Resoconto
del convegno “Organizzazione, gestione e finanziamento dei Teatri d’Opera”
svoltosi lunedì 5 novembre nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a
Firenze
«Lo stato faccia il
possibile per venire incontro ai finanziatori privati nelle forme più
opportune, poi cambiamo pure i parametri di attribuzione per favorire chi li
coinvolge in maniera più consistente». Rosanna Purchia (Sovrintendente
Teatro di San Carlo, Napoli)
«Il pareggio di bilancio non
può essere un fine ma un mezzo e la qualità è una priorità dei teatri
italiani di cui ci rendiamo conto soprattutto quando portiamo le nostre
produzioni al'estero. Per questo è opportuno che i privati siano coinvolti su
progetti mirati o obiettivi nuovi che non possono essere alternativi
all'intervento statale».
Walter
Vergnano (SovrintendenteTeatro Regio di Torino)
«Lo stato ci deve mettere in
condizioni di poter conoscere in tempo utile la disponibilità economica a lungo
termine e non con tagli a sorpresa per poterci permettere di annunciare la
programmazione col necessario anticipo e non all'ultimo momento come accade ora». Francesco Ernani (SovrintendenteTeatro
Comunale di Bologna)
«I Teatri d'Opera in Italia sono troppo onerosi:
costano complessivamente 400 milioni di euro l'anno (il 70% se ne va tutto nel
personale), ne perdono tre ed hanno quasi tutti un forte indebitamento.
Considerando che, per evidenti ragioni, i finanziamenti statali continueranno a
decrescere occorre aumentare il contributo dei privati con forme
differenti di finanziamento (dal merchandising alla sponsorizzazione di singoli
eventi), accrescere la deducibilità della tassazione e studiare forme di prelievo
di scopo. Complessivamente le nostre Fondazioni liriche mettono in scena
ogni anno circa 3.000 spettacoli con un costo medio ciascuno di 135.000 euro ed
impiegano 5.600 addetti; se escludiamo alcune eccezioni come la Scala e l'Arena
di Verona, le strutture sono dunque sottoutilizzate e ciascun evento ha un
costo medio troppo elevato. Se consideriamo però il forte impatto
culturale, sociale ed economico che queste istituzioni hanno sul
territorio in cui operano e il fatto che le imprese, sovvenzionando i teatri
investono nei loro prodotti e non elargiscono prebende, è evidente la
necessità e l'urgenza di ripensare la forma di gestione di questi organismi,
sia a livello giuridico che organizzativo per poterli riportare ad una situazione
di maggiore equilibrio».
Alessandro Petretto (Ordinario
dell'Università di Firenze)
Sono questi alcuni dei principali interventi del
convegno “Organizzazione, gestione e
finanziamento dei Teatri d’Opera” svoltosi lunedì 5 novembre (ore 9-17),
nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze e promosso dalla
Fondazione Cesifin Alberto Predieri dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze
nell’ambito di Florens 2012, la Settimana internazionale dei beni culturali e
ambientali: un’occasione preziosa per riflettere sul destino delle Fondazioni
lirico-sinfoniche italiane. Durante la giornata – alla quale hanno partecipato:
Klaus Froboese (Direttore dell’Opernhaus Halle), Nicholas Payne (Direttore
Opera Europa), Guy Montavon (Direttore Teatro di Erfurt), Rolf Bolwin
(Direttore dello Deutscher Bühnenverein), Marc Clémeur (Direttore dell’Opéra
National du Rhin - Strasburgo), Quirino Principe (Accademia per l’Opera
Italiana di Verona) e Mario Ruffini (Kunsthistorisches Institut di Firenze-Max
Planck Institut) e alcuni fra i più importanti Sovrintendenti italiani quali
Francesca Colombo (Teatro del Maggio Musicale Fiorentino), Walter Vergnano
(Teatro Regio di Torino), Rosanna Purchia (Teatro San Carlo), Francesco Ernani
(Teatro Comunale di Bologna), Catello De Martino (Opera di Roma) oltre a
Stefano Passigli (Presidente Amici della Musica) e Barbara Minghetti
(Presidente Teatro Sociale di ComoAs.Li.Co) – sono state
poste a confronto alcune tra le maggiori esperienze italiane ed europee di Teatri d’Opera
per cercare soluzioni da proporre al legislatore italiano chiamato a varare la
tanto attesa riforma delle Fondazioni Liriche. Tante le domande, attualissime e
fondamentali, emerse durante i lavori, tra le quali: “Quale futuro per i Teatri d’Opera?
