Melodramma in quattro atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria
Piave e Andrea Maffei, dalla tragedia omonima di William Shakespeare
Atto
I
In un bosco attraversato da lampi e tuoni,
un gruppo di streghe commenta i sortilegi compiuti. Sopraggiungono Macbeth e
Banco, generali dell’esercito di re Duncano e vittoriosi sui ribelli:
profeticamente, le streghe salutano Macbeth come signore di Glamis, di Cawdor e
futuro re di Scozia, e Banco come progenitore di stirpe reale, provocando in
entrambi un profondo turbamento. Banco è sconvolto allorché i messaggeri del
re, confermando il vaticinio, annunciano che Macbeth è stato eletto sire di
Cawdor, e medita su come talvolta forze misteriose sospingano l’uomo verso il
male: in effetti, prima di avere la notizia, l’animo del suo compagno già era
confuso da mire ambiziose. Nel castello, Lady Macbeth legge la lettera in cui
il marito le racconta l’incontro con le streghe e riflette: perché tutto si avveri
e non ci siano ostacoli al raggiungimento del potere, occorre uccidere il re
Duncano. Implacabile e cinica, sarà lei a istigare Macbeth al delitto,
nonostante il marito sia in preda di terrificanti visioni. Duncano, ospite del
castello, viene dunque assassinato di notte nel sonno. Al mattino dopo Macduff,
entrato nella stanza da letto a svegliare l’ospite, scopre con orrore il
delitto. Tutti accorrono, gridando al tradimento.
Atto
II
Macbeth e sua moglie sono convinti che
Banco, cui le streghe hanno predetto che sarebbe diventato padre di monarchi, possa
essere un ostacolo alla conquista del trono. Decidono perciò di ucciderlo,
eliminando anche suo figlio Fleanzio. Dell’assassinio viene incaricato un
gruppo di sicari, che tende ai due un agguato nel bosco. Ma il piano si compie solo in
parte, e il giovane Fleanzio riesce miracolosamente a salvarsi e a fuggire.
Intanto al castello, mentre si svolge un banchetto, uno dei sicari arriva con
il volto sporco di sangue. Al suo terribile racconto, Macbeth inizia a
delirare: agghiacciato di terrore, vede l’ombra di Banco con i capelli
insanguinati.
Atto III
Nascoste in un’oscura caverna, le
streghe sono riunite intorno a un calderone. Giunge Macbeth e le interroga sul
suo futuro. La prima di loro gli raccomanda di guardarsi da Macduff, la seconda
gli dice che nessun nato di donna potrà nuocergli, la terza lo dichiara
glorioso e invincibile fino a che non vedrà muovere la foresta di Birnam. Sfilano
poi, in apparizione, i fantasmi di otto re, la stirpe di Banco che regnerà.
Macbeth li scaccia, poi perde i sensi. Evocate dalle streghe, ondine e silfidi
lo fanno rinvenire. Confortato, Macbeth incita se stesso ad accrescere il
proprio potere.
Atto
IV
Nella foresta di Birnam, ai confini
tra Scozia e Inghilterra. Macduff, la cui famiglia è stata sterminata da
Macbeth, piange insieme ad altri profughi scozzesi le sorti della patria in
preda a un tiranno feroce e sanguinario. Arriva Malcolm, alla testa dei soldati
inglesi, e insieme preparano la rivolta: ogni soldato avanzerà verso il
castello, tenendo in mano un ramoscello per mascherarsi. Intanto Lady Macbeth,
vegliata da un medico e da una dama, è in preda ai deliri, crede di avere le
mani insanguinate e confessa i delitti compiuti. La situazione ormai precipita,
le truppe nemiche incalzano mentre viene annunciata la morte della regina. Dal
castello si crea l’impressione che, per
il ramo che mimetizza ogni combattente, la foresta di Birnam
stia muovendo contro Macbeth, secondo il presagio delle apparizioni. Macbeth
grida al tradimento e, impugnate le armi, affronta Macduff. È la sua fine:
Macduff non è “nato di donna”, ma fu strappato a forza dal grembo materno.
Anche l’ultima predizione dunque si avvera. L’usurpatore è ferito a morte, e un
inno di esultanza saluta l’ascesa al trono di Malcolm.
(Per gentile concessione del Teatro
Lirico di Cagliari)