«Se ne avessi il
tempo, andrei tutto il giorno in giro con un megafono a urlare per strada
cercando di far capire a chi non ascolta la musica classica cosa e quanto si
perde»
La fortuna di avere
avuto un padre che mi portava frequentemente con sé a seguire le prove
dell’Orchestra del Teatro Comunale ha fatto nascere in me, spontaneamente,
l’amore per la musica.
Ti sei avvicinato alla musica studiando, contemporaneamente, corno e violoncello: perché 2 strumenti e così diversi fra
loro?
In realtà, il mio
strumento principale è sempre stato il violoncello; conoscere profondamente
anche uno strumento a fiato è, però, importantissimo per la formazione di un
direttore d’orchestra.
A 11 anni l’incontro con il grande Sergiu Celibidache.
Cosa ricordi di quei momenti?
A quell’età seguivo
le lezioni di direzione con Celibidache e, essendo la “mascotte”, un giorno mi
fece salire sul podio dapprima tenendomi le braccia per correggere la
gestualità; poi, mi fece dirigere un intero movimento di una Sinfonia di
Schubert. Il ricordo è vivo in me come se fosse
accaduto ieri.
Hai iniziato presto una brillante carriera di
violoncellista: perché, poi, hai deciso di dedicarti alla direzione?
In realtà sin da
bambino ho sempre desiderato dirigere; all’età di otto anni volli in regalo una
bacchetta e la partitura dell’Incompiuta
di Schubert, che dirigevo ascoltando i dischi, a orecchio, perché. all’epoca,
non sapevo leggere la partitura … Il violoncello mi ha dato enormi
soddisfazioni soprattutto per quanto riguarda la mia attività di camerista che
mi ha portato a collaborare con musicisti di livello mondiale dai quali ho
imparato tutto ciò che oggi metto in pratica nella musica sinfonica.
Quanto ti è servito l’aver ricoperto per molti anni il
ruolo di Primo Violoncello?
Anche Toscanini è
stato un orchestrale, Giulini ha suonato la viola nell’Orchestra di Roma e
tanti altri illustri direttori sono passati da quell’esperienza. Conoscere
l’orchestra dal suo interno è estremamente formativo per quando ci si trova
dall’altra parte della barricata.
Hai collaborato con solisti d’eccezione: c’è qualcuno che
ricordi con particolare affetto o emozione?
Ne ricordo tanti con
affetto ed emozione: la musica da camera di per sé è uno scambio di continue
emozioni. Suonare in quartetto con Paolo Borciani o con Sandor Vegh, in
sestetto d’archi a fianco di Paul Tortellier, in trio d’archi con Carmignola e
con Yuri Bashmet sono tutti ricordi indelebili nella mia memoria, tutte
emozioni inesplicabili.
Nel 1994 la grande svolta, quando vieni nominato
Direttore Principale della Concertgebouw Chamber Orchestra di Amsterdam, ruolo
che ricopri tuttora a distanza di quasi 20 anni. Un legame speciale, quasi
esclusivo, con questa formazione …
Lo scorso giugno sono stato nominato dai
membri della Concertgebouw Direttore Onorario. Non è un legame speciale: è un
matrimonio indissolubile! Abbiamo progetti assieme fino al 2015.
Leggendo il tuo curriculum si nota un’assoluta
predilezione per il repertorio sinfonico e cameristico: una scelta o un caso?
Mi capita di
affrontare anche il repertorio operistico; ad esempio, con il Teatro Regio di
Parma ho registrato un doppio CD di musiche verdiane. Sicuramente, data la mia
esperienza di camerista, il repertorio di musica strumentale è quello che
prediligo sebbene il sogno di dirigere il Rosenkavalier
sia sempre nel cassetto.
Dal 2010 è iniziata la collaborazione con l’Accademia
Pianistica Internazionale di Imola. Quanto ti ha arricchito l’esperienza
didattica?
È un’esperienza
straordinaria dal punto di vista musicale e umano. Gli allievi che arrivano lì
sono già “iperselezionati” e alcuni di loro suonano già da solisti nei più
importanti festival internazionali. Il nostro rapporto, così come il nostro scambio
musicale continuano spesso anche al di fuori dell’aula, seduti ai tavoli di
qualche locale sino a tarda notte. L’esperienza didattica è fondamentale per un
musicista: è come guardarsi continuamente allo specchio. Il fatto poi di vedere
i progressi negli allievi ti fa crescere l’entusiasmo ogni giorno.
Questa prima edizione di “Imola Summer Piano” è
caratterizzata dal connubio con i Social Network, in particolare Twitter
attraverso il quale sarà possibile seguire in diretta tutti gli eventi. Quanto
le nuove tecnologie possono aiutare la diffusione della musica classica e
“reperire” nuovo pubblico?
Trovo fondamentale
l’utilizzo di ogni risorsa per divulgare la musica. Se ne avessi il tempo, andrei
tutto il giorno in giro con un megafono (un sistema certamente più antiquato di
Twitter) a urlare per strada cercando di far capire a chi non ascolta la musica
classica cosa e quanto si perde.
Adriana Benignetti