martedì 20 settembre 2011

LaVerdi tra Antonioni e Čajkovskij

Da giovedì 22 a domenica 25 settembre per il secondo appuntamento della stagione sinfonica




Nell’intento di promuovere la musica contemporanea e sostenere i giovani talenti, obiettivo storico de LaVerdi, il secondo concerto della stagione sinfonica 2011/2012 si aprirà con una composizione di Francesco Antonioni, compositore 40enne tra i più apprezzati a livello internazionale, accostata a due composizioni di Pëtr Il’ič Čajkovskij, il celebre Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra e la Sinfonia n. 4. Sul podio, ancora una volta, Zhang Xian e, nel Concerto n. 1 Simone Pedroni, pianista residente de LaVerdi. Da segnalare, venerdì 23 settembre alle ore 18.00, sempre presso l’Auditorium di Milano, la conferenza di Fausto Malcovati ed Enzo Beacco su Le origini e Glinka (1804-1857), nell’ambito del ciclo Storia della musica russa. 

Il concerto si aprirà con  Giga per orchestra di Francesco Antonioni (1971), brano commissionato dal Goethe Institut, dalla Ernst von Siemens Stiftung e dall’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, che l’ha eseguito la prima volta per celebrare gli 80 anni di Hans Werner Henze, nel giugno 2006; qui sarà eseguito nella versione del 2009. Compositore sempre in cerca una sintesi tra tendenze contemporanee e tradizione classica, Antonioni ha iniziato a studiare composizione a undici anni: suoi maestri sono stati Raffaele Gervasio, Francesco Valdambrini, Edgar Alandia per la composizione e Pierluigi Camicia per il pianoforte. Dopo aver conseguito con il massimo dei voti i diplomi in entrambe le materie, ha proseguito gli studi musicali con Azio Corghi, nei corsi di perfezionamento dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma; successivamente, insignito di una borsa di studio (Queen Elisabeth the Queen Mother), ha studiato con Julian Anderson presso il Royal College of Music di Londra.

Sviatoslav Richter, pf. (Video caricato su YouTube da truecrypt in data 30/apr/2008)


Si prosegue, poi, con uno dei brani più famosi di tutti i tempi, il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Pëtr Il’ič Čajkovskij (Votkinsk, 1840 – San Pietroburgo, 1893), di cui memorabile è l’incipit. Scritto tra il 1874 e il 1875, il concerto, che richiede una tecnica trascendentale al pianista, fu stroncato dal più famoso pianista russo del tempo, nonché direttore del Conservatorio di Mosca, Nikolaj Rubinštein. Apprezzato, al contrario da Hans von Bülow, anche lui pianista di grande fama, fu portato dallo stesso al trionfo il 23 ottobre 1875 a Boston e da quel momento è entrato nel repertorio di tutti i più famosi pianisti della storia, riscuotendo sempre e ovunque un incondizionato successo di pubblico.


Daniel Barenboim, dir. (Video caricato su YouTube da medpiano in data 24/lug/2007)
 
Composta tra il 1876 e il 1877, la Sinfonia n. 4 in Fa minore op. 36, richiese al compositore una notevole gestazione: in quel periodo, il compositore stava vivendo una grossa crisi psicologica, resa più lieve solo dall’amicizia epistolare con la baronessa Nedezhda von Meck – ricca  mecenate che aiutò generosamente (500 rubli al mese) Čajkovskij – alla quale la Sinfonia è strettamente legata. Eseguita per la prima volta a Mosca il 10 febbraio 1878 sotto la direzione di Nikolaj Rubinštein, la composizione è divisa in 4 movimenti, che Čajkovskij descrisse minuziosamente alla contessa von Meck:
I.    Andante sostenuto. Moderato con anima. «L’introduzione è il germe di tutta la sinfonia, e il suo tema principale rappresenta il fato, quella forza inevitabile che impedisce qualsiasi slancio verso la felicità, che veglia gelosamente affinché il benessere e la pace non siamo mai privi di ombre, che resta sospesa sulle nostre teste come una spada di Damocle e avvelena costantemente e inesorabilmente il nostro animo. È una forza invincibile, e niente può controllarla. Non resta ce rassegnarsi a una tristezza senza fine. Questo sentimento di privazione di gioia e di speranza si fa sempre più bruciante. Non è meglio staccarsi dalla realtà e abbandonarsi al sogno? O gioia! Almeno si vede apparire un sogno pieno di dolcezza e tenerezza. Una immagine umana, benefattrice e luminosa, appare come un lampo e ci invita a seguirla. Che felicità! Il primo tema ossessivo dell’Allegro non si ascolta che in lontananza. Ma i sogni si sono a poco a poco impadroniti di tutta l’anima, tutto ciò che era triste e oscuro è dimenticato. Ecco, ecco la felicità! No! Non erano che sogni, e il fato ci risveglia. È così che tutta la vita diviene un alternarsi perpetuo tra una realtà dolorosa e i sogni di una felicità fuggevole. E dobbiamo navigare in questo mare fino a che si impadronisce di noi e ci inghiotte nelle sue profondità».
II. Andantino in modo di canzone. «Il secondo tempo esprime un’altra fase dell’angoscia, quello stato malinconico nel quale si piomba alla sera quando si è soli e stanchi, dopo il lavoro […]».
III. Scherzo. Pizzicato ostinato. Allegro. «Il terzo movimento non esprime dei sentimenti ben definiti, ma arabeschi capricciosi, immagini inafferrabili che ci balzano in mente quando beviamo un po’ di vino ed entriamo nella prima fase dell’ubriachezza. Non ci si sente allegri, ma neanche tristi. Si lascia libero corso all’immaginazione, che si è messa a tracciare strani disegni. […]»
IV.   Finale. Allegro con fuoco. «Se non trovi alcun motivo di gioia in te stesso, guarda agli altri. Vai in mezzo alla gente, guarda come sa divertirsi e abbandonarsi ai sentimenti di una gioia che non puoi condividere. È il quadro di una festa popolare. Ma appena sei riuscito a distogliere l’attenzione dai tuoi pensieri e ti sei lasciato attirare dallo spettacolo della felicità altrui, ecco che il fato riappare, riportandoti implacabilmente alla realtà».


