ATTILA
Dramma lirico in un prologo e tre atti
LIBRETTO
Musica
Giuseppe Verdi (Le Roncole, 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901)
PRIMA RAPPRESENTAZIONE
Venezia,
Teatro La Fenice, 17 marzo 1846
PERSONAGGI
Attila, re degli Unni (Basso)
Ezio, generale romano (Baritono)
Odabella, figlia del
signore di Aquileja (Soprano)
Foresto, cavaliere aquilejese (Tenore)
Uldino, giovane bretone
schiavo d’Attila (Tenore)
Leone, vecchio romano (Basso)
Sei Anziani, duci, re e
soldati, Unni, Gepidi, Ostrogoti, Eruli, Turingi, Quadi, Druidi, sacerdotesse, popolo,
uomini e donne d’Aquileja, donzelle di Aquileja in abito guerriero, ufficiali e
soldati romani, vergini e fanciulli di Roma, eremiti, schiavi, guerrieri
L’azione si svolge intorno
alla metà del V secolo, ad Aquileja e nelle lagune Adriatiche nel prologo; a
Roma negli altri atti.
Per
la trama e una breve guida all’ascolto vai QUI.
LIBRETTO
[1. Preludio]
PROLOGO
Quadro I
Piazza diAquileja
La notte
vicina al termine è rischiarata da
una
grande quantità di torcie.Tutto
all’intorno
è miserando cumulo di rovine.
Qua e là
vedesi ancora tratto tratto sollevarsi
qualche
fiamma, residuo di un orribile
incendio
di quattro giorni.
[2. Introduzione]
La scena
è ingombra di Unni, Eruli,
Ostrogoti,
ecc.
Unni,
Eruli, Ostrogoti
Urli, rapine,
Gemiti, sangue, stupri,
rovine,
E stragi e fuoco
D’Attila è gioco.
Oh lauta mensa,
Che a noi sì ricco suol
dispensa!
Wodan non falla,
Ecco il Valalla!…
T’apri agli eroi…
Terra beata, tu se’ per
noi.
Attila viva;
Ei la scopriva!
(A poco a
poco Attila s’avanza col séguito.)
Il re s’avanza,
Wodan lo cinge di sua
possanza.
(Tutti si
prostrano.Attila viene condotto
sopra un
carro tirato dagli Schiavi.)
Eccoci a terra,
Dio della guerra!
Attila
(scende
dal carro)
Eroi, levatevi! Stia nella
polvere
Chi vinto muor.
Qui!… circondatemi; l’inno
diffondasi
Del vincitor.
I figli d’Attila vengono e
vincono
A un colpo sol.
Non è sì rapido solco di
fulmine,
D’aquila il vol.
(Va a
sedersi sopra un trono di lance e
scudi.)
Unni,
Eruli, Ostrogoti
Viva il re delle mille
foreste,
DiWodano ministro e
profeta;
La sua spada è sanguigna
cometa,
La sua voce è di cielo
tuonar.
Nel fragore di cento
tempeste
Vien lanciando dagl’occhi
battaglia;
Contro i chiovi dell’aspra
sua maglia
Come in rupe si frangon
gli acciar.
[3. Scena e Cavatina]
(Entrano
Uldino,Odabella, e Vergini
d’Aquileja.)
Attila
(scendendo
dal trono)
Di vergini straniere,
Oh, quale stuol vegg’io?
Contro il divieto mio
Chi di salvarle osò?
Uldino
Al re degno tributo ei mi
sembrò.
Mirabili guerriere,
Difesero i fratelli …
Attila
Che sento?… a donne
imbelli
Chi mai spirò valor?
Odabella
(con
energia)
Santo di patria indefinito
amor!
Allor che i forti corrono
Come leoni al brando,
Stan le tue donne, o
barbaro,
Sui carri lacrimando;
Ma noi, donne italiche,
Cinte di ferro il seno,
Sul fumido terreno
Sempre vedrai pugnar.
Attila
Bella è quell’ira, o
vergine,
Nel scintillante sguardo;
Attila i prodi venera,
Abbomina il codardo …
O valorosa, chiedimi
Grazia che più t’aggrada.
Odabella
Fammi ridar la spada!…
Attila
La mia ti cingi!…
Odabella
(Oh acciar!!)
Da te questo or m’è
concesso,
O giustizia alta, divina!
