Titolo: Conversazioni con Aldo Ciccolini. Con un’appendice sullo studio del
pianoforte ed esercizi di tecnica
Autore: Dario Candela
Formato: 17 x 24
Pagine: 192
Edizione: Edizioni Curci, Milano
2012
Prezzo: 17, 00 euro
ISBN: 9788863951219
«Molte di queste conversazioni non sono state pianificate. Sono il
frutto di colloqui, discussioni, scambi di idee avvenuti per caso, a cena o nel
corso di una lezione, in un arco di tempo molto lungo, durante i sette anni in
cui ho preso lezioni da Aldo e in seguito, quando ho cominciato a camminare da
solo. Aldo ha sempre preteso che lo chiamassi per nome e mai maestro, e che ci
si desse del “tu”: devo dire che al principio era veramente complicato
abituarsi. È un privilegio che molti suoi allievi hanno avuto sin dai primi
corsi, perché la sua idea di insegnamento si è basata sempre su un modello di
confronto, mai sull’imposizione di ruoli». Dario
Candela (da Prefazione dell’autore)
«Qui, vedi, proprio qui, in questo tunnel, avvenne una delle cose
più atroci della guerra. Era agosto, gli americani erano alle porte della città
e scatenarono un bombardamento furioso su tutto il centro. La galleria del
Chiatamone si era trasformata in un immenso rifugio-dormitorio dove la gente
viveva in baracche improvvisare: era piena di sfollati, migliaia di persone
cercavano riparo dalle bombe perché le loro case erano già state distrutte.
Quando il bombardamento ebbe inizio, fu spaventoso, centinaia di essere umani,
oltre a quelli che già vi vivevano, corsero nel tunnel, pensando di trovare
scampo al pericolo, invece… Due bombe, da un lato e dall’altro, piombarono sui
due ingressi. Fu una carneficina. Avevo diciassette anni, quasi diciotto, ma
ricordo ancora chiaramente, e ho ancora paura se sento volare un aereo a bassa
quota». Aldo Ciccolini
Comincia così, con il ricordo di una Napoli bombardata dagli
Americani, Conversazioni con Aldo
Ciccolini di Dario Candela.
All’epoca il grande pianista era quasi 18enne; eppure, a distanza di quasi 70
anni, quel ricordo è ancora impresso, in maniera precisa e chiara nella memoria
di Aldo Ciccolini. Come precisi e chiari sono i ricordi della sua infanzia,
vissuta con serenità in una famiglia che apprezzava profondamente la musica;
della sua prima insegnante Maria Vigliarolo D’Ovidio (“era di famiglia nobile
ed era bruttissima, ma aveva la pazienza di un angelo e conosceva il suo
mestiere”); dell’entrata in conservatorio a 9 anni, con una dispensa speciale,
per pianoforte e composizione; di Paolo Denza, suo maestro di pianoforte (“un
uomo molto duro dal punto di vista umano […] Molto esigente e con una didattica
forse un po’ all’antica”) o dei suoi compagni di studio, Paolo Spagnolo e
Sergio Fiorentino; di Achille Longo, suo maestro di composizione (“che per me è
stato un padre. Un essere per me insostituibile e di cui sento una mancanza
incolmabile, la stessa che sento per i miei genitori”); dei suoi esordi; della
vittoria al concorso Marguerite Long-Jacques Thibaud che cambierà la sua vita e
lo porterà in Francia; dei suoi primi concerti e dei grandi incontri, tra i
quali quelli con Andrè Gide, Marguerite Long, Alfred Cortot, Yves Nat,
Elisabeth Schwarzkopf e Jacques Thibaud.
Ed è un ritratto a tutto tondo quello che ne esce: il ritratto di uno
dei più grandi musicisti dei nostri tempi, di un uomo che ha sacrificato tutta
la sua vita alla musica nella convinzione che “l’artista vero è un ricercatore,
è qualcuno che desidera ardentemente andare al di là dei propri limiti umani e
avvicinarsi a un ideale assolutamente astratto”.
Un desiderio che diventa quasi necessità e che Aldo Ciccolini ha
avvertito da sempre, fin dalla più tenera
età: “Avevo cinque anni e in ogni istante il bisogno di musica già mi riempiva
la vita”.
Un bisogno di musica che non lo ha mai abbandonato negli anni e
che, ancora oggi, nonostante due operazioni chirurgiche importanti (la prima
volta è stato operato a cuore aperto e la seconda volta gli è stato tolto un
rene), e nonostante gli anni (nel 2013 Ciccolini compirà 88 anni) gli riempie
la vita; un bisogno che gli fa superare anche il rimpianto, che affiora più
volte nei ricordi, di aver sacrificato la vita affettiva per “officiare”,
perché l’artista, in fondo, è come un sacerdote.
Leggendo queste conversazioni, assieme alla vita e all’evolversi
della carriera di Aldo Ciccolini, il lettore si ritrova a sfogliare anche
pagine importanti della storia della musica: del secolo scorso, in primis, avendo Aldo Ciccolini, classe
1925, vissuto quasi in toto il
Novecento ed essendone stato grandissimo protagonista a contatto con grandissimi.
E, più in generale, della musica di ogni tempo: le conversazioni sono ricche,
infatti, del pensiero di Ciccolini su tanti compositori, tra i quali Chopin,
Beethoven, Schubert, Déodat de Sèverac, Jules Massenet, Castelnuovo-Tedesco
Alfredo Casella o Satie.
Una lettura coinvolgente che fa rimanere incollati al libro dalla
prima all’ultima pagina; e che appassionerà non solo i pianisti (che, tra
l’altro alla fine del volume troveranno un’utilissima Appendice sullo studio del pianoforte ed esercizi di tecnica), ma
anche i musicisti in generale e chiunque ami la musica. Sono conversazioni scritte con estremo garbo
da Dario Candela, che di Ciccolini è
stato allievo per tanti anni; con rispetto, ma anche con il peso della
responsabilità di essersi “intrufolato nella vita di uno dei più grandi
musicisti della nostra epoca”. Un maestro non solo di musica ma anche di vita,
ricorda Candela nella Prefazione,
dichiarando che il bagaglio più importante ricevuto “sono stati la
comprensione, la conoscenza di me stesso e la libertà di pensiero”.
E, arrivato alla fine del volume, anche al lettore sembrerà non
solo di aver compreso profondamente la visione estetica e artistica di Aldo
Ciccolini ma anche di aver imparato una grande lezione: il rispetto assoluto
per la partitura e il pubblico, la grande umiltà di un artista che non si è mai
sentito “arrivato” e che non ha mai smesso di sentire la sua vocazione come una
vera e propria missione.
Dario
Candela (Napoli,
1970) è stato allievo di Aldo Ciccolini. Pianista e compositore, all’attività
concertistica affianca quella di docente di Fisiologia e Didattica pianistica
presso il conservatorio di Napoli. Collabora a progetti di ricerca musicologica
dell’Università “Federico II” di Napoli, dove si è laureato in lettere. Ha
pubblicato diversi saggi musicologici e un libro sulla fisiologia pianistica.
Adriana Benignetti