“Il pianista”
«Quando ero molto giovane ho studiato per due anni musica a Berlino. Non riesco a capire i tedeschi… Erano tanto amanti della musica». Władysław Szpilman
Un film di Roman Polanski (vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2002) ha raccontato al mondo la sua storia, tragica e commovente al tempo stesso. Eppure in tanti, ancora faticano a ricordare il suo nome: è e rimane, per tutti, semplicemente “il pianista”.
«Mio padre Władysław Szpilman non è scrittore. Professionalmente è quello che in Polonia viene definito “un uomo in cui la musica vive”: un pianista e un compositore; da sempre una figura carismatica, un punto di riferimento significativo nella vita culturale polacca. Dopo aver compiuto gli studi di pianoforte con Arthur Schnabel alla Accademia berlinese delle arti e quelli di composizione con Franz Schrecker, nel 1933, quando Hitler salì al potere, tornò a Varsavia dove lavorò come pianista alla Radio polacca. Nel 1939 aveva già composto le colonne sonore di diversi film, oltre a numerosi Lieder, chansons e motivi all’epoca molto popolari. Prima dello scoppio della guerra aveva suonato con Bronislar Gimpel, violinista di fama internazionale, con Henryk Schoering e con altri noti musicisti. Dopo il 1945 riprese a lavorare per la Radio polacca. Ricominciò a dare concerti in pubblico, come solista e con complessi da camera. Ha scritto alcune composizioni sinfoniche e circa trecento canzoni popolari, molte delle quali divenute grandi successi. Ha composto anche musica per bambini, accompagnamenti musicali per commedie radiofoniche, e ancora altre colonne sonore. È stato responsabile del settore musicale della Radio polacca fino al 1963, allorché rinunciò a questo incarico per dedicarsi con maggiore impegno a tournée concertistiche e al Quintetto pianistico di Varsavia che egli stesso ha costituito insieme con Gimpel. Dopo più di duemila concerti e recital in tutto il mono, nel 1986 si è ritirato dalla carriera concertistica per dedicarsi interamente alla composizione».
Con queste parole Andrzej riassume la vita del padre, nella prefazione alla ristampa della sua autobiografia. Nel 1946, infatti, Władysław Szpilman aveva pubblicato in Polonia Una città muore ovvero “Il pianista”, una sorta di diario, nel quale le sconvolgenti esperienze della guerra erano rivissute e rielaborate. Il libro, caduto nell’oblio, fu scoperto anni dopo da Andrzej e ristampato nel 1998 in tedesco con il titolo Das wunderbare Überleben e l’aggiunta di parti del diario dell’ufficiale tedesco Wilm Hosenfeld (l’ufficiale che salvò Szpilman) e una postfazione di Wolf Biermann. Nel 1999 fu tradotto per la prima volta in italiano, con il titolo Il pianista. Varsavia 1939-1945. La straordinaria storia di un sopravvissuto, da Baldini&Castoldi.
Nato a Sosnowiec, piccola cittadina nella Polonia sud-occidentale, in una famiglia ebrea di musicisti (il padre era violinista e la madre pianista), Władysław Szpilman (Sosnowiec, 5 dicembre 1911- Varsavia, 6 luglio 2000), prima di frequentare, grazie a una borsa di studi, l’Accademia della arti di Berlino, studia all’Accademia Chopin di Varsavia con Jozef Smidowicz e Aleksander Michalowski. La sua brillante carriera di pianista viene bruscamente interrotta il 23 settembre del 1939, durante un bombardamento di Varsavia da parte dei tedeschi; in quel momento Szpilman sta suonando Chopin alla Radio polacca, distrutta completamente poche ore dopo. Nel luglio del 1942 viene condotto con la sua famiglia a Umschlagplatz, la piazza da cui partono i treni per Treblinka. I genitori, il fratello e la sorella salgono sul carro che li porterà verso le camere a gas: Władysław, invece, viene salvato, all’ultimo minuto, da un poliziotto ebreo che lo conosceva. Sopravvissuto miracolosamente al Ghetto e alle rovine di Varsavia (grazie anche all’aiuto dell’ufficiale tedesco Wilm Hosenfeld che gli porta vestiti, cibo e soldi), Władysław riesce a resistere fino alla liberazione della città (1945) e a riprendere la sua attività di pianista e compositore.
Come compositore, Szpilman ha scritto molte sinfonie, un concerto per violino, un concerto per pianoforte e orchestra, la suite per pianoforte Zycie Maszyn (La vita delle macchine), più di 300 canzoni – delle quali moltissime divenute popolari in Polonia tra gli anni ’40 e ’60 – e colonne sonore per film. Ha fondato, inoltre, l’Unione degli Autori di Musica Popolare della Polonia.
Władysław Szpilman è morto nel 2000, all’età di 89 anni.
Ed è sempre attraverso le parole del figlio Andrzej, l’ultimo nostro omaggio:
«È un mio personale rammarico che le sue composizioni siano ancora quasi sconosciute nel mondo occidentale; ritengo che ciò sia dovuto alla divisione in due mondi culturalmente e politicamente contrapposti, cui l’Europa fu assoggettata dopo la Seconda guerra mondiale. […] Il libro non fu mai ristampato benché, nel corso degli anni Sessanta, alcune case editrici polacche abbiano tentato di renderlo accessibile alle generazioni nuove. Quei tentativi furono contrastati: non ne fu data mai alcuna spiegazione, ma il motivo era ovvio! Le autorità governative avevano i loro buoni motivi.
Ora, a più di cinquanta anni dalla sua prima edizione, il libro è stato pubblicato. Forse una lezione utile per molte brave persone in Polonia, una lezione che potrebbe indurle a farlo ripubblicare nel loro Paese».
(Le parole di Andrzej Szpilman sono state tratte da: Władysław Szpilman, Il pianista. Varsavia 1939-1945. La straordinaria storia di un sopravvissuto, Baldini Castoldi Dalai editore, Milano 2008, pp. 7-9)
Adriana Benignetti