giovedì 8 novembre 2012

Nei Teatri d’Opera “servono norme adeguate per favorire il ruolo dei privati”

Resoconto del convegno “Organizzazione, gestione e finanziamento dei Teatri d’Opera” svoltosi lunedì 5 novembre nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze



«Lo stato faccia il possibile per venire incontro ai finanziatori privati nelle forme più opportune, poi cambiamo pure i parametri di attribuzione per favorire chi li coinvolge in maniera più consistente».  Rosanna Purchia (Sovrintendente Teatro di San Carlo, Napoli)

«Il pareggio di bilancio non può essere un fine ma un mezzo e la qualità è una priorità dei teatri italiani di cui ci rendiamo conto soprattutto quando portiamo le nostre produzioni al'estero. Per questo è opportuno che i privati siano coinvolti su progetti mirati o obiettivi nuovi che non possono essere alternativi all'intervento statale».
Walter Vergnano (SovrintendenteTeatro Regio di Torino)


«Lo stato ci deve mettere in condizioni di poter conoscere in tempo utile la disponibilità economica a lungo termine e non con tagli a sorpresa per poterci permettere di annunciare la programmazione col necessario anticipo e non all'ultimo momento come accade ora».  Francesco Ernani (SovrintendenteTeatro Comunale di Bologna)

«I Teatri d'Opera in Italia sono troppo onerosi: costano complessivamente 400 milioni di euro l'anno (il 70% se ne va tutto nel personale), ne perdono tre ed hanno quasi tutti un forte indebitamento. Considerando che, per evidenti ragioni, i finanziamenti statali continueranno a decrescere occorre aumentare il contributo dei privati con forme differenti di finanziamento (dal merchandising alla sponsorizzazione di singoli eventi), accrescere la deducibilità della tassazione e studiare forme di prelievo di scopo. Complessivamente le nostre Fondazioni liriche mettono in scena ogni anno circa 3.000 spettacoli con un costo medio ciascuno di 135.000 euro ed impiegano 5.600 addetti; se escludiamo alcune eccezioni come la Scala e l'Arena di Verona, le strutture sono dunque sottoutilizzate e ciascun evento ha un costo medio  troppo elevato. Se consideriamo però il forte impatto culturale, sociale ed economico che queste istituzioni hanno sul territorio in cui operano e il fatto che le imprese, sovvenzionando i teatri investono nei loro prodotti e non elargiscono prebende, è evidente la necessità e l'urgenza di ripensare la forma di gestione di questi organismi, sia a livello giuridico che organizzativo per poterli riportare ad una situazione di maggiore equilibrio».
Alessandro Petretto (Ordinario dell'Università di Firenze)

Sono questi alcuni dei principali interventi del convegno “Organizzazione, gestione e finanziamento dei Teatri d’Opera” svoltosi lunedì 5 novembre (ore 9-17), nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze e promosso dalla Fondazione Cesifin Alberto Predieri dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze nell’ambito di Florens 2012, la Settimana internazionale dei beni culturali e ambientali: un’occasione preziosa per riflettere sul destino delle Fondazioni lirico-sinfoniche italiane. Durante la giornata – alla quale hanno partecipato: Klaus Froboese (Direttore dell’Opernhaus Halle), Nicholas Payne (Direttore Opera Europa), Guy Montavon (Direttore Teatro di Erfurt), Rolf Bolwin (Direttore dello Deutscher Bühnenverein), Marc Clémeur (Direttore dell’Opéra National du Rhin - Strasburgo), Quirino Principe (Accademia per l’Opera Italiana di Verona) e Mario Ruffini (Kunsthistorisches Institut di Firenze-Max Planck Institut) e alcuni fra i più importanti Sovrintendenti italiani quali Francesca Colombo (Teatro del Maggio Musicale Fiorentino), Walter Vergnano (Teatro Regio di Torino), Rosanna Purchia (Teatro San Carlo), Francesco Ernani (Teatro Comunale di Bologna), Catello De Martino (Opera di Roma) oltre a Stefano Passigli (Presidente Amici della Musica) e Barbara Minghetti (Presidente Teatro Sociale di ComoAs.Li.Co) – sono state poste a confronto alcune tra le maggiori esperienze italiane ed europee di Teatri d’Opera per cercare soluzioni da proporre al legislatore italiano chiamato a varare la tanto attesa riforma delle Fondazioni Liriche. Tante le domande, attualissime e fondamentali, emerse durante i lavori, tra le quali: “Quale futuro per i Teatri d’Opera? Quali i nuovi modelli gestionali capaci di superare la cronica mancanza di risorse con nuovi strumenti normativi agili ed un crescente ricorso al fundraising? E ancora: quali sono i segreti delle fondazioni lirico-sinfoniche più virtuose e come queste operano all’estero?”. La risposta unanime dei Sovrintendenti dei principali Teatri italiani, ad alcune di queste domande, è stata: “Lo Stato favorisca il ruolo dei privati nella gestione e nel finanziamenti dei teatri d’Opera con adeguamenti normativi principalmente di defiscalizzazione e di condivisione della governance e delle strategie”.

Tra le principali criticità del sistema Mario Ruffini ha indicato il problema delle agenzie artistiche da lui ritenute '”responsabili di una parte delle spese eliminabili in un sistema definito malato”. Sia Ruffini che Quirino Principe hanno, poi, sottolineato l'importanza della musica nelle scuole e del teatro d'opera come gigantesca forma simbolica della identità dell'essere uomo, mentre Klaus Froboese ha sottolineato l’eccellenza di compagnie italiane che propongono con successo all'estero titoli del teatro musicale barocco che, purtroppo, in Italia hanno pochissima diffusione.

Francesca Colombo (Sovrintendente del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino) ha aggiunto l’augurio che possa “realizzarsi l’attuazione del contratto di servizio tra Stato e Rai per l’inserimento regolare nel palinsesto di spettacoli di teatro d’opera o programmi di avvicinamento a questo settore” e ha osservato che il sistema italiano  non premia adeguatamente chi consegue risultati virtuosi.

Stefano Passigli (Presidente Amici della Musica) ha ricordato che esiste già una minima forma di defiscalizzazione da parte dei contributi dei privati, ma che questo non aiuta l'afflusso del mecenatismo: Barbara Minghetti (Presidente Teatro Sociale di ComoAs.Li.Co) ha raccontato l'esperienza dei teatri di tradizione come un momento improtante nella formazione del pubblico citando anche la propria esperienza in progetti rivolti alla fascia giovanile che arrivano a coinvolgere 100 mila giovani l’anno con spettacoli distribuiti in tutta Italia.  

«Costruire su basi più solide la partecipazione dei privati ai Teatri d’Opera, fondamentale servizio sociale e 'museo vivente' di una forma artistica da preservare. Lo Stato continuerà a sostenerli tentando anche di rompere gli schemi e stimolando operazioni di 'marketing trasgressivo' coinvolgendo la televisione pubblica, favorendo una sana educazione musicale a scuola e spettacoli per i giovani». E quanto ha affermato il Direttore Generale per lo spettacolo dal vivo del Ministero per i beni e le attività culturali Salvatore Nastasi in un messaggio inviato ai partecipanti alla Conferenza. Nastasi, nel suo testo che è stato letto in sala da Eleonora Negri, docente di storia della musica all’Università di Firenze e coordinatrice dei lavori pomeridiani, ha osservato che “'l’aspettativa di una maggiore partecipazione dei privati agli Enti Lirici non è una chimera, ma deve essere costruita su basi più solide che consentano ai privati di vivere attivamente il coinvolgimento nella gestione e nella comunicazione'”. Ha, quindi, aggiunto che “'la razionalizzazione gestionale sta avvenendo con grande lentezza a causa di un apparato normativo-regolamentare eccessivamente complesso e di resistenze sindacali rispetto ad esigenze di maggiore flessibilità nella utilizzazione delle risorse umane”.

Ottimista sul futuro del Teatro d’Opera italiano si è detto, invece, Nicholas Payne, Direttore di Opera Europa, la confederazione dei teatri lirici europei: «Due leve permetteranno a queste istituzioni di superare la crisi: la trasparenza praticata a livello di conti e di costi e il loro forte brand. Del resto, la crisi non è solo italiana ma è europea e si potrebbe dire che nasce con la nascita dell'opera lirica nel 1600». Un giudizio condiviso dai sovrintendenti europei, intervenuti ai lavori, che hanno anche espresso parole di stima e apprezzamento per la professionalità delle maestranze dei teatri italiani.

Adriana Benignetti