L’odio armasti
dell’oppresso
Coll’acciar
dell’oppressor.
Empia lama, l’indovina
Per qual petto è tua
punta?
Di vendetta l’ora è giunta
…
Fu segnata dal Signor.
Attila
(da sé)
(Qual nell’alma, che
struggere anela,
Nuovo senso discende
improvviso?
Quell’ardire, quel nobile
viso
Dolcemente mi fiedono il
cor!)
Uldino,
Unni, Eruli, Ostrogoti
Viva il re, che alle terra
rivela
Di quai raggiWodano il
circonda!
Se flagella è torrente che
innonda;
È rugiada se premia il
valor.
(Ensemble)
(Odabella
e le donne partono.)
[4.Duetto]
Attila
Uldino, a me dinanzi
L’inviato di Roma ora si
guidi …
(Uldino
parte.)
Frenatevi,miei fidi,
Udir si dêe,ma in
Campidoglio poi
Risposta avrà da noi.
(Entrano
Ezio ed ufficiali romani.)
Ezio
Attila!
Attila
Oh il nobil messo!
Ezio! tu qui? fia vero!
Ravvisi ognuno in esso
L’altissimo guerriero,
Degno nemico d’Attila,
Scudo di Roma e vanto …
Ezio
Attila, a te soltanto
Ora chied’io parlar.
Attila
Ite!
(Escono
tutti.)
La destra porgimi …
Non già di pace spero
Tuoi detti …
Ezio
L’orbe intero …
Ezio in tua man vuol dar.
Tardo per gli anni, e
tremulo,
È il regnator d’Oriente;
Siede un imbelle giovine
Sul trono d’Occidente;
Tutto sarà disperso
Quand’io mi unisca a te …
Avrai tu l’universo,
Resti l’Italia a me.
Attila
(severo)
Dove l’eroe più valido
È traditor, spergiuro,
Ivi perduto è il popolo,
E l’aer stesso impuro;
Ivi impotente è il Dio,
Ivi è codardo il re …
Là col flagello mio
RechiWodan la fé!
(Ensemble)
Ezio
(rimettendosi)
Ma se fraterno vincolo
Stringer non vuoi tu meco,
Ezio ritorna ad essere
Di Roma ambasciator.
(grandioso)
Dell’Imperante Cesare
Ora il voler ti reco …
Attila
È van! chi frena or
l’impeto
Del nembo struggitor?
Vanitosi! che abbietti e
dormenti
Pur del mondo tenete la
possa,
Sovra monti di polvere e
d’ossa
Il mio baldo corsier
volerà.
Spanderò la rea cenere ai
venti
Delle vostre superbe
città.
Ezio
Fin che d’Ezio rimane la
spada,
Starà saldo il gran nome
romano:
Di Châlons lo provasti sul
piano,
Quando a fuga t’aperse il
sentier.
Tu conduci l’eguale
masnada,
Io comando gli stessi
guerrier.
(Ensemble)
(Partono
entrambi da opposte parti.)
Quadro II
Rio-Alto nelle
LaguneAdriatiche
Qua e là
sopra palafitte sorgono alcune
capanne,
comunicanti fra loro per lunghe
asse
sorrette da barche. Sul davanti sorge in
simile
guisa un altare di sassi dedicato a San
Giacomo.
Più in là scorgesi una campana
appesa ad
un casotto di legno, che fu poi il
campanile
di San Giacomo. Le tenebre
vanno
diradandosi fra le nubi tempestose;
quindi a
poco a poco una rosea luce, sino a
che (sul
finir della scena) il sùbito raggio del
sole,
innondando per tutto, riabbella il
firmamento
del più sereno e limpido
azzurro.
Il tocco lento della campana saluta
il
mattino.
[5. Scena e Cavatina]
Alcuni
Eremiti escono dalle capanne e
s’avviano
all’altare.
Eremiti
Qual notte! -
Ancor fremono l’onde al
fiero
Turbo, che Dio d’un soffio
suscitò. -
Lode al Signor! - Lode al
Signor! - L’altero
Elemento Ei sconvolse ed
acquetò.
Sia torbida o tranquilla
la natura,
D’eterna pace Ei nutre i
nostri cor. -
L’alito del mattin già
l’aure appura. -
Preghiam! Preghiam! -
Lode al Creator!
