«Conservo ancora
intatti l’entusiasmo del mio primo giorno di lavoro, la curiosità di ascoltare
nuovi artisti e nuovi repertori e la gioia di scoprire cose nuove»
5
anni fa una brutta disavventura professionale le ha fatto perdere un bel po’ di
fiducia ma non l’entusiasmo e la passione per il suo lavoro: perché ancora
oggi, dopo 53 anni di attività, Gabriella Giordano non saprebbe immaginare una
vita senza la musica.
Da bambina il suo sogno era diventare una cantante lirica e calcare il palcoscenico dei maggiori teatri del mondo: invece, quasi per caso, si è ritrovata sì a girare il mondo e a vivere di musica, ma a occuparsene da tutt’altra prospettiva, dal “dietro le quinte”, a fare in modo che qualcun altro calcasse quei palcoscenici. Un lavoro, quello dell’agente musicale, che rimane sconosciuto a gran parte del pubblico e che spesso non riceve la giusta riconoscenza e il giusto valore e che, invece, è di fondamentale importanza. È grazie, infatti, all’impegno, alla tenacia e alla passione di persone come Gabriella Giordano che diventa possibile per un musicista costruire e consolidare la propria carriera.
Da bambina il suo sogno era diventare una cantante lirica e calcare il palcoscenico dei maggiori teatri del mondo: invece, quasi per caso, si è ritrovata sì a girare il mondo e a vivere di musica, ma a occuparsene da tutt’altra prospettiva, dal “dietro le quinte”, a fare in modo che qualcun altro calcasse quei palcoscenici. Un lavoro, quello dell’agente musicale, che rimane sconosciuto a gran parte del pubblico e che spesso non riceve la giusta riconoscenza e il giusto valore e che, invece, è di fondamentale importanza. È grazie, infatti, all’impegno, alla tenacia e alla passione di persone come Gabriella Giordano che diventa possibile per un musicista costruire e consolidare la propria carriera.
«Ho
amato la musica classica fin da bambina, pur non avendo avuto nessuna
istruzione musicale e non avendo studiato nessuno strumento» mi racconta
durante il nostro incontro nel suo ufficio. «Mio nonno paterno e tutti i suoi
fratelli suonavano uno strumento da “amatori” e in famiglia, sia dalla parte
materna sia da quella paterna, c’era un grande amore per la lirica: in casa si
ascoltava sempre musica. Sognavo di fare la cantante lirica e conoscevo a
memoria tutte le più importanti arie delle opere». Un sogno, però, che sembrava
dover essere messo del tutto da parte. «Era un periodo molto difficile per la
mia famiglia, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1945 io e mia sorella
fummo mandate dai miei genitori in Calabria, dalla famiglia paterna, dove rimanemmo
per 5 anni. Ho tanti bei ricordi di quel periodo e conservo, ancora oggi, delle
amicizie importanti: sono stati, però, anche anni di grandi sofferenze nei
quali ho maturato un profondo desiderio di autonomia. Desiderio rimasto intatto
una volta rientrata a Milano. Era come se il mio istinto mi suggerisse: “Sei
stata da sola finora e devi andare avanti da sola”».
E
così, una volta terminato l’Istituto Caterina da Siena, la Giordano decise di
non studiare più e di mettersi alla ricerca di un lavoro che le permettesse di
conquistare una propria autonomia ma anche di aiutare la sua famiglia. Per
prima cosa, però, partì per la Svizzera come ragazza alla pari per imparare
bene il francese: una volta tornata a Milano, dopo 8 mesi, decise di seguire un
corso di stenodattilografia gratuito destinato a chi non aveva concluso le
scuole superiori.
Un
corso che cambierà radicalmente la sua vita. «Durante questo corso erano
previste delle ore di cultura generale tenute da Roberto Hazon, compositore
milanese e straordinario personaggio nel contesto culturale cittadino: era
inevitabile, per lui, finire sempre col parlare di musica. Ero affascinata
dalle sue lezioni e lo tartassavo letteralmente di domande». Visto il
grandissimo interesse per la musica quando il corso finì Roberto Hazon, sapendo che la Giordano
cercava lavoro, decise di presentarle una “signora” che aveva bisogno di una
collaboratrice. «Era Emy Erede Moresco, fondatrice della O.R.I.A., storica
agenzia di artisti. Durante il nostro incontro scattò subito un bel feeling e iniziai a lavorare con lei.
Era il 1959». E al fianco della Moresco Gabriella Giordano rimane ben 18 anni:
«Anni fondamentali, durante i quali ho imparato tutto, e non solo su questo
lavoro. Emy Moresco era una donna di grande cultura, parlava moltissime lingue
e amava profondamente il suo lavoro: io cercavo di assorbire da lei quanto più
potevo. All’epoca in agenzia eravamo in pochi e così ho avuto l’opportunità di
dare il meglio, di buttarmi a capofitto in quest’affascinante professione».
I
guadagni, soprattutto i primi tempi, non sono molto elevati e l’impegno
richiesto davvero totale: quando ricorda quel periodo, però, la Giordano si
commuove ancora e, parlandone, le brillano gli occhi. Sono passati moltissimi
anni ma l’emozione sembra rimasta intatta. «Iniziai, fin da subito, a fare
moltissime tournée con compagnie di balletto e con artisti del calibro di
Svjatoslav Richter, Marcel Marceau,
Karl Richter, Igor Moisseiev, Antonio Gades, dell’Orchestra Filarmonica
di Leningrado con Evgenij Mravinskij e
Yuri Temirkanov, l’Orchestra da Camera di Mosca con Rudolf Barshai,Pina
Carmirelli, Dino Ciani, Joaquin Achucarro,Il Balletto Folkloristico del
Senegal, il Balletto di Montecarlo con Carla Fracci e Rudolf Nureyev,
l’Orchestra di Radio France con Georges Prêtre e Alexis Weissenberg: personaggi
incredibili!!!
18
anni straordinari, vissuti intensamente, fino in fondo e che convincono
Gabriella Giordano che quella è la sua vita, prima ancora che il suo lavoro. Tra
la fine del 1977 e il 1978 alla O.R.I.A. sono in atto, però, dei cambiamenti
strutturali e la Giordano, che non ama “stare ferma”, capisce che è giunta
l’ora di cambiare: ancora una volta è il destino a venirle incontro. «Al Teatro
alla Scala mi conoscevano grazie ai contatti che avevamo con la O.R.I.A. per
gli artisti: fu Francesco Ernani, all’epoca capo del personale, a telefonarmi,
parlandomi dell’opportunità di un’assunzione all’interno della Direzione Artistica
nel febbraio del 1978, quando si sarebbe
liberato un posto».
Nel
frattempo, però, viene offerta alla Giordano un’altra possibilità: quella di
una collaborazione esterna che durò fino al febbraio del 1978, quando la
Giordano viene assunta alla Direzione Artistica della Scala. «Mi affidarono lo
sviluppo del lavoro del Balletto, della cameristica e della sinfonica: con Claudio
Abbado ed Ernesto Schiavi lavorai, poi, alla nascita della Filarmonica della
Scala». Un’esperienza meravigliosa e costruttiva: dopo 5 anni alla Direzione
Artistica della Scala e due anni di collaborazione con Patrizia Garrasi [una
delle fondatrici dell’agenzia Resia]
nel 1984, Gabriella Giordano decide, però, di proseguire l’attività in proprio,
creando la Giordano Gabriella s.a.s.
[...]
Adriana Benignetti