Nata a Dandong in Cina, Zhang Xian – formatasi al Conservatorio Centrale di Beijing, ottenendo sia la Laurea sia il Master of Music – ha debuttato professionalmente a vent’anni con Le nozze di Figaro alla Central Opera House di Beijing. Trasferitasi negli Stati Uniti nel 1998, dopo la vittoria al Maazel/Vilar Conducting competition nel 2002, ha definitivamente lanciato la sua carriera a livello internazionale. Al suo 3° anno come Direttore Musicale de laVerdi, Zhang Xian stata Direttore Associato della New York Philharmonic (prima titolare della Arturo Toscanini Chair) per tre anni, dopo esserne stata Direttore Assistente e, attualmente, è Direttore Artistico della NJO/Dutch Orchestra e dell’Ensemble Academy con cui ha tenuto il suo primo corso estivo nell’agosto 2011. Sempre più richiesta come direttore ospite in Europa, dove attualmente vive, Zhang Xian sarà prossimamente alla guida dei Wiener Symphoniker, dell’Orchestre Philharmonique de Radio France, dell’Orchestre National Bordeaux Aquitaine e Residentie Orkest, della London Symphony, della Oslo Philharmonic, della Netherlands Radio Philharmonic, della Royal Stockholm Philharmonic, della BBC Scottish Symphony e della Gothenburg Symphony Orchestra e, nel 2013/2014 tornerà a dirigere la Royal Concertgebouw Orchestra. Proficui e intensi rimangono, inoltre, i rapporti con orchestre del Nord America, tra le quali la National Symphony Orchestra di Washington e la Chicago Symphony Orchestra: gli appuntamenti della presente e della futura stagione includono le orchestre sinfoniche di New Jersey, Cincinnati, Pittsburgh, Seattle, Atlanta e Indianapolis. Zhang Xian mantiene un forte legame con l’orchestra della Juilliard School e di recente ha presentato la prima mondiale di un nuovo lavoro di Augusta Read Thomas al Lincoln Center. Come direttore d’opera Zhang Xian ha fatto un sensazionale debutto con La bohème per la English National Opera nella primavera 2007, dove ritornerà nella Stagione 2013/2014. Ha diretto Turandot a Beijing nel maggio 2009. Debutterà con la De Nederlandse Opera nel gennaio 2012 in una rappresentazione con due opere e la regia di Robert Lepage: Renard e Le Rossignol di Stravinskij. Impegni futuri includono il suo debutto al Teatro alla Scala nella Stagione 2013/14 e recite di Turandot al Schleswig Holstein Festival nell’estate 2012.

 
Allievo di Piero Rattalino al Conservatorio "G. Verdi" di Milano e di Lazar Berman e Franco Scala all'Accademia "Incontri col Maestro" di Imola, Simone Pedroni vince, nel 1993, la Gold Medal e il Premio di musica da camera al Concorso Van Cliburn in Texas. Da quel momento ha inizio una carriera di respiro internazionale che lo ha visto protagonista nei principali teatri del mondo come solista e accompagnato da alcune tra le più importanti orchestre del mondo. Simone Pedroni si è esibito, tra l’altro, al Teatro alla Scala di Milano, alla Carnegie Hall di New York, alla Herkulessaal di Monaco, alla Filharmonia Narodowa di Varsavia, al teatro Colòn di Buenos Aires, oltre ad aver effettuato numerosi concerti negli Stati Uniti d’America, Giappone e Cina. Ha inciso per Philips-Classics, per la Bottega Discantica (Variazioni Goldberg di Bach e musiche di Lisz) e per LOL-records musiche di Mussorgsky, Pärt, Schubert, Scarlatti, Bach/Busoni, Chopin, Gottschalk, Horowitz (disponibili anche su iTunes). Dalla stagione 2007/08 è artista in residence dell’Orchestra Sinfonica di Milano. Tra gli impegni recenti, la prima assoluta del Concerto per pianoforte e orchestra di Luis Bacalov scritto per Pedroni e laVerdi, l’esecuzione e la registrazione del Concerto in mi Piccolo mondo antico di Nino Rota.

Giovedì 22 settembre 2011 ore 20.30
Venerdì 23 settembre 2011 ore 20.00
Domenica 25 settembre 2011 ore 16.00

Francesco Antonioni
Giga per orchestra (versione 2009)
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in Si bemolle maggiore op. 23
Sinfonia n. 4 in Fa minore op. 36

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Pianoforte Simone Pedroni
Direttore Zhang Xian

Auditorium di Milano Fondazione Cariplo
Largo Gustav Mahler
tel. 02.83389.401/2/3 (orario biglietteria: dal martedì alla domenica 14.30 – 19.00)
Biglietti Euro 13,00/25,50/33,00/40,00
Adriana Benignetti