Foresto e
Popolo d’Aquileja
(voci
interne)
Lode al Creator!
Eremiti
Quai voci! … Oh tutto
Di navicelle coperto è il
flutto! …
(Dalle
navicelle, che approdano a poco a
poco,
escono Foresto, uomini e fanciulli
d’Aquileja.)
Son d’Aquileja. Certo al
furor
Scampan dell’Unno.
Popolo
d’Aquileja
Lode al Creator!
Foresto
Qui, qui sostiamo!
propizio augurio
N’è questa croce, n’è quest’altar.
Ognun d’intorno levi un
tugurio
Fra quest’incanto di cielo
e mar.
Popolo
d’Aquileja
Lode a Foresto! Tu duce
nostro,
Scudo, salvezza n’eri tu
sol …
Foresto
Oh! ma Odabella! … Preda è
del mostro,
Serbata al pianto, serbata
al duol.
Ella in poter del barbaro!
Fra le sue schiave
avvinta!
Ahi, che men crudo
all’anima
Fora il saperti estinta!
Io ti vedrei fra gl’angeli
Almen ne’ sogni allora,
E invocherei l’aurora
Dell’immortal mio dì.
Popolo
d’Aquileja
Spera!… l’ardita vergine
Forse al crudel sfuggì.
(Ensemble)
Cessato alfine il turbine,
Più il sole brillerà.
Foresto
Sempre il sospir
dell’esule,
Sempre la patria avrà.
Cara patria, già madre e
reìna
Di possenti magnanimi
figli,
Or macerie, deserto,
ruina,
Su cui regna silenzio e
squallor;
Ma dall’alghe di questi
marosi,
Qual risorta fenice
novella,
Rivivrai più superba, più
bella,
Della terra, dell’onde
stupor!
Popolo
d’Aquileja
Dall’alghe di questi
marosi,
Qual risorta fenice
novella ecc.
(Ensemble)
ATTO I
Quadro I
Bosco presso il campo
d’Attila
È notte;
nel vicino ruscello bulicano i raggi
della
luna.
Odabella
sola.
[6. Scena e Romanza]
Odabella
Liberamente or piangi …
Sfrénati, o cor. La queta
ora, in che posa
Han pur le tigri, io sola
Scorro di loco in loco.
Eppur sempre quest’ora
attendo e invoco.
Oh! nel fuggente nuvolo
Non sei tu, padre,
impresso? …
Cielo! ha mutato immagine!
Il mio Foresto è desso.
Sospendi, o rivo, il
murmure,
Aura, non più fremir…
Ch’io degli amati spiriti
Possa la voce udir.
[7. Scena e Duetto]
Qual suon di passi!
(Viene
Foresto, in costume barbaro.)
Foresto
Donna!
Odabella
Gran Dio!! …
Foresto
Ti colgo alfine!
Odabella
Sì … la sua voce!
Tu … tu! Foresto? tu,
l’amor mio?
Foresto, io manco!
m’affoga il cor!
Tu mi respingi? tu! sì
feroce?
Foresto
Né a me dinanzi provi
terror?
Odabella
(riscuotendosi)
Ciel! che dicesti?
Foresto
T’infingi invano:
Tutto conosco, tutto
spiai!
Per te d’amore, furente,
insano,
Sprezzai perigli, giunto
son qui!
Qual io ti trovi, barbara,
il sai …
Odabella
Tu? … tu, Foresto, parli
così?
Foresto
Sì, quello io son, ravvisami,
Che tu tradisti, infida:
Qui fra le tazze e i
cantici
Sorridi all’omicida …
E la tua patria in cenere
Pur non ti cade in mente,
Del padre tuo morente
L’angoscia e lo squallor …
Odabella
Col tuo pugnal feriscimi …
Non col tuo dir, Foresto;
Non maledir la misera …
Crudele inganno è questo!
Padre, ben puoi tu leggere
Dentro il mio sen dal
cielo …
Oh! digli tu se anelo
D’alta vendetta in cor.
(Ensemble)
Foresto
Va’! racconta al sacrilego
infame
Ch’io sol resto a sbramar
la sua fame.
Odabella
Deh! pel cielo, pei nostri
parenti,
Deh! m’ascolta, o
m’uccidi, crudele!
Foresto
Che vuoi dirmi?
Odabella
Foresto, rammenti
Di Giuditta che salva
Israele?
