«In Roméo et Juliette ho cercato di
sviluppare un linguaggio astratto che traduca nel modo più pertinente possibile
il contenuto emozionale della Symphonie
dramatique di Hector Berlioz: il simbolo dell’amore, l’intrecciata
relazione tra passione e morte, ma anche la solitudine di fronte alle scelte
individuali, il peso delle differenze nella società». Sasha Waltz (da Romanticismo
e astrazione: “Roméo et Juliette” secondo Sasha Waltz nel Programma di sala
del Teatro alla Scala)
«Questo lavoro non è un’opera da concerto, né una cantata, ma una
Sinfonia con cori. Anche se il canto figura sin dall’inizio, esso deve
preparare l’animo dell’ascoltatore alle scene drammatiche in cui i sentimenti e
le passioni sono espresse dall’orchestra. Ciò inoltre serve per introdurre un
po’ alla volta nello sviluppo musicale le masse corali, la cui improvvisa
apparizione potrebbe nuocere all’unità della composizione. Così il prologo,
sull’esempio di quello del dramma shakespeariano, vede il coro esporre l’azione
e cantare a più voci. Più lontano (fuori dalla scena) si ascolta il coro
maschile dei Capuleti; poi nella cerimonia funebre il coro maschile e femminile
dei Capuleti. All’inizio del finale si ascoltano i due cori completi dei
Capuleti e dei Montecchi, insieme a padre Lorenzo; poi tutti e tre i cori». Hector Berlioz (da Mémoires, Prefazione di Hector Berlioz a Romèo et Juliette)
Due pedane oblique bianche che si stagliano sullo sfondo
nero: è questo che appare all’aprirsi del sipario su Romèo et Juliette di Sasha Waltz, spettacolo creato nel 2007 per l’Opera di Parigi e adesso in Scala, in prima italiana, a inaugurare la Stagione
2012/2013 del Balletto.
Una scenografia essenziale, ma allo stesso tempo densa di
significati, che partecipa attivamente allo svolgersi della vicenda: le due
pedane, infatti, a poco a poco si apriranno, come una conchiglia, fino a diventare
un’unica superficie su tutta la profondità del palco.
Petra Conti ed Eris Nezha |
Una scena – creata da Pia Maier Schriever, Thomas Schenk e dalla stessa Waltz – che “vive” e che diventa balcone, dirupo scivoloso,
cappella per le nozze clandestine, tomba e piazza; obliqua, a dare il senso del
pericolo, proprio come pericoloso può essere l’amore; bianca su uno sfondo nero,
a simboleggiare il contrasto.
Perché è proprio il contrasto l’elemento cardine messo in
rilievo dalla Waltz; contrasto tra le due famiglie, in primis – che a loro volta sono identificate con costumi bianchi
(per i Capuleti) e neri (per i Montecchi) – ; ma anche contrasto tra forte
emozioni. Amore e morte, passione e sofferenza, desiderio e nostalgia, unione e
solitudine.
Un lavoro, quello della coreografa tedesca classe 1963, che
definire semplicemente balletto sarebbe riduttivo: lei stessa lo definisce
“opera corale”. Danza, musica, testo: tutto si fonde in quest’interessantissima
rilettura del capolavoro di Shaskespeare fatta dalla Waltz partendo dalla Symphonie dramatique di Berlioz.
Una lettura che spoglia la storia d’amore tra i due giovani
da ogni connotazione di tempo e di spazio definiti, trasportandola in una
dimensione atemporale, e che si concentra sull’essenziale del dramma,
conservando, della storia originaria, solamente 3 personaggi principali: Roméo, Juliette e Père
Laurence.
Allo stesso tempo, però, una lettura che rende tutti protagonisti: il Corpo di Ballo, chiamato a un difficilissimo lavoro tecnico, espressivo ed emotivo e che, nonostante poco avvezzo al linguaggio contemporaneo, ha dato di sé una prova eccellente; il Coro, preparato magnificamente da Bruno Casoni, che sale sulla scena e interagisce con i ballerini; l’Orchestra, mirabilmente diretta da James Conlon che dà una lettura profonda e attenta a ogni dettaglio della partitura di Berlioz.
Ekaterina Semenchuk |
Leonardo Cortellazzi |
Protagonisti anche i cantanti solisti: il raffinato mezzosoprano Ekaterina Semenchuk, che con un elegante abito di raso bianco, si muove con lentezza sulla scena; il bravissimo tenore Leonardo Cortellazzi, chiamato a interpretare, anche coreograficamente, la storia della fata Mab; infine, il basso Nicolas Cavallier (in scena a torso nudo con un pantalone nero di raso), davvero incantevole nel recitativo e nell’aria di Père Laurence.
Nicolas Cavallier (in questa foto con Mick Zeni) |
I
3 protagonisti, Roméo, Juliette e Père Laurence, sono interpretati, nella replica del 4
gennaio, rispettivamente da Eris
Nezha, Petra Conti e Alessandro Grillo: prova brillantissima
per tutti e tre.
Eris Nezha, Petra Conti |
Eris Nezha è un Roméo estremamente convincente e risulta perfettamente a suo agio nei gesti fluidi e astratti che il linguaggio della Waltz richiede: bellissimo il suo solo di quasi 5 minuti, senza musica, in cui disperatamente cerca di scalare la seconda piattaforma, nel frattempo rialzatasi. Petra Conti è una graziosissima Juliette dalla grande forza espressiva: bravissima nel finale quando l’inchiostro nero – che rappresenta la pozione che crea la morte apparente – le scivola sul volto, e quando, protagonista di una serie di lift, danza mentre ormai è creduta morta. Bellissima la scena, dove i due interpretano uno struggente pas de deux, con Roméo avvelenato ma non ancora morto e Juliette appena ripresa dalla finta morte.
Alessandro Grillo |
Bravissimo anche Alessandro
Grillo, un perfetto Père
Laurence, che dà il meglio di sé nel finale quando la Waltz, in una
duplicazione del personaggio, crea una perfetta sintonia tra il ballerino e il
basso Nicolas Cavallier.
Da
evidenziare, infine, il bel lavoro del costumista Bernd Skodzig: i costumi sono, semplicemente, bianchi e neri, ma grazie ai materiali,
ora fluidi e morbidi, ora rigidi e spessi, Skodzig sottolinea perfettamente non
solo l’idea del contrasto ma anche i diversi stati emotivi.
Una prima assoluta per il pubblico della Scala, piena in ogni
settore, che ha apprezzato con lunghissimi applausi il lavoro di Sasha Waltz e
la splendida interpretazione di tutti gli artisti del Teatro.
N.B. Tutte le foto sono di Rudy Amisano ©Teatro
alla Scala
Adriana
Benignetti