Quali i nuovi modelli gestionali capaci di superare la cronica mancanza di
risorse con nuovi strumenti normativi agili ed un crescente ricorso al
fundraising? E ancora: quali sono i segreti delle fondazioni lirico-sinfoniche
più virtuose e come queste operano all’estero?”. La risposta unanime dei
Sovrintendenti dei principali Teatri italiani, ad alcune di queste domande, è
stata: “Lo Stato favorisca il ruolo dei
privati nella gestione e nel finanziamenti dei teatri d’Opera con adeguamenti
normativi principalmente di defiscalizzazione e di condivisione della governance e delle strategie”.
Tra le principali criticità
del sistema Mario Ruffini ha indicato il problema delle agenzie artistiche da
lui ritenute '”responsabili di una parte delle spese eliminabili in un sistema
definito malato”. Sia Ruffini che Quirino Principe hanno, poi,
sottolineato l'importanza della musica nelle scuole e del teatro d'opera come
gigantesca forma simbolica della identità dell'essere uomo, mentre Klaus Froboese ha sottolineato l’eccellenza di compagnie
italiane che propongono con successo all'estero titoli del teatro musicale
barocco che, purtroppo, in Italia hanno pochissima diffusione.
Francesca Colombo (Sovrintendente del Teatro del
Maggio Musicale Fiorentino) ha aggiunto l’augurio che possa “realizzarsi l’attuazione del contratto di
servizio tra Stato e Rai per l’inserimento regolare nel palinsesto di
spettacoli di teatro d’opera o programmi di avvicinamento a questo settore” e
ha osservato che il sistema italiano non premia adeguatamente chi
consegue risultati virtuosi.
Stefano Passigli (Presidente Amici della Musica) ha ricordato che esiste già una minima forma
di defiscalizzazione da parte dei contributi dei privati, ma che questo non
aiuta l'afflusso del mecenatismo: Barbara Minghetti (Presidente Teatro
Sociale di ComoAs.Li.Co) ha raccontato l'esperienza dei teatri di tradizione come un momento
improtante nella formazione del pubblico citando anche la propria esperienza in
progetti rivolti alla fascia giovanile che arrivano a coinvolgere 100 mila
giovani l’anno con spettacoli distribuiti in tutta Italia.
«Costruire su basi più solide la partecipazione
dei privati ai Teatri d’Opera, fondamentale servizio sociale e 'museo vivente'
di una forma artistica da preservare. Lo Stato continuerà a
sostenerli tentando anche di rompere gli schemi e stimolando operazioni
di 'marketing trasgressivo' coinvolgendo la televisione pubblica, favorendo una
sana educazione musicale a scuola e spettacoli per i giovani». E quanto ha affermato
il Direttore Generale per lo spettacolo dal vivo del Ministero per i beni e le
attività culturali Salvatore Nastasi in un messaggio inviato ai partecipanti
alla Conferenza. Nastasi, nel suo testo che è stato letto in sala da Eleonora
Negri, docente di storia della musica all’Università di Firenze e coordinatrice
dei lavori pomeridiani, ha osservato che “'l’aspettativa di una maggiore partecipazione
dei privati agli Enti Lirici non è una chimera, ma deve essere costruita su
basi più solide che consentano ai privati di vivere attivamente il
coinvolgimento nella gestione e nella comunicazione'”. Ha, quindi, aggiunto che
“'la razionalizzazione gestionale sta avvenendo con grande lentezza a causa di
un apparato normativo-regolamentare eccessivamente complesso e di resistenze
sindacali rispetto ad esigenze di maggiore flessibilità nella utilizzazione
delle risorse umane”.
Ottimista sul futuro del Teatro d’Opera italiano si è
detto, invece, Nicholas Payne, Direttore di Opera Europa, la confederazione dei
teatri lirici europei: «Due leve permetteranno a queste istituzioni di superare
la crisi: la trasparenza praticata a livello di conti e di costi e il loro
forte brand. Del resto, la crisi non è solo italiana ma è europea e si potrebbe
dire che nasce con la nascita dell'opera lirica nel 1600». Un giudizio
condiviso dai sovrintendenti europei, intervenuti ai lavori, che hanno anche
espresso parole di stima e apprezzamento per la professionalità delle
maestranze dei teatri italiani.
Adriana
Benignetti