Da quel dì che ti pianse
caduto
Con suo padre sul campo di
gloria,
Rinnovar di Giuditta
l’istoria
Odabella giurava al
Signor.
Foresto
Dio! che intendo!
Odabella
La spada del mostro,
Vedi, è questa! il Signor
l’ha voluto!
Foresto
Odabella, a’ tuoi piedi mi
prostro …
Odabella
Al mio sen! s’addoppia il
valor!
Odabella
e Foresto
Oh, t’inebria
nell’amplesso,
Gioia immensa, indefinita!
9
Nell’istante a noi
concesso
Si disperde il corso duol!
Ah! qui si effonde in una
sola
Di due miseri la vita …
Noi ravviva, noi consola
Una speme, un voto sol.
Quadro II
Tenda d’Attila
Sopra il
suolo, coperto da una pelle di tigre, è
disteso Uldino
che dorme. In fondo alla
sinistra,
per mezzo di una cortina sollevata a
mezzo, la
quale forma come una stanza
appartata,
scorgesi Attila in preda al sonno
sopra
letto orientale assai basso, e coperto
egualmente
da pelli di tigre.
[8. Scena edAria]
Attila
(balzando
esterrefatto)
Uldino! Uldin!
Uldino
Mio re!
Attila
Non hai veduto?
Uldino
Che mai?
Attila
Tu non udisti?
Uldino
Io? nulla.
Attila
Eppur feroce
Qui s’aggirava. Ei mi
parlò … sua voce
Parea vento in caverna!
Uldino
Oh re, d’intorno
Tutto è silenzio … della
vigil scolta
Batte soltanto il piè.
Attila
Mio fido, ascolta!
Mentre gonfiarsi l’anima
Parea dinanzi a Roma,
M’apparve immane un
veglio,
Che m’afferrò la chioma …
Il senso ebb’io travolto,
La man gelò sul brando;
Ei mi sorrise in volto,
E tal mi fe’ comando:
“Di flagellar l’incarco
Contro i mortali hai sol.
T’arretra! or chiuso è il
varco;
Questo de’ Numi è il
suol!”
In me tai detti suonano
Cupi, fatali ancor,
E l’alma in petto ad Attila
S’agghiaccia pel terror.
Uldino
Raccapriccio! E che far
pensi?
Attila
(riaccendendosi)
Or son liberi i miei
sensi!
Ho rossor del mio
spavento.
Chiama i druidi, i duci, i
re.
Già più rapido del vento,
Roma iniqua, volo a te.
(Uldino
esce.)
Oltre a quel limite
T’attendo, o spettro!
Vietarlo adAttila
Chi mai potrà?
Vedrai se pavido
Io là m’arretro,
Se alfin me vindice
Il mondo avrà.
[9. Finale I]
(Entrano
in scena Uldino,Druidi, duci e re.)
Druidi,
duci e re
Parla, imponi.
Attila
L’ardite mie schiere
Sorgan tutte alle trombe
guerriere,
ÈWodan che a gloria
v’appella:
Moviam tosto.
Druidi,
duci e re
Sia gloria a Wodan.
Allo squillo, che al
sangue ne invita,
Pronti ognora i tuoi fidi
saran.
Sia gloria a Wodan.
(Le
trombe squillano tutto d’intorno;
succede
subito ed esce la seguente religiosa
armonia
di:)
Vergini e
Fanciulli
(interno
e lontano)
Vieni, le menti visita,
O spirto creator …
Attila
Che fia!
Vergini e
Fanciulli
(c. s.)
Dalla tua fronte piovere
Fanne il vital tesor.
Attila
Non questo è l’eco
Delle mie trombe!Aprite,
olà!
Quadro
III
Il campo d’Attila
Dalla
collina in fondo vedesi avanzare,
preceduta
da Leone e da sei Anziani,
processionalmente,
una schiera di Vergini e
Fanciulli
in bianche vesti recanti palme. - La
scena è
ingombra dalle schiere d’Attila in
armi.
Fra la
moltitudine appare Foresto con visiera
calata;Odabella
e detti.
Uldino, Attila,
Druidi, duci e re
Chi viene?
Vergini e
Fanciulli
(avanzandosi)
I guasti sensi illumina,
Spìrane amore in sen.
L’oste debella e spandasi
Di pace il bel seren.
