Vittorio Grigolo incanta il pubblico del Teatro alla Scala: lunedì 7 gennaio 2013
(©Jason Bell) |
È un Vittorio
Grigolo visibilmente emozionato quello che – prima d’intonare il
celeberrimo ‘O paese d’ ‘o sole di
Vincenzo D’Annibale – ringrazia il numerosissimo pubblico del Teatro alla Scala
presente al recital di lunedì 7 gennaio.
Il tenore dedica il brano a Enrico Caruso e la serata a Luciano Pavarotti (il 7
gennaio era san Luciano) e ricorda il debutto, 10 anni prima, su
quel palco, con Riccardo Muti, e tutte le persone che, in quella che lui
definisce “casa”, lo hanno non solo accolto calorosamente ma, soprattutto,
sempre sostenuto con grande affetto e partecipazione.
Ma è anche un Vittorio
Grigolo, se vogliamo, compiaciuto, e sicuramente riconoscente, perché prima del
suo discorso è stato il pubblico, più volte e a gran voce, a dire “Grazie
Vittorio”.
Un pubblico rimasto più
composto durante la prima parte, anche perché il programma presentato dal
tenore non è per nulla scontato né, per certi versi, facile. Un programma tutto italiano dove solamente 2 sono i brani tratti da opere: Inosservato,
penetrava… Angelo casto e bel da Il Duca d’Alba di Donizetti e Ah
sì, ben dite… Tutto parea sorridere dal Corsaro di Verdi. Per
il resto, protagonista della serata è la romanza da salotto che, partendo dalla
atmosfere malinconiche e intimistiche di Bellini (Dolente immagine di fille
mia, Vanne, o rosa fortunata, Malinconia, ninfa gentile, Per pietà, bell’idol
mio) passa attraverso la funambolica La danza da Soirées
musicales di Rossini, e, dopo i due brani operistici citati, si sofferma a
lungo su Francesco Paolo Tosti (Chanson de l’adieu, Pour un baisier, Ideale,
‘A vucchella e L’ultima canzone) per approdare a Sanislaus Gastaldon
(Musica proibita), Ruggero Leoncavallo (Mattinata), Ernesto De
Curtis (Ti voglio tanto bene) e, infine, Vincenzo D’Annibile (‘O
paese d’ ‘o sole). E via via, nel corso della lunga serata, di pari passo
con Vittorio Grigolo, anche il pubblico si è “scaldato” sempre più, mostrando
apprezzamenti di volta in volta più calorosi.
Non c’è dubbio, il pubblico
ama profondamente Grigolo e gli perdona anche quegli eccessi e quell’esuberanza
che molti critici non vedono di buon occhio ma che, in fondo, sono anche la sua
forza. Eccessi nella gestualità, in alcune dinamiche e in qualche vezzo di
troppo, come quando, prima di cantare Inosservato, penetrava… Angelo casto e
bel da Il Duca d’Alba di Donizetti entra da fuori scena; o ancora,
quando raccogliendo una rosa gettatagli da un palco, ne dissemina i petali sul
palco. Eccessi da divo, direbbe qualcuno: ma eccessi che si lasciano perdonare
con facilità perché Vittorio Grigolo, lunedì scorso, si è presentato in forma
smagliante, e perché la voce c’è ed è bella, calda, con un’emissione precisa e
ricca di sfumature; perché il tenore – che ha una presenza scenica come pochi –
ha dalla sua un magnetismo davvero forte. E perché si concede a lungo e con
gioia al suo pubblico che, dopo un programma, denso e lungo, non vuole
lasciarlo andare via. Alla fine della serata c’è una vera e propria ovazione e
sono ben 5 i bis che il tenore concede: Una furtiva lagrima, Mamma son tanto
felice, Amor ti vieta, ‘O sole mio, Non ti scordar di me.
Una nota di grande merito
va, senza alcun dubbio, all’eccellente Vincenzo
Scalera: il suo è un pianoforte
denso di colori, sfumature e dinamiche. Un perfetto compagno di viaggio che “abbraccia”
ed esalta la vocalità di Grigolo. E anche per lui sono i lunghissimi,
interminabili applausi!
Adriana Benignetti