cigni, in due
diversi momenti della stagione, a luglio (dal 17 al 24) e a ottobre (dal 14 al
18).
Un lago incantato, un principe, una fanciulla-cigno
bianca e buona e la sua “sosia” cattiva,
la poetica e struggente partitura di Čajkovskij.
Ma il Lago non è solo questo e la
ripresa alla Scala è l’occasione per affrontare un tema affascinante: come un
balletto nato in Russia nell’Ottocento si è tramandato nel tempo, quali versioni
sono nate dall’originale, come è arrivato in Occidente, quali le interpolazioni
e quali invece gli elementi mantenuti sempre costanti. Un viaggio nel cuore del
Lago, quindi, per trovare ciò che inequivocabilmente lo caratterizza fin dalla
nascita e ciò che nel tempo gli interpreti hanno trovato per rinnovare la loro ispirazione:
dalla nascita a Mosca nel 1877, alla prima Pietroburghese del 1894/95, alle
versioni dell’età sovietica, agli artisti che, avendola prima danzata, hanno
poi sentito l’esigenza di darne una personale lettura.
Tra
questi è Rudolf Nureyev, che ha lavorato sia sulla partitura originale sia sul
personaggio di Siegfried, dandone una propria visione narrativa, partendo
sicuramente dalle sue radici, al Kirov, per arrivare al suo presente di
danzatore e coreografo. La sua lettura prende vita a Vienna nel 1964, ma dopo
quasi vent’anni (1984) prende corpo all’Opéra di Parigi una nuova versione, la
stessa poi entrata alla Scala nel 1990. Quando il “suo” Lago approda alla
Scala, Nureyev tiene per sé il ruolo chiave, equivoco, speculare, di
Wolfgang/Rothbart. Ma il protagonista assoluto è Siegfried, un principe
romantico, dall’animo malinconico più che eroico, contemplativo e meditativo.
Per lui Nureyev ha creato ardue variazioni; è lui il centro di tutte le linee
drammaturgiche del balletto. Una versione introspettiva, quella di Nureyev, e
complessa sul piano tecnico e interpretativo, una tragedia totale che non
lascia spazio a lieto fine o riscatto eroico.
Di
tutto questo parlerà, con l’ausilio di documenti video recenti e storici, Sergio Trombetta, autore
di numerose pubblicazioni, firma per «La Stampa» e «Danza&Danza», studioso
di danza e di cultura russa.
Ingresso
libero fino ad esaurimento posti