Attila
(commovendosi
a poco a poco)
Uldino! è quello il bieco
Fantasma! … il vo’ sfidar …
Chi mi
[trattiene?
Leone
“Di flagellar l’incarco
Contro i mortali hai sol.
T’arretra!… or chiuso è il
varco;
Questo de’ Numi è il
suol.”
Attila
Gran Dio! le note istesse
Che la tremenda vision
m’impresse.
(Leva la
testa al cielo sopraffatto da sùbito
terrore.Tutti
restano sorpresi e smarriti.)
(No!… non è sogno ch’or
l’alma invade!
Son due giganti che
investon l’etra …
Fiamme son gl’occhi,
fiamme le spade …
Le ardenti punte giungono
a me.
Spirti, fermate.Qui l’uom
s’arretra;
Dinanzi ai Numi prostrasi
il re!)
Uldino,
Druidi, duci e re
(Sordo ai lamenti pur de’
fratelli,
Vago di sangue, di pugne
solo:
La flebil voce di pochi
imbelli
Qual nuovo senso suscita
in me? -
Qual possa è questa!
Prostrato al suolo
La prima volta degl’Unni
il re!)
Odabella,
Foresto, Leone e Vergini
Oh, dell’Eterno mira
virtute!
Da un pastorello vinto è
Golia,
Da umìl fanciulla l’uomo
ha salute.
Da gente ignota sparsa è
la fé …
Dinanzi a turba devota e
pia
Ora degli empi s’arretra
il re!
(Ensemble)
ATTO II
Quadro I
Campo d’Ezio
Scorgesi
in lontananza la grande città dei
sette
colli.
[10. Scena edAria]
Ezio
solo. Egli esce tenendo in mano un
papiro
spiegato e mostrando dispetto.
Ezio
“Tregua è cogl’Unni. A
Roma,
Ezio, tosto ritorna … a te
l’impone
Valentinian.” L’impone !…
e in cotal modo,
Coronato fanciul,me tu
richiami? …
Or, or, più che del
barbaro le mie
Schiere paventi! … Un
prode
Guerrier canuto piegherà
mai sempre
Dinanzi a imbelle, a
concubino servo?
Ben io verrò … ma qual
s’addice al forte,
Il cui poter supremo
La patria leverà da tanto
estremo!
Dagl’immortali vertici
Belli di gloria, un
giorno,
L’ombre degli avi, ah
sorgano
Solo un istante intorno!
Di là vittrice l’aquila
Per l’orbe il vol spiegò …
Roma nel vil cadavere
Chi ravvisare or può?
Chi vien?
(Preceduto
da alcuni soldati romani,
presentasi
uno stuolo di schiavi d’Attila.)
Soldati
romani
Salute ad Ezio
Attila invia per noi.
Brama che a lui convengano
Ezio, ed i primi suoi.
Ezio
Ite! noi tosto al campo
Verrem.
(I sodati
partono, uno è rimasto: egli è
Foresto.)
Che brami tu?
Foresto
Ezio, al comune scampo
Manca la tua virtù.
Ezio
(sorpreso)
Che intendi?… Oh, chi tu
sei?
Foresto
Ora saperlo è vano;
Il barbaro profano
Oggi vedrai morir.
Ezio
Che narri?
Foresto
Allor tu dêi
L’opera mia compir.
Ezio
Come?
Foresto
Ad un cenno pronte
Stian le romane schiere;
Quando vedran dal monte
Un fuoco lampeggiar,
Prorompano, quai fiere,
Sullo smarrito branco!
Or va’…
Ezio
Di te non manco
Saprò vedere, e oprar.
(Foresto
parte rapidamente.)
È gettata la mia sorte,
Pronto sono ad ogni
guerra;
S’io cadrò, cadrò da
forte,
E il mio nome resterà.
Non vedrò l’amata terra
Svenir lenta e farsi a
brano.
Sopra l’ultimo romano
Tutta Italia piangerà.
Quadro II
Campo d’Attila come
nell’atto primo,
apprestato a solenne
convito
La notte
è vivamente rischiarata da cento
fiamme
che irrompono da grossi tronchi di
quercia
preparati all’uopo. - Unni,Ostrogoti,
Eruli
ecc. Mentre i guerrieri cantano,Attila,
seguito
dai Druidi, dalle Sacerdotesse, dai
duci e
re, va ad assidersi al suo posto,
Odabella
gli è presso in costume
d’Amazzone.
