(Foto del Teatro Grande di Brescia) |
«[…] penso alla Tosca!
La scongiuro di fare le pratiche necessarie per ottenere il permesso da Sardou,
prima di abbandonare l’idea, cosa che mi dorrebbe moltissimo, perché in questa
Tosca vedo l’opera che ci vuole per me, non di proporzioni eccessive né come
spettacolo decorativo, né tale da dar luogo alla solita sovrabbondanza musicale
[…]». «Tosca la farò io,
libretto straordinario di Illica». Giacomo Puccini
Ritmo serrato, colpi
di scena che si alternano a pause liriche, fluidità dell’azione, passione ed
erotismo, amore e violenza, verismo sfrenato, accadimenti storici e finzione: è
una concatenazione vertiginosa di eventi quella che ruota intorno alla
protagonista femminile, Floria Tosca, sullo sfondo di una Roma, ai primi
dell’Ottocento, rappresentata con il suo autentico spirito e i suoi luoghi
simbolo. Ispirata al dramma di Victorien Sardou (La Tosca) – nel quale protagonista era una straordinaria Sarah
Bernhardt, attrice dalla personalità fortissima – e ambientata a Roma il 17
giugno del 1800, tre giorni dopo la battaglia di Marengo in cui l’esercito di
Napoleone trionfò, la Tosca di
Giacomo Puccini è un’opera attualissima. Un’opera nella quale musica e dramma
sono strettamente connessi: prova ne è il numero considerevole di minuziose
indicazioni musicali e drammaturgiche che riempiono la partitura.
Minuziose indicazioni
espresse e sottolineate molto bene nella rappresentazione di Tosca al Teatro Grande di Brescia. Una
lettura che sembra nata da un lavoro puntiglioso e certosino ma, soprattutto,
da un evidente lavoro di squadra grazie al quale ogni elemento della messa in scena
appare nel giusto equilibrio con tutti gli altri. Una narrazione essenziale ma
molto convincente quella della regista Elena
Barbalich – coadiuvata dall’ottimo lavoro di Tommaso Lagattola (scene e costumi) – che mette in risalto i
luoghi, così attentamente descritti da Puccini (la Chiesa di Sant’Andrea della
Valle, Palazzo Farnese e Castel S. Angelo), i simboli (molto bella la
rappresentazione della Flagellazione che occupa la scena nel primo atto e, al
centro, una colonna, simbolo di tortura, nel II atto, e di morte, nel III atto)
e, sullo sfondo, il cielo di Roma che muta colore seguendo l’evoluzione della
tragedia. Bellissimi i giochi di luce di Giuseppe Ruggiero, non
solo elemento scenico ma anche e soprattutto mezzo efficace per sottolineare la
sensibilità dei protagonisti.
Una messa in scena che ha trovato perfetto accordo nella realizzazione musicale: il direttore Giampaolo Maria Bisanti ha offerto, infatti, una lettura della partitura profonda e attenta a realizzare ogni più piccolo particolare e sfumatura. Una lettura raffinata, e al tempo stesso energica, che ha messo in risalto la grande varietà ritmica e la straordinaria orchestrazione di Puccini, ottimamente realizzata dall’Orchestra de “I Pomeriggi Musicali”.
Una messa in scena che ha trovato perfetto accordo nella realizzazione musicale: il direttore Giampaolo Maria Bisanti ha offerto, infatti, una lettura della partitura profonda e attenta a realizzare ogni più piccolo particolare e sfumatura. Una lettura raffinata, e al tempo stesso energica, che ha messo in risalto la grande varietà ritmica e la straordinaria orchestrazione di Puccini, ottimamente realizzata dall’Orchestra de “I Pomeriggi Musicali”.
Buono, nel complesso, il cast vocale
anche se non del tutto omogeneo. Spicca, su tutti, Rubens Pellizzari, tenore bresciano dalla vocalità
schietta e ben calibrata nelle dinamiche e nei colori, che dà il meglio di sé soprattutto
nel terzo atto, con una pregevole esecuzione della famosissima «E
lucevan le stelle». Piace Sebastian
Catana, credibile Scarpia, grazie a una personalità interpretativa molto
forte che supplisce a una vocalità non sempre all’altezza del ruolo. Delude,
invece, la Tosca di Mirjam Tola: il
soprano albanese ha una buona presenza scenica e un bel timbro vocale ma manca
dello spessore vocale e interpretativo che un ruolo così complesso
richiederebbe.
Bella prova per il resto del
cast: Ziyan Atfeh (Angelotti), Paolo Antognetti (Spoletta), Daniele Cusari (nel doppio ruolo di
Sciarrone e del carcerie), Luisa Bertoli
(il pastorello); di rilievo il sagrestano, ottimamente interpretato da Paolo Maria Orecchia che sa cogliere e
mettere in rilievo le sottigliezze che Puccini dà a questo ruolo,
caratterizzato da vezzi e tic che lo rendono quasi comico. Bene i due cori, quello del Circuito
Lirico Lombardo, diretto da Antonio Greco, e quello di voci bianche guidato da
Hector Raul Dominguez.
(Tosca, rappresentazione del 7 ottobre
2012 al Teatro Grande di Brescia)
Adriana Benignetti