Un interessante e piacevole concerto con gli ottimi solisti Silvia Chiesa e Timothy Sharp e la mirabile bacchetta di Giampaolo Maria Bisanti
Un programma non consueto,
e davvero interessante, quello proposto questa settimana (giovedì 26 e sabato
28 gennaio 2012) al Teatro Dal Verme di Milano, che ha visto protagonisti
l’Orchestra de “I Pomeriggi Musicali”, diretta da Giampaolo Bisanti, e i solisti
Silvia Chiesa (violoncello) e Timothy Sharp (baritono). Pensato per celebrare
il “Giorno della Memoria”, e dunque dedicato alle diverse espressioni
dell’ebraismo in musica, il concerto presentava in apertura un brano in prima
esecuzione assoluta in Italia: il Concerto
per violoncello e orchestra del
giovanissimo compositore israeliano Gil Shohat, classe 1973.
Composto nel 2000 per il violoncellista Gary Hoffman, il Concerto, contrariamente alle aspettative, esibisce una scrittura musicale molto tradizionale, facendo pensare a un concerto “tardo-romantico” e non contemporaneo. Gil Shohat dimostra una profonda attenzione alle caratteristiche tecniche e timbriche del violoncello e, allo stesso tempo, una ricerca approfondita dell’insieme. Lo strumento solista è, dunque, da un lato in primo piano, con le sue possibilità espressive e melodiche; dall’altro, in un grande e costante equilibrio con la compagine orchestrale. Caratteristiche ottimamente messe in evidenza dalla raffinata violoncellista Silvia Chiesa: un’esecuzione, la sua, appassionata e partecipe, che ha evidenziato le sue straordinarie doti tecniche di solista, la sensibilità musicale, la bellezza e profondità del suo suono.
Dopo Shohat, Ravel, con Chanson Hébraïque per voce e orchestra e Deux Mélodies hébraiques per voce e orchestra: il primo brano, molto breve, fu inserito da Ravel all’interno del ciclo Chants populaires del 1910 e orchestrato, successivamente da Maurice Delage. La versione per orchestra delle Deux Mélodies hébraiques, composte nel 1914, è invece dello stesso compositore; la prima di queste due melodie è il kaddish, ossia una preghiera per i defunti, declamata in un misto di ebraico e aramaico; la seconda, è la traduzione francese di un testo yddish anonimo intitolato L’enigma eterno. L’esecuzione di questi splendidi brani di Ravel ha visto un eccellente Timothy Sharp, baritono dalla voce calda e intensa.
Infine, in chiusura la Sinfonia n. 8 in re maggiore per archi, Mwv n. 8, composizione giovanile (1822) di Felix Mendelssohn Bartholdy, che risente indubbiamente degli “influssi” di Bach e Haydn ma presenta già uno stile personale. Grande rilievo nell’Adagio centrale è dato alle viole con una scrittura contrappuntistica densa e che mette in rilievo il meraviglioso timbro dello strumento.
Decisamente buona l’esecuzione dell’Orchestra, ma un merito particolare va al giovane direttore Giampaolo Maria Bisanti, che ha egregiamente guidato la formazione, con grande cura e attenzione ai particolari, evidenziando, nonostante la giovane età, un carisma e delle doti davvero notevoli.
Adriana Benignetti
P.S. Recensione della prova generale di giovedì 26 gennaio 2012 ore 10.00