[11. Finale II]
Unni,
Ostrogoti, Eruli ecc.
Del ciel l’immensa vôlta,
Terra, ai nemici tolta,
Ed aer che fiammeggia
Son d’Attila la reggia.
La gioia delle conche
Or si diffonda intorno;
Di membra e teste tronche
Godremo al nuovo giorno!
(Uno
squillo di tromba annuncia l’arrivo
degli
ufficiali romani preceduti da Uldino. -
Entrano
Ezio col séguito. - Uldino, Foresto,
che
nuovamente in abito guerriero si
frammischia
alla moltitudine.)
Attila
(alzandosi)
Ezio, ben vieni! Della
tregua nostra
Fia suggello il convito.
Ezio
Attila, grande
In guerra sei, più
generoso ancora
Con ospite nemico.
(Alcuni
Druidi si avvicinano ad Attila e gli
dicono
sottovoce:)
Druidi
O re, fatale
È seder collo stranio.
Attila
E che?
Druidi
Nel cielo
Vedi adunarsi i nembi
Di sangue tinti … Di
sinistri augelli
Misto all’infausto grido
Dalle montagne urlò lo
spirto infido!
Attila
Via, profeti del mal!
Druidi
Wodan ti guardi.
Attila
(alle
Sacerdotesse)
Sacre figlie degl’Unni,
Percuotete le cetre, e si
diffonda
Delle mie feste la canzon
gioconda.
(Tutti si
assidono. Le Sacerdotesse,
schieratesi
nel mezzo, alzano il seguente
canto:)
Sacerdotesse
Chi dona luce al cor? … Di
stella alcuna
Dal cielo il vago tremolar
non pende; -
Non raggio amico di
ridente luna
Alla percossa fantasia
risplende … -
Ma fischia il vento,
rumoreggia il tuono,
Sol dan le corde della
tromba il suono.
(Un
improvviso e rapido soffio procelloso
spegne
gran parte delle fiamme.
Tutti si
alzano per natural moto di terrore.
Silenzio
e tristezza generale. Foresto è corso
ad
Odabella, Ezio s’è avvicinato ad Attila.)
Tutti
Ah!
Sacerdotesse,
Unni, Ostrogoti, Eruli ecc.
(Lo spirto de’ monti
Ne rugge alle fronti,
Le quercie fumanti
Sua mano coprì.
Terrore,mistero
Sull’anima ha impero …
Stuol d’ombre vaganti
Nel buio apparì.)
Ezio
(ad
Attila)
Rammenta i miei patti,
Con Ezio combatti;
Del vecchio guerriero
La man non sprezzar.
Decidi. Fra poco
Non fora più loco.
(Del barbaro altiero
Già l’astro dispar.)
Foresto
(sottovoce
ad Odabella)
O sposa, t’allieta,
È giunta la meta,
De’ padri lo scempio
Vendetta otterrà.
La tazza là mira
Ministra dell’ira,
Al labbro dell’empio
Uldin l’offrirà.
Odabella
(da sé)
(Vendetta avrem noi
Per mano de’ suoi?…
Non fia ch’egli cada
Pel lor tradir.
Nel giorno segnato,
A Dio l’ho giurato,
È questa la spada
Che il deve colpir.)
Attila
(ad Ezio)
M’irrìti, o Romano …
Sorprendermi è vano:
O credi che il vento
M’infonda terror?
Nei nembi e tempeste
S’allietan mie feste …
(Oh rabbia! non sento
Più d’Attila il cor!)
Uldino
(da sé)
(Dell’ora funesta
L’istante s’appresta …
Uldin, paventi?
Bretón non sei tu?
O il cor più non t’ange
La patria che piange?
La rea servitù?)
(Il cielo
si rasserena.)
Tutti
L’orrenda procella
Qual lampo sparì.
Di calma novella
Il ciel si vestì!!
Attila
(riscuotendosi)
Si riaccendan le quercie
d’intorno,
(Gli
schiavi eseguiscono il cenno.)
Si rannodi la danza ed il
giuoco …
Sia per tutti festivo tal
giorno.
Porgi, Uldino, la conca
ospital.
Foresto
(sottovoce
ad Odabella)
Perché tremi? s’imbianca
il tuo volto.
Attila
(ricevendo
la tazza)
Libo a te, gran Wodano,
che invoco!
Odabella
(trattenendolo)
Re, ti ferma! … è veleno! …
Unni,
Ostrogoti ecc.
Che ascolto!
Attila
(furibondo)
Chi ‘l temprava?
Odabella
(Oh momento fatal!)
Foresto
Io.
Attila
(ravvisandolo)
Foresto!
Foresto
(avanzandosi
con fermezza)
Sì, quel che un giorno
La corona strappò dal tuo
crine …
Attila
(traendo
la spada)
Ah! in mia mano caduto se’
alfine,
Ben io l’alma dal sen ti
trarrò.
Foresto
(con
scherno)
Or t’è lieve …
Attila
(fermandosi
a tai parole)
(Oh,mia rabbia! oh,mio
scorno!)
Odabella
Re, la preda niun toglier
mi può.
Io t’ho salvo … il delitto
svelai …
Da me sol fia punito
l’indegno.
Attila
(compiacendosi
del fiero atto)
Io tel dono! ma premio più
degno,
Mia fedele, riserbasi a
te:
Tu doman salutata verrai
Dalle genti qual sposa del
re.
Oh,miei prodi! un solo
giorno
Chiedo a voi di gioia e
canto,
Tuonerà di nuovo intorno
Poscia il vindice flagel.
Ezio, in Roma annuncia
intanto
Ch’io de’ sogni ho rotto
il vel.
Odabella
(con
represso impeto, a Foresto)
Frena l’ira che t’inganna;
Fuggi, sàlvati, o
fratello.
Me disprezza,me condanna,
Di’ che vile, infame io
son …
Ma, deh, fuggi … al dì
novello
Avrò tutto il tuo perdon.
Foresto
(ad
Odabella)
Parto, sì, per viver solo
Fino al dì della vendetta:
Ma qual pena,ma qual duolo
A tua colpa si può dar? …
Del rimorso che t’aspetta
Duri eterno il flagellar.
Ezio
(Chi l’arcan svelar potea?
Chi fidarlo a core amante?
Va’, ti pasci, va’, ti
bea,
Fatal uom, di voluttà.
Ma doman su te festante
Ezio in armi piomberà.)
Uldino
(Io gelar m’intesi il
sangue …
Chi tradir potéane omai?
Me dal fulmine,
dall’angue,
Tu salvasti, o pro’
guerrier …
22
Ah generoso! e tu m’avrai
Sempre fido al tuo voler.)
Sacerotesse,
Druidi, Unni, Ostrogoti ecc.
Oh re possente, il cor
riscuoti …
Torna al sangue, torna al
fuoco!
Su, punisci, su, percuoti
Questo stuolo di traditor!
Non più scherno, non più
giuoco
Noi sarem de’ Numi lor.
(Ensemble)
ATTO III
Bosco come nell’atto
primo,
il quale
divide il campo di Attila da quello di
Ezio. È
mattino.
[12. Scena e Romanza]
Foresto
solo; indi Uldino.
Foresto
Qui del convegno è il loco
…
Qui dell’orrende nozze
L’ora da Uldino apprenderò
… Nel petto
Frènati, o sdegno … A
tempo,
Come scoppiar di tuono,
Proromperò.
Uldino
Foresto!
Foresto
Ebben!
Uldino
Si move
Ora il corteo giulivo,
Che d’Attila alla tenda
Accompagna la sposa.
Foresto
Oh,mio furore!
Uldino, va’!… ben sai
Di là della foresta
In armi stanno le romane
schiere …
Ezio te attende sol,
perché sull’empio
Piombino tutte.
(Uldino
parte.)
Infida!
Il dì che brami è questo:
Vedrai come ritorni a te
Foresto!
Che non avrebbe il misero
Per Odabella offerto?
Fino, deh, ciel,
perdonami,
Fin l’immortal tuo serto.
Perché sul viso ai perfidi
Diffondi il tuo seren? …
Perché fai pari agli
angeli
Chi sì malvagio ha il sen?
[13.Terzetto]
(Ezio viene
frettoloso dalla parte del campo
romano.)
Ezio
Che più s’indugia? …
attendono
I miei guerrieri il segno …
Proromperan, quai folgori,
Tutti sul mostro indegno.
Foresto
ed Ezio
Non un, non un de’ barbari
Ai lari tornerà.
Uomini e
Donne
(interno)
Entra fra i plausi, o
vergine,
Schiusa è la tenda a te;
Entra, ed il raggio
avvòlgati
Dell’esultante re.
Bello è il tuo volto,
candido
Qual mattutino albor,
A dolce spirto è simile
Ora di sol che muor.
Foresto
Tu l’odi?… è il canto
pronubo!…
Ezio
Funereo diverrà.
Foresto
Ah, scellerata!!
Ezio
Frènati.
Lo esige l’alta impresa.
Foresto
Sposa è Odabella al
barbaro!! …
A’ suoi voler s’è resa! …
Ezio
La tua gelosa smania
Frena per poco ancor.
Foresto
Tutti d’Averno i demoni
M’agitan mente e cor.
(Odabella,
sempre in arnese da Amazzone
con manto
reale e corona, viene, spaventata e
fuggente,
dal campo barbaro.)
Odabella
Cessa, deh, cessa … ah
lasciami,
Ombra del padre irata …
Lo vedi?… Io fuggo il
talamo …
Sarai … sì … vendicata …
Foresto
È tardo, o sposa d’Attila,
È tardo il tuo pentir.
Ezio
Il segno … il segno …
affrèttati,
O ci farem scoprir.
Odabella
Tu qui, Foresto?…
ascoltami,
Pietà del mio martir.
Foresto
È tardi!
Odabella
Te sol, te sol quest’anima
Ama d’immenso amore;
Credimi, è puro il core,
Sempre ti fui fedel.
Foresto
Troppo mi seppe illudere
Il tuo mendace detto!!
Ed osi ancor d’affetto
Parlare a me, crudel?
Ezio
Tempo non è di lagrime,
Non di geloso accento;
S’affretti l’alto evento,
Finché ne arride il ciel.
(Ensemble)
[14.Quartetto finale]
(Entra
Attila, che va dritto ad Odabella.)
Attila
Non involarti, seguimi;
Perché fuggir chi t’ama? …
Che mai vegg’io? … qui,
perfidi,
Veniste a nuova trama?
(ad
Odabella)
Tu, rea donna, già
schiava, or mia sposa;
(a
Foresto)
Tu, fellon, cui la vita ho
donata;
(ad Ezio)
Tu, romano, per Roma
salvata,
Congiurate tuttor contro
me?…
Scellerati… su voi
sanguinosa
Piomberà la vendetta del
re.
Odabella
Nella tenda, al tuo letto
d’appresso,
Minacciosa e tuttor
sanguinante,
Di mio padre sta l’ombra
gigante …
Trucidato ei cadeva per
te!
Maledetto sarebbe
l’amplesso
Che me sposa rendesse del
re.
(Scaglia
lungi da sé la corona.)
Foresto
Di qual dono beffardo fai
vanto?
Tu m’hai patria ed amante
rapita;
In abisso d’affanni la
vita
Hai, crudele, cangiato per
me!
O tiranno … con morte
soltanto
Può frenarsi quest’odio
per te.
Ezio
Roma hai salva! … e del
mondo lo sdegno,
Che t’impreca superna
vendetta?
Ed il sangue che inulto
l’aspetta
Non rammenti? … Paventane,
o re.
De’ delitti varcasti già
il segno;
L’ira pende del cielo su
te.
(Ensemble)
(S’ode
internamente il rumore
dell’improvviso
assalto al campo d’Attila.)
Guerrieri
romani
(di
dentro)
Morte … morte … vendetta!…
Attila
Qual suono?
Foresto
ed Ezio
Suono è questo che segna
tua morte.
(I
soldati romani entrano precipitosi in
scena.)
Attila
Traditori!
Foresto
ed Ezio
Decisa è la sorte …
(Foresto
va per trafiggere Attila,ma è
prevenuto
da Odabella, che lo ferisce
esclamando:)
Odabella
Padre! ah padre, il
sagrifico a te.
(Abbraccia
Foresto.)
Attila
(morente)
E tu pure,Odabella?…
(Cade.)
Foresto,
Ezio e Guerrieri romani
Appien sono
Vendicati Dio, popoli e
re!!!
Odabella
Padre!
Il testo del libretto è tratto dal sito www.teatroallascala.org
(Universal
Music Publishing Ricordi